Che le antiche serre nascondessero tesori lo capii appena iniziai a lavorare nel Giardino inglese della Reggia di Caserta alla fine degli anni Novanta. Questi tesori sono le piante esotiche. Queste piante grazie alle loro forme, colori e profumi ci danno l'opportunità di conoscere e dialogare con terre lontane e spesso non facilmente raggiungibili. Molte di loro si sono ambientate così bene nel nostro clima da poter vivere tranquillamente anche in piena terra all'esterno mentre altre, a seconda della regione in cui sono messe a dimora, devono necessariamente dimorare in serra, almeno nella stagione fredda. Una in particolare di queste piante mi ha sempre colpito per la sua bellezza rigogliosa, per il colore lilla-viola e per il leggero profumo della sua fioritura: la Bartlettina sordida, conosciuta anche come Eupatorium sordidum.
  Nel mese di aprile una delle serre del Giardino inglese ne è completamente invasa ed a guardarla se ne resta abbagliati, credo che il nome comune in lingua inglese "Torcia viola delle nuvole (Purple torch of the clouds)" la descriva perfettamente. Questa composita o asteracea, la stessa famiglia delle nostre margherite per intenderci, ha origini messicane estendendosi fino al Guatemala. Viene chiamata nel suo luogo d'origine "fiore viola nella nebbia" o "bruma purpurea" essendo endemica nella foresta pluviale messicana, uno degli ecosistemi più vulnerabili del mondo. Queste foreste, che si estendono dai 2mila ai 3.500 metri sul livello del mare, sono caratterizzate dalla presenza costante di nubi che coprono le chiome degli alberi e molte delle piante che le abitano assumono direttamente l'umidità necessaria alla loro sopravvivenza grazie all'acqua condensata nelle nubi. I suoi rami legnosi assumono una tonalità rossastra nei nuovi getti ed insieme alle foglie vellutate, di un bellissimo verde cupo, conferiscono alla serra un aspetto tropicale.
 
La Bartlettina sordida nelle antiche serre del Giardino Inglese della Reggia di Caserta
La Bartlettina sordida nelle antiche serre del Giardino inglese della Reggia di Caserta
(Fonte foto: Gerardo Pasquale Iodice)

Se aggiungiamo la fioritura che sovrasta il fogliame con le infiorescenze costituite da numerosi capolini raggruppati lo spettacolo è davvero unico. La pianta in natura si propaga attraverso i semi che, dotati di un'appendice piumosa, sono agevolati nella dispersione dal vento. Altro modo per moltiplicare la pianta è fare talee dai rami semilegnosi in tardo autunno o dopo la fioritura in tarda primavera.

Deve necessariamente vivere a mezz'ombra riparata dal sole di mezzogiorno viste le sue origini. È una specie molto difficile da coltivare se la temperatura scende al di sotto dei 3°C ed è per questo che in molti giardini storici viene tenuta in serra.
 
C'è un giardino nel quale cresce all'aperto ed in piena terra, un giardino ischitano, i Giardini La Mortella sul promontorio di Zaro a Forio d'Ischia. Essi accolgono al loro interno non solo specie mediterranee ma anche esotiche, come la nostra Bartlettina, grazie al clima mite e temperato dell'isola anche in pieno inverno.
I Giardini La Mortella, realizzati su più livelli, ospitano piante che prediligono un ambiente sub-tropicale, umido ed ombroso situato a valle e piante che crescono bene in pieno sole sulla parte alta della collina. Questi giardini ischitani, conosciuti in tutta Europa, fondati da Lady Susan Walton, moglie del compositore inglese Sir William Walton, alla fine degli anni Cinquanta, furono aperti al pubblico nel 1991. Dopo la morte dei coniugi Walton a curarne la gestione è la "Fondazione William Walton e La Mortella" come ente culturale no-profit.

I Giardini La Mortella di Ischia nel 2004 ed il Giardino inglese della Reggia di Caserta nel 2009 hanno ricevuto il premio come "Il più bel parco d'Italia" dalla ditta americana Briggs & Stratton a conferma della loro bellezza.
 
Addolorata Ines Peduto
Associazione Pubblici Giardini
Delegazione Regione Campania

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