La notizia del mese, perlomeno per chi si interessa di agricoltura, è la drammatica invasione di topi in Australia. Gli abitanti del Nuovo Galles del Sud, lo stato della metropoli Sidney, si trovano in questi mesi a fronteggiare una situazione fantascientifica. Topi a milioni dappertutto – negli armadi, nelle dispense, a bloccare macchinari, nelle case, negli ospedali e nei luoghi pubblici. All'inizio della settimana un grande carcere diventato invivibile è stato sgomberato.

Ma i topi sono prima di tutto un flagello nelle campagne, già devastate dalla siccità e dai nubifragi degli anni scorsi e da cui i topi (nella misura di circa un migliaio per ettaro) sono partiti per rifugiarsi nei silos e nei magazzini e divorare letteralmente tutta la produzione agricola. Gli enti di ricerca sono alla folle ricerca di sistemi di lotta - si teme che l'uso di molecole come il bromadiolone (il napalm dei topi) possano produrre ulteriori devastazioni ecologiche. La cronaca ci porta a una riflessione: come per il Covid-19 talora ci si accorge che non sempre si può controllare un parassita o un fenomeno naturale nocivo. E dalla riflessione torniamo a bomba ancora alla cronaca - ovvero al gran polverone sul biodinamico e poi sul biologico che si è creato (inopinatamente, lo abbiam già scritto) in Italia nelle scorse settimane. Un polverone che potrebbe creare effetti fuorvianti. Qui dobbiamo ricordare che l'Onu ha definito come asse strategico prevalente la sostenibilità con i Sustainable development goals (Sdgs).

La Fao, come tante altre organizzazioni internazionali, raccomanda per l'agricoltura di produrre meglio, con maggiore efficienza energetica e minor impatto ambientale oltre che con maggior profitto per gli agricoltori. Anche l'Unione europea ha fatto propria questa politica complessiva attraverso le ben note strategie Green Deal, Farm to fork e Biodiversity 2030. Ovviamente tutte queste strategie non sono state definite e avvallate da stregoni, fattucchiere e altri mattacchioni del genere ma dalla migliore ricerca mondiale, peraltro attivamente al lavoro su questo fronte anche nelle più qualificate aziende private multinazionali. Diciamo questo perché fra le tante opinioni ne abbiamo lette alcune che sostengono uno scientismo un poco datato, che ci ricorda la già benemerita Rivoluzione verde degli anni '60. Benemerita, ma sorpassata (anche se l'America trumpiana ha provato a riportarla in auge).

Ricordiamo che fra gli ambiti scientifici propri dell'agricoltura da qualche anno spicca l'agroecologia, materia pressocché sconosciuta solo qualche tempo fa ma che ha trovato una larghissima diffusione e affermazione nelle migliori pubblicazioni scientifiche internazionali. Tanto dovevo ricordare ai tanti pifferai di Hamelin (a proposito di topi) che ho letto in queste settimane.