Alla ricerca del super-mais

I cambiamenti climatici stanno mettendo in seria difficoltà numerose colture e fra queste il mais. Ma ecco arrivare "Dromamed", un progetto di ricerca  che coinvolge nove nazioni fra Europa e Nord Africa al fine di migliorare la sostenibilità dei sistemi colturali e aumentare la resistenza agli stress.
Lo si apprende il 26 luglio dalle pagine de "Il Resto del Carlino", dove Alberto Levi spiega che l'obiettivo della ricerca è quello di capitalizzare le risorse genetiche italiane, mediterranee ed europee per superare i limiti attuali della coltura nell'affrontare condizioni ambientali non ottimali.

La prima fase prevede la raccolta del germoplasma di mais di entrambe le sponde del Mediterraneo.
La seconda fase si occupa dell'identificazione di tipi idonei a sistemi di coltivazione innovativi e a basso consumo energetico.
La terza e ultima fase prevede lo sviluppo di nuovi metodi di selezione.
Rispetto a precedenti progetti, si legge nell'articolo, Dromamed sarà caratterizzato dalla raccolta e dall'analisi di germoplasma, integrando competenze genetiche, biochimiche, agronomiche e fisiologiche.
Altro aspetto innovativo è rappresentato dalla partecipazione al progetto delle associazioni degli agricoltori, fra questi Ami (Associazione maiscoltori italiani) e Copagri,  che svolgeranno un ruolo attivo nel verificare e controllare l‘avanzamento della ricerca.
 

Tutto in cenere

Sono danni per centinaia di milioni quelli stimati da agricoltori e allevatori della Sardegna dopo l'apocalisse di fuoco che ha devastato l'oristanese.
Migliaia di pecore, capre e suini, scrive Alberto Pinna sulle pagine del "Corriere della Sera" del 27 luglio, sono morti e a questi si aggiungono i 150mila ulivi cancellati dalle fiamme e la devastazione degli alveari.

Per chilometri non c'è traccia di vegetazione e per ricostruirla saranno necessari dai 15 ai 20 anni. Intanto si moltiplicano le richieste per l'apertura dello stato di calamità per sostenere le aziende colpite.
Con la speranza che si possa attingere alle risorse europee per la transizione ecologica, che dovrebbero comprendere anche la riforestazione.
L'articolo si conclude poi con le drammatiche esperienze vissute da alcuni agricoltori che hanno visto andare in fumo le loro aziende e di allevatori che hanno assistito impotenti alla fine dei loro animali.
 

Il summit che verrà

A Roma si è svolto un incontro internazionale in preparazione del summit che si svolgerà in autunno negli Usa, voluto dall'Onu per tracciare le linee di sviluppo dell'agroalimentare mondiale.
Fra i temi che saranno affrontati, quello della sostenibilità ambientale avrà un peso rilevante e su questo punto l'Italia dovrebbe far pesare la sua posizione di eccellenza.
Su questo argomento il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, intervistato da Tobia  De Stefano per le pagine di "Libero" del 29 luglio, afferma che "siamo il Paese più sostenibile, con una attenzione maniacale sui limiti di animali da allevare, sull'uso delle energie rinnovabili, sul biogas e sul biometano. Dovremmo farlo pesare."

Sarà affrontato anche il tema delle etichette (l'adozione del Nutriscore potrebbe danneggiare il made in Italy) e quello della reciprocità.
A questo proposito viene citato l'esempio del divieto europeo all'utilizzo di un qualche agrofarmaco, lasciando però aperta la porta a importazioni da Paesi dove quello stesso agrofarmaco è autorizzato.
Nelle politiche europee sull'agricoltura, conclude l'articolo, si ha l'impressione che si seguano mode e si impongano rimedi lontani dalla realtà.
 

Biodinamico, la scienza dice no

Sì avvicinano i tempi per la discussione alla Camera del disegno di legge sull'agricoltura con il metodo biologico.
Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita, riprende in mano la penna per scrivere sul "Messaggero" del 29 luglio come il mondo scientifico sia contrario alla legittimazione e promozione delle pratiche esoteriche biodinamiche.
Nell'articolo si ricorda che un nutrito gruppo di comunità scientifiche ha inviato ai deputati e al ministro dell'Agricoltura un documento unitario ove si spiegano le ragioni di questo dissenso.

"Questo documento - scrive Cattaneo - si inserisce in una mobilitazione più ampia, forse senza precedenti, della comunità scientifica di fronte a un (ennesimo) deragliamento della politica dalla scienza".
Dopo aver ricordato che la legge in discussione, se non modificata, farà il gioco di un soggetto privato, pressoché monopolista mondiale del brand, l'articolo precisa che la Commissione agricoltura sta concludendo i lavori per rimettere all'Aula il disegno di legge.
Se prevarrà la scelta di ignorare le evidenze che la scienza mette a disposizione, sarà facile comprendere la sfiducia verso istituzioni le cui scelte vanno a premiare, a spese del contribuente, portatori di interesse di settore.
 

Bruxelles, amica-nemica

L'eco del prevertice romano in preparazione del summit Onu sull'alimentazione approda sulle pagine del "Quotidiano del Sud" del 30 luglio, dove Anna Maria Capparelli non risparmia critiche alle scelte di Bruxelles.
Se da un lato si esalta la "dieta mediterranea" come esempio di alimentazione corretta, si legge nell'articolo, dall'altro emana provvedimenti che sembrano andare in direzione opposta.
Accade con le scelte che il comitato "etichettatura alimentare" del Codex Alimentarius (organismo della Fao) si appresta a fare sostenendo le etichette a semaforo.
Ad essere bocciati sono senza distinzione gli alimenti che contengono zuccheri, sale e grassi, senza considerare le effettive quantità consumate.
Ne escono penalizzati molti prodotti della dieta mediterranea, a iniziare dall'olio extravergine di oliva o i più rinomati formaggi Dop.

Da Bruxelles arrivano altri preoccupanti segnali quando si parla del vino senza alcol o della apertura agli insetti, che andrebbero a sostituire quota della carne, che si preferisce "sintetica" piuttosto che naturale.
All'elenco di criticità l'articolo aggiunge gli accordi commerciali internazionali e cita l'esempio del Ceta, sottoscritto fra Unione e Canada, modello che è stato replicato con il Giappone, con Singapore e altri Stati.
Il modello agroalimentare italiano, che vanta successi importanti sul fronte dell'export, potrebbe rivelarsi fragile di fronte a scelte che sembrano volerne frenare la crescita.
 

La ripresa del vino

Per il vino il 2021 potrebbe concludersi riportando i livelli di fatturato delle cantine al periodo precedente la pandemia.
Lo dicono le analisi di Wine Monitor e lo confermano i dati della Commissione europea sull'andamento delle esportazioni sul mercato Usa e anche verso la Gran Bretagna.
E' in sintesi quanto si legge su "Il Sole 24 Ore" del 31 luglio, dove Giorgio dell'Orefice commenta i dati più recenti sull'andamento di questo comparto.
Eppure, gelate primaverili e grandinate estive hanno lasciato il segno sulla produzione di uve e si temeva il peggio.
Un rischio che stando al Report regionale di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini presentato in questi giorni, pare scongiurato, anche se occorrerà attendere settembre per averne conferma.

La situazione del vigneto Italia, si legge nel Report è al momento buona.
Nel Centro Nord la fioritura è iniziata in ritardo, ritardando di conseguenza la vendemmia. Circoscritti anche i danni subiti dal Glera in Friuli Venezia Giulia, dove le gelate hanno colpito in particolare le varietà precoci.
In Veneto, che vanta il primato di regione con la maggiore produzione di vino, freddo e gelate si sono limitate a provocare un ritardo vegetativo.
Peggior sorte per i vigneti della Lombardia, dove le grandinate hanno devastato centinaia di ettari di vigneti nel Nord-Est dell'Oltrepò Pavese.
L'articolo si chiude ricordando la situazione della Sardegna, dove le gelate di aprile hanno provocato forti perdite, in particolare nell'area di Alghero e nella Gallura, dove si prevede un calo produttivo anche del 50%.
 

Tensioni sul grano

Per il grano duro si sta avvicinando una situazione di pesanti incertezze.
Canada e Stati Uniti, che sono fra i principali produttori mondiali, segnano una preoccupante flessione della produzione.
Anche la produzione europea e quella italiana sono al di sotto delle attese.
E' quanto emerge dalle analisi diffuse da Italmopa, l'associazione delle industrie molitorie, commentati da Andrea Zaghi sulle pagine di "Avvenire" del primo agosto.
Secondo gli addetti ai lavori si stanno creando le premesse a un forte impatto sui mercati, per l'aumento della domanda da una parte e la riduzione delle produzioni dall'altra.

Se le previsioni di un minore raccolto in Usa e Canada troveranno conferma, c'è da attendersi un'ulteriore crescita dei prezzi, che nelle ultime settimane sono già schizzati verso l'alto.
Inevitabile il conseguente aumento dei prezzi dei prodotti derivati.
Nell'articolo non se ne fa cenno, ma è prevedibile che un'analoga tensione si incontrerà sui mercati delle materie prime per l'alimentazione dei bestiame, con conseguenti aumenti dei prezzi dei mangimi e infine degli alimenti di origine animale.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.

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