La seconda delle cinque azioni che compongono Resilvigna, il progetto finanziato dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito del Psr 2014-2020 e dedicato alla viticoltura della provincia di Piacenza, è rappresentata dagli inerbimenti autunno-primaverili.


L'azione è dedicata al ruolo che hanno gli inerbimenti temporanei nell'incrementare la resilienza allo stress idrico, nonché come fattori coadiuvanti di lotta antiparassitaria, di lotta alle malerbe e di miglioramento della fertilità del suolo. In particolare, quest'azione si occupa della sfera suolo e della gestione di interfila e sottofila, con inerbimenti temporanei autunno-vernini. Sono state seminate due tipologie di inerbimenti: uno a prevalenza di graminacee e uno di leguminose (Foto di apertura dell'articolo e Foto 1).


Inerbimento a prevalenza di leguminose (Stratus, Padana sementi elette Srl)
Foto 1: Inerbimento a prevalenza di leguminose (Stratus, Padana sementi elette Srl)
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)


Le finalità sono quelle di effettuare una concimazione verde con apporti di sostanza organica ed elementi nutritivi e di produrre una quantità di biomassa tale da permettere la realizzazione di una pacciamatura organica. Le semine sono state effettuate nell’ottobre scorso, con un buon attecchimento e sviluppo. Le valutazioni degli effetti fisiologici ed agronomici sono svolte su Barbera, un vitigno a bacca rossa, e su Ortrugo, un vitigno a bacca bianca, entrambi molto diffusi nell'areale piacentino.


La scelta dell'epoca di terminazione, prevista per la primavera successiva alla semina, è in funzione dello stadio di sviluppo dell'inerbimento e della biomassa prodotta. La terminazione anticipa l'instaurarsi di una competizione idrica con la vite. Nello specifico, per la stagione 2021, le terminazioni sono state realizzate il 18 maggio scorso.


Terminazioni degli inerbimenti

Gli inerbimenti, una volta maturati e giunti alla produzione di una sufficiente quantità di biomassa, sono stati interrotti in tre diverse modalità: sovescio, rullatura e trincia-andanatrice.


Sovescio

Noto anche come concimazione verde, dopo la trinciatura dell'interfila prevede l'interramento dei residui (Foto 2). La tecnica, già molto diffusa in agricoltura e in viticoltura, migliora la dotazione in sostanza organica ed elementi nutritivi del suolo, con benefici sulla fertilità grazie all'interramento dei residui vegetali che segue di qualche giorno lo sfalcio dell'inerbimento. Questo per evitare fermentazioni che deperiscono la qualità della biomassa.


Sovescio della biomassa trinciata
Foto 2: Sovescio della biomassa trinciata
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)


Rullatura

La pacciamatura dell'interfilare viene realizzata con un particolare rullo dentato prodotto dalla ditta Clemens (Foto 3). Al suo passaggio, questo rullo dentato schiaccia ed incide i fusti delle specie erbacee.


Rullo coltivatore Eco-Roll (Clemens GmbH & Co. KG)
Foto 3: Rullo coltivatore Eco-Roll (Clemens GmbH & Co. KG)
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)


Il risultato che si ottiene è una pacciamatura interfilare (Foto 4) che vuole raggiungere tre obiettivi: inibire la ricrescita delle erbe spontanee, ridurre l'evapotraspirazione e mantenere le temperature del suolo più basse.


Inerbimento schiacciato post rullatura
Foto 4: Inerbimento schiacciato post rullatura
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)


Trincia-andanatrice

L'andanatura sul sottofila è realizzata con un'apposita macchina prodotta dalla ditta Falc, la spit green (Foto 5). Gli elementi trincianti creano una ventilazione interna che aspira il trinciato e lo espelle dai deflettori rivolti verso il basso ai lati della macchina.


Macchina trincia-andanatrice spit green (Falc Srl)
Foto 5: Macchina trincia-andanatrice spit green (Falc Srl)
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)


Questo intervento genera uno spesso strato pacciamante localizzato sul sottofila (Foto 6), con il fine di ridurre le temperature, la dissipazione idrica e contrastare la ricrescita delle malerbe. La gestione del sottofila è un'annosa questione per i viticoltori, soprattutto per quelli delle aziende che non utilizzano erbicidi di sintesi.


Andanatura del sottofila
Foto 6: Andanatura del sottofila
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)


Risultati attesi

Le tecniche adottate vengono confrontate con la gestione aziendale del vigneto che prevede la lavorazione e l'inerbimento alternati degli interfilari, mediante una valutazione agronomica e fisiologica dei vitigni Barbera e Ortrugo. La scelta dei due inerbimenti differenti per composizione vuole valutare quale miscuglio si adatta meglio alla tecnica e al tipo di vigneto.

Dai risultati ottenuti saranno formulate delle linee guida utili ai viticoltori per la scelta della composizione floristica, della sua gestione e della modalità di terminazione.

E più in generale il progetto, della durata di due anni e mezzo, vuole mettere a disposizione e "dimostrare" alle aziende viticole dell'areale dei Colli piacentini che, rispetto agli standard di gestione aziendale, è possibile utilizzare pratiche, già disponibili, in grado di aumentare la resilienza del vigneto alla carenza idrica. Pratiche che quindi sono in grado di consentire all'impianto di superare momenti critici senza dover far ricorso ad input irrigui esogeni.


I protagonisti di Resilvigna

Capofila del progetto, il cui nome completo è "Tecniche di miglioramento di resilienza ed efficienza idrica per i vigneti dell'areale piacentino", è l'Università Cattolica del Sacro Cuore e nello specifico il dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (Diproves); mentre Centoform Srl, un ente di formazione professionale esperto nella progettazione e nell'organizzazione di interventi formativi, è competente per la parte legata alla formazione.

Nel progetto è infatti prevista l'organizzazione di varie attività formative rivolte ai viticoltori dell'Emilia-Romagna, come la visita svoltasi il 29 e 30 giugno scorsi in Toscana presso le Tenute Ruffino e Frescobaldi. Con il prezioso supporto delle aziende ospitanti, i docenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore hanno guidato un gruppo di una decina di viticoltori attraverso numerosi esempi di tecniche di miglioramento della resilienza e dell'efficienza idrica e di efficace associazione tra "tradizione" e "innovazione".
Per le prossime attività formative previste in autunno… stay tuned!

In più sul campo sono coinvolte quattro realtà viticole: la cantina sociale di Vicobarone società cooperativa agricola, una realtà situata nella Val Tidone che gestisce l'intera filiera produttiva, l'azienda vitivinicola Villa Rosa di Illari Andrea e C. SS società agricola, una realtà a conduzione familiare che segue passo dopo passo tutte le fasi della filiera. E ancora, l'azienda vitivinicola I Salici di Gazzola Claudio, un'impresa individuale che mette a disposizione il proprio vigneto sperimentale, nuovi portinnesti e attrezzature necessarie, ed infine la Tenuta Pernice società agricola, nella Val Tidone, dove già si trova un vigneto pilota di circa un ettaro.
 


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Iniziativa realizzata nell'ambito del PSR Emilia Romagna 2014-2020 – Tipo di operazione 16.1.01 – Gruppi operativi del PEI per produttività e sostenibilità dell'agricoltura, Focus Area 4B – Progetto: Tecniche di miglioramento di RESILienza ed efficienza idrica per i VIGNeti dell'Areale piacentino. RESIL-VIGNA

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