Suolo e contrasto ai cambiamenti climatici, un binomio indissolubile se si pensa che nel primo metro di suolo della terra è presente un contenuto di carbonio (C) importante, maggiore di quello contenuto nell'atmosfera e nelle piante terrestri.

Il progetto Fruttifi_Co, Frutticoltura finalizzata impronta carbonio organico, finanziato dal Psr della Regione Emilia-Romagna ha inteso valutare il potenziale sequestro di carbonio di aziende frutticole collocate in diversi ambienti della Romagna (pianura e collina) con diversi sistemi di produzione (integrato, biologico e biodinamico) e formulare linee guida per gli agricoltori allo scopo di migliorare la gestione dei suoli mantenendo la sostanza organica e il sequestro di C in frutticoltura.

Lo studio condotto da Iter ha previsto nel 2018 il prelievo nell'interfila di sessanta campioni nelle cinque aziende partner di Fruttifi_Co prelevati a due profondità (0-15 e 15-30 centimetri) per valutare il contenuto di carbonio e di sostanza organica presente negli interfilari inerbiti. Nel 2020 il campionamento è stato ripetuto in tre aziende partner (una biodinamica di pianura, una integrata di pianura e una integrata di collina) per valutare il contenuto di sostanza organica nell'interfila e nel sottofila; nell'azienda biodinamica, invece, è stato analizzato il contenuto di sostanza organica e di carbonio presente nell'interfila con sovescio rispetto all'interfila inerbito.

I risultati 2018 evidenziano, sia nei primi 15 centimetri ma anche nell'intervallo tra 15 e 30 centimetri, una dotazione di sostanza organica buona grazie agli effetti dell'inerbimento.

I risultati 2020 in merito al confronto interfila sovescio vs interfila inerbito evidenziano che entrambe le gestioni (inerbito e sovescio) determinano una buona dotazione di sostanza organica che rientra nella classe elevata, anche se l'inerbimento induce un incremento di sostanza organica nei primi 15 centimetri mentre il sovescio sembra favorito alla profondità tra 15 e 30 centimetri, probabilmente determinato dall'interramento della biomassa vegetale.

Si è evidenziato, però, che negli interfilari inerbiti il ripetuto passaggio delle macchine determina fenomeni di compattamento nei primi centimetri di suolo.

Il monitoraggio sulla qualità della sostanza organica presente nei suoli delle aziende partner è stato effettuato dall'Università di Bologna, che ha utilizzato l'indice di fertilità biologica dei suoli. I risultati hanno evidenziato l'importante ruolo dei microrganismi del suolo coinvolti nel processo di regolazione dei cicli biogeochimici del C e dei nutrienti.

Il Centro ricerche produzioni vegetali (Crpv), da parte sua, ha valutato l'impronta carbonica delle pratiche agricole adottate dalle aziende partner. L'analisi Lca (Life cycle assesment) è stata riferita a 1 chilogrammo di frutta tal quale al cancello dell'azienda e sono state considerate la produzione di mezzi tecnici impiegati dall'azienda sia in fase di impianto che di coltivazione, le operazioni d'impianto e colturali, le emissioni dirette di N2O e lo smaltimento di rifiuti.

L'azienda biodinamica con pesco (che non ha le infrastrutture d'impianto) non irriga e non concima è quella che si colloca prevedibilmente sulle più basse emissioni a ettaro (2.500-2.600 chilogrammi CO2 eq/ha), seguita da due aziende in produzione integrata per pero (5.772 kg CO2 eq/ha) e pesco (6.657 kg CO2 eq/ha) e dalle due aziende con actinidia sempre a produzione integrata (5.954 e 8.385 kg CO2 eq/ha).

Per progettare le linee guida per gli agricoltori allo scopo di migliorare la gestione dei suoli mantenendo la sostanza organica e il sequestro di C in frutticoltura, si è partiti dalle linee guida volontarie che la Fao ha prodotto nel 2017.

Per la frutticoltura le pratiche che contribuiscono, in ordine di importanza, alla riduzione delle emissioni di gas serra sono:
  • tecniche per ottimizzare l'impiego dei fertilizzanti con l'adozione dei bilanci nutritivi, la fertirrigazione e l'adozione di pratiche per ridurre le perdite di N2O in atmosfera (evitare il compattamento del terreno, assicurare il drenaggio superficiale, rispettare in generale la funzionalità microbica del suolo);
  • impiego di fonti rinnovabili per il funzionamento degli impianti di irrigazione e delle macchine per lo svolgimento di operazioni colturali (es. carro raccolta elettrico);
  • impiego della sensoristica locale e dei sistemi informativi a supporto delle decisioni per ottimizzare l'irrigazione;
  • impiego di materiali rinnovabili nelle infrastrutture di sostegno del frutteto (es. pali in legno);
  • impiego più efficiente dei fitofarmaci e loro sostituzione, dove possibile, con tecniche alternative (es. confusione sessuale);
  • se non ci sono particolari problematiche fitosanitarie lasciare le potature in campo e trinciarle.

Visita la pagina dedicata al progetto Fruttifi_Co o chiedi maggiori informazioni al contatto: scotti@pedologia.net
 
Progetto Fruttifi_Co
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