Mutagenesi mirata e cisgenesi, ecco gli Ogm di nuova generazione che renderebbero le piante più resistenti alle malattie e alle intemperie. A Bruxelles si dibatte se includerle nelle regole attuali sugli Ogm o se prevederne di nuove. I critici temono effetti non solo sulle coltivazioni ma anche sulla salute umana. Uno studio dell'Autorità europea sulla sicurezza alimentare (Efsa) apre la porta a queste nuove tecnologie. Stati membri dell'Ue sempre divisi sugli Ogm.


Nuovi Ogm e vecchie regole europee

Il 29 aprile 2021 la Commissione europea ha presentato uno studio dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sulle nuove tecniche di modifica genomica, ovvero "mutagenesi" e "cisgenesi". L'obiettivo è verificare gli effetti di queste nuove tecniche sulla salute dell'uomo, degli animali e delle coltivazioni stesse. L'interrogativo è se inserire queste nuove tecniche nella legislazione europea attuale sugli Ogm o se crearne una nuova.


Ogm di nuova generazione

Mutagenesi mirata e cisgenesi rappresentano un'evoluzione rispetto alla vecchia tecnica della transgenesi (ovvero il trasferimento di geni da un organismo all'altro) e consistono nella modifica dei tratti genetici dell'organismo vegetale o animale, in modo tale da renderlo più resistente alle malattie o alle intemperie atmosferiche, modificarne il valore nutrizionale e addirittura eliminare tossine e allergeni.

In Europa tali tecniche non solo sono utilizzate in agricoltura, ma anche in campo cosmetico, in prodotti che contengono derivati di farine, soia, lecitina, olio di mais e proteine del lievito.


Le preoccupazioni dei no Ogm

In un dibattito organizzato in Commissione Sicurezza alimentare del Parlamento europeoMichael Antoniou, professore della King's College di Londra esperto di genetica molecolare, ha espresso le principali opposizioni a queste nuove tecnologie con richiamo esplicito alla sentenza della Corte di giustizia europea del 2018 che ne chiede l'inserimento nella legislazione europea sugli Ogm.

Secondo Antoniou, trattandosi di modifiche genetiche, non si ha un vero e proprio controllo sugli effetti imprevisti sortiti dalla mutazione. Le piante, per esempio, potrebbero sviluppare nuovi allergeni e tossine, oppure privarsi di valore nutrizionale. Tali effetti imprevedibili potrebbero sortire alcuni preoccupanti effetti sulla salute umana, come lesioni renali e al fegato, nonché al sistema digestivo e immunitario. Secondo i suoi critici, l'impatto negativo delle coltivazioni con le nuove tecniche genomiche si riverserebbe anche sull'ambiente e sull'ecosistema, a causa soprattutto dell'invasività dei raccolti resistenti alle intemperie atmosferiche. Interazioni tra le piante geneticamente modificate e quelle coltivate naturalmente, insieme agli effetti sui processi biochimici dei terreni di coltura, completerebbero il quadro dei rischi.


Una nuova legislazione Ue sugli Ogm?

A preoccupare è l'inadeguatezza del framework legale delle nuove tecniche di modificazione genetica, rimasto fermo ai vecchi Ogm e non al passo con l'evoluzione tecnologica.

Ciò che si chiede alla Commissione europea è la creazione di un sistema normativo che mantenga il livello elevato di protezione della salute umana e dell'ambiente, e allo stesso tempo consenta di beneficiare dei progressi consentiti dall'innovazione delle nuove tecniche genomiche. Inoltre, viene chiesto che la legislazione non si incentri solo sul prodotto finale delle nuove tecniche genomiche, ma si estenda anche al processo produttivo, in modo da tracciare eventuali irregolarità ed effetti avversi.


Come funziona oggi l'autorizzazione Ogm in Europa

Le aziende che vogliono commercializzare Ogm in Europa devono presentare domanda, in primo luogo all'autorità competente di uno Stato membro. Questa viene poi trasmessa all'Efsa, che è responsabile della valutazione scientifica del rischio sia ambientale sia per la salute umana e animale. La valutazione del rischio è effettuata in stretta collaborazione con gli organismi scientifici degli Stati membri.

Successivamente il parere è reso disponibile al pubblico e viene avviata una consultazione pubblica che rimane aperta per un mese. Entro tre mesi dal ricevimento del parere dell'Efsa, la Commissione europea prepara una proposta di decisione di esecuzione, per rilasciare o rifiutare l'autorizzazione, che viene trasmessa agli Stati membri ed è soggetta a votazione a maggioranza qualificata.

Se il Comitato permanente e il Comitato d'appello - che dipendono dagli Stati membri - non riescono ad adottare la decisione a maggioranza qualificata entro un determinato periodo di tempo, spetta alla Commissione adottare la decisione finale.
 
In collaborazione con Laura Valentini