"Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l'ammodernamento del Paese. Il Governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute. L'Italia deve combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza. Il Governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all'interno di un'Europa più forte e solidale".

E' così che il premier Mario Draghi offre un'immagine del nostro Recovery - dove saltano fuori le parole sul clima, le riforme, l'Europa - nell'introduzione al piano che si avvia verso la Commissione europea.
 


Il piano è contenuto in 318 pagine con l'indicazione di obiettivi, missioni, priorità trasversali e riforme che lo accompagneranno; "comprende un ambizioso progetto di riforme" con "quattro importanti riforme di contesto: Pubblia amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza". C'è poi la "modernizzazione del mercato del lavoro; il rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi" e la riforma del fisco, anche in chiave ambientale.

"Per l'Italia il Next generation EU (Ngeu) - viene spiegato da Draghi nell'introduzione - rappresenta un'opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. L'Italia deve modernizzare la sua Pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all'esclusione sociale e alle disuguaglianze. Il Ngeu può essere l'occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni". L'impatto sul Pil del Pnrr legato al Recovery sarà nel 2026 di "almeno il 3,6% più alto rispetto all'andamento tendenziale", scrive Draghi specificando che l'effetto sull'occupazione sarà di quasi il 3%.

L'Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del Ngeu; sono risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto. Il piano si articola in sei missioni e sedici componenti. Le sei missioni sono: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Il piano è "in piena coerenza" con i sei pilastri del Ngeu e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei, con una quota di progetti "verdi" pari al 38% del totale e di progetti digitali del 25%, il 40% delle risorse del piano è destinato al Mezzogiorno.

Il Pnrr prevede uno stanziamento di 330 milioni di euro per piantare 6,6 milioni di alberi, allo scopo di realizzare 6.600 ettari di foreste urbane nelle quattordici città metropolitane italiane. La previsione si trova nella missione due del piano, quella dedicata alla transizione ecologica, da 57,5 miliardi complessivi. Il Pnrr stanzia in tutto 14,15 miliardi per la tutela del territorio e dell'acqua. In particolare, 8,49 miliardi sono per la lotta al dissesto idrogeologico: 2,49 per la riduzione del rischio e 6 per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni. Per la gestione efficiente delle risorse idriche sono previsti 4,38 miliardi: 2 per nuovi invasi, 900 milioni per ridurre le perdite, 880 milioni per l'irrigazione, 600 milioni per fogne e depuratori. La realizzazione di un sistema avanzato di monitoraggio e previsione dei rischi, attraverso sensori, droni e satelliti vale 500 milioni. Poi c'è la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (330 milioni), dei parchi e e delle aree marine protette (90 milioni) e dell'area del Po (360 milioni).
 


La strategia "Dal produttore al consumatore" sostiene espressamente che "gli agricoltori devono trasformare più rapidamente i loro metodi di produzione e utilizzare al meglio nuove tecnologie e il digitale per ottenere migliori risultati ambientali, aumentare la resilienza climatica e ridurre e ottimizzare l'uso dei fattori produttivi". Il progetto mira in particolare a sostenere attraverso contributi in conto capitale l'ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano nuove tecniche di agricoltura di precisione, per esempio la riduzione di utilizzo di prodotti fitosanitari del 25-40% a seconda dei casi, e l'utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l'ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni. Inoltre, in ottica di economia circolare, l'investimento include l'ammodernamento della lavorazione, stoccaggio e confezionamento di prodotti alimentari, con l'obiettivo di migliorare la sostenibilità del processo produttivo, ridurre ed eliminare la generazione di rifiuti, favorire il riutilizzo a fini energetici. Punta così a migliorare la competitività di un settore importante per l'industria agroalimentare italiana, che negli ultimi anni ha dovuto affrontare un calo significativo.

L'Italia è tra i Paesi con il più alto consumo diretto di energia nella produzione alimentare dell'Unione europea, terza dopo Francia e Germania. I costi energetici totali rappresentano oltre il 20% dei costi variabili per le aziende agricole. L'intervento previsto dal Pnrr intende raggiungere gli obiettivi di ammodernamento e utilizzo di tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale per la produzione di energia rinnovabile, aumentando così la sostenibilità, la resilienza, la transizione verde e l'efficienza energetica del settore e contribuire al benessere degli animali. In particolare, il progetto ha l'obiettivo di rimuovere l'eternit dai tetti delle strutture produttive e incentivare l'installazione di pannelli fotovoltaici sfruttando le superfici riqualificate, e consentendo di arrivare a coprire 2,4 milioni di metri quadrati con una potenza installata di circa 0,24 GW (Gigawatt).

Per colmare il divario sulle infrastrutture che l'Italia paga rispetto al resto d'Europa, il piano vuole intervenire sulla logistica dei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo, caratterizzati da forti specificità lungo tutta la filiera. In particolare, il piano logistico mira a migliorare la sostenibilità attraverso la riduzione dell'impatto ambientale del sistema dei trasporti nel settore agroalimentare sul traffico delle zone più congestionate; il miglioramento della capacità di stoccaggio delle materie prime per preservare la differenziazione dei prodotti per qualità, sostenibilità, tracciabilità e caratteristiche produttive; il potenziamento della capacità di esportazione delle Pmi agroalimentari italiane; il miglioramento dell'accessibilità ai villaggi merci e ai servizi hub, e della capacità logistica dei mercati all'ingrosso; la digitalizzazione della logistica; la garanzia di tracciabilità dei prodotti; riduzione degli sprechi alimentari.

Il Recovery plan destina ben 57,5 miliardi di euro alla transizione ecologica, il 38% del totale delle risorse. Al trasporto locale vanno 10,18 miliardi, alle rinnovabili 6,7 miliardi, all’efficientamento energetico degli edifici attraverso il superbonus al 110% sono previsti 10,26 miliardi. Per tutti gli stanziamenti sono programmate riforme delle procedure di autorizzazione, cercando così di risolvere quello che per il ministro Roberto Cingolani è uno dei rischi più grandi: il blocco del processo a causa della burocrazia. Per il trasporto locale sono previsti oltre 20mila punti di ricarica elettrica pubblica: quasi 14mila in città e 7.500 in autostrada, oltre a cento stazioni di stoccaggio dell'energia. Ci sono poi 5.540 nuovi autobus a gas o elettrici, 53 nuovi treni elettrici e cento carrozze con pannelli fotovoltaici, 3.600 mezzi elettrici oppure a gas per i vigili del fuoco. Per le due ruote a pedali si prevedono 570 chilometri di piste ciclabili urbane e 1.200 chilometri di ciclovie turistiche. Per il settore navale l'intenzione è di rinnovare la flotta con unità a gas naturale liquefatto; è previsto l'acquisto di quattro traghetti, tre aliscafi, diciannove navi a corto raggio e 47 a medio e lungo raggio, e la costruzione di tre impianti di liquefazione del gas nel Centro Sud.

Alle fonti di energia rinnovabili vanno 6,7 miliardi. ll piano prevede sostegni per l'installazione di 2 Gigawatt di fotovoltaico su terreni agricoli, di altri 2 Gigawatt da comunità energetiche e autoconsumatori (comunità e singole famiglie che producono e consumano la loro energia), di 200 Megawatt da impianti offshore (eolici e a moto ondoso) e di impianti per il biometano da 2,3-2,5 miliardi di metri cubi. Altri 5 miliardi sono stanziati per adattare le reti elettriche alle rinnovabili. E quasi 3 miliardi di euro sono previsti per incentivare la produzione dell'idrogeno, la sua distribuzione e gli usi finali: fabbriche in aree dismesse, stazioni di ricarica sulle autostrade e sulle linee stazioni ferroviarie, utilizzo per la decarbonizzazione delle raffinerie, per la chimica, le acciaierie, i cementifici, le vetrerie, le cartiere.

Per migliorare la sostenibilità della filiera agroalimentare sono previsti 3 miliardi che dovranno servire per i contratti di filiera, la logistica, l'eliminazione di tetti in eternit e l'innovazione. Ai rifiuti e al riciclo finiscono 2,10 miliardi per migliorare la gestione del ciclo. Sono 200 i milioni che andranno all'autosufficienza energetica di diciannove piccole isole grazie alle rinnovabili. Vengono individuati 14,15 miliardi per la tutela del territorio e dell'acqua: in particolare 8,49 miliardi per la lotta al dissesto idrogeologico, 4,38 miliardi per la gestione efficiente delle risorse idriche. Sono poi previsti anche 330 milioni per piantare 6,6 milioni di alberi, e per realizzare 6.600 ettari di foreste urbane in quattordici città.