Sono anni che gli agricoltori lamentano danni causati dalla fauna selvatica. I cinghiali che devastano i campi. Le nutrie che scavano gallerie negli argini dei corsi d'acqua. I lupi che predano pecore e vitelli. Storni e cornacchie che fanno incetta di girasole e frutta. Senza contare daini e camosci che si cibano di uva e scortecciano le giovani piante.

Per lungo tempo le rimostranze degli agricoltori e delle associazioni di categoria sono state ignorate o sottovalutate. Ma qualcosa potrebbe cambiare. La Commissione Agricoltura del Senato ha infatti approvato una risoluzione proprio sul tema della fauna selvatica chiedendo l'intervento urgente del Governo per gestire l'emergenza.

Si tratta, è bene dirlo, di un testo che prima di diventare davvero vincolante dovrà essere approvato dall'aula del Senato (oggi è passato solo in Commissione) e poi dall'altro ramo del Parlamento, la Camera. Si tratta tuttavia di un primo importante passo per uscire dall'emergenza che oggi è stata gestita a livello territoriale dalle regioni e dai comuni con strumenti (vedi i risarcimenti) considerati da tutti inadeguati in termini di entità e di meccanismo di erogazione.
 


I numeri della fauna selvatica

Ma che cosa si intende per fauna selvatica? Sono tutti gli animali che vivono in natura senza il controllo dell'uomo. Possono essere autoctoni, come il lupo o il cinghiale (anche se quest'ultimo è stato reintrodotto negli Anni '50 con specie dell'Est Europa) oppure alloctoni, come la nutria, la minilepre, l'istrice o il parrocchetto.
 
Nella risoluzione si dichiara espressamente che "il fenomeno assume la dimensione di una vera e propria emergenza in alcune aree del nostro Paese, tanto da compromettere la capacità di fare impresa degli agricoltori e degli allevatori coinvolti, con evidenti ripercussioni in termini di redditività".

Le colture maggiormente danneggiate dagli ungulati sono: castagneti da frutto; vigneti; frutteti; ortaggi; graminacee (orzo, grano, avena, farro, mais); patate. Sulle Alpi sono oggetto di danno soprattutto le colture foraggere (per esempio prati da sfalcio, erba medica, lupinella, erbai, orti). Infine, si registrano spesso danni a opere di recinzione ed irrigazione nonché ai muretti a secco. Per la zootecnia le problematiche più diffuse riguardano le predazioni, sempre più frequenti e dannose, operate dal lupo (e anche da ibridi tra lupo e cane); danni economici inferiori sono causati da volpi, faine e altri carnivori, ma non da sottovalutare a causa dei rischi connessi alla circolazione di alcune malattie, come ad esempio la rabbia silvestre veicolata dalle volpi.

Lo scoglio nella gestione della fauna selvatica è rappresentato dal fatto che non esiste una ricetta unica per gestire tutte le specie. Nel testo approvato ad esempio per quanto riguarda il cinghiale, che ha raggiunto una popolazione stimata in 2 milioni di esemplari, l'abbattimento controllato può essere una soluzione. Mentre per quanto riguarda il lupo, specie protetta, si deve puntare su una convivenza il più possibile pacifica con gli allevatori e sulla predisposizione di risarcimenti adeguati e velocemente disponili.


Le richieste del Senato

I senatori chiedono al Governo di "affrontare e risolvere definitivamente il problema dello squilibrio della fauna selvatica nel nostro territorio e dei danni da essa generati per la sicurezza e la salute pubblica, nonché per la salvaguardia della biodiversità, anche sviluppando strategie emergenziali per ridurre i conflitti e facilitando l'accesso alle informazioni sui potenziali effetti negativi delle interazioni uomo-specie problematiche".

Tra le altre cose viene chiesta la costituzione di una cabina di regia che gestisca l'emergenza, e che l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) realizzi una banca dati nazionale aggiornata e di libero accesso, che contenga informazioni relative al censimento della fauna selvatica, alla sua densità e distribuzione sul territorio nazionale e ai relativi danni.

La caccia e i cacciatori vengono identificati come uno degli elementi che concorre alla soluzione del problema, e per questo si chiede di semplificare le procedure di programmazione faunistica e delle attività venatorie. Inoltre i sentori chiedono "un sistema nazionale condiviso con le regioni e province autonome di ristoro danni da fauna selvatica, laddove, malgrado le azioni preventive ed i piani di contenimento, le attività agricole, anche connesse, abbiano subìto danni, ribadendo che i proprietari ed i conduttori dei fondi hanno diritto al risarcimento integrale della perdita effettivamente subìta a causa di animali di proprietà dello Stato, purché abbiano dimostrato di aver messo in atto tutti i sistemi di contenimento".