Puntando al "bio"

C'è un capitolo del Recovery Plan dedicato allo sviluppo dell'agricoltura biologica e dell'agroindustria europea. E ora si attende che le singole nazioni ne recepiscano obiettivi e metodi.
E' questo l'argomento che Stefano Carli affronta sulle pagine di "Affari & Finanza" in edicola insieme a Repubblica il 12 aprile.
In Italia, sono stime di Nomisma, le vendite di prodotti biologici raggiunge il valore di 4,3 miliardi di euro, ma si dovrà andare oltre questi pur buoni risultati.
Per il 2030 il progetto Farm to fork voluto dalla Commissione europea prevede che il 25% della superficie agricola sia destinato ad agricoltura biologica.
Oggi la media europea si ferma all'8%, ma l'Italia, con il suo 16%, questa volta parte in vantaggio.

Secondo la presidente di Federbio, Maria Grazia Mammuccini, alla quale l'articolo dà voce, il traguardo da raggiungere deve essere più ambizioso e rendere più sostenibile anche l'agricoltura tradizionale, dimezzando l'uso di agrofarmaci e fertilizzanti.
Un aiuto in questa direzione arriverà dalle ricerche in corso nel campo della chimica verde che promettono buoni risultati. Mammuccini chiede però di accelerare la riforma del quadro normativo sull'agricoltura biologica.
Per realizzare gli obiettivi europei, aggiunge Francesco Torriani, presidente del Consorzio marche biologiche, occorre costruire percorsi di filiera, tenuto conto che il valore più alto si raggiunge alla fine del ciclo economico, quello che passa dalla trasformazione e dalla distribuzione.
 

Esoneri contributivi

La maggior parte delle aziende agricole, anche quelle a indirizzo agrituristico, sono interessate alla circolare diramata dall'Inps con le istruzioni operative per l'esonero contributivo per il periodo dal primo gennaio al 30 giugno del 2020, come previsto dalle norme emanate lo scorso anno.
Come precisa Roberto Caponi su "Il Sole 24 Ore" del 13 aprile, le aziende interessate dall'esonero devono presentare entro il 12 maggio la relativa domanda, reperibile sul "Portale delle agevolazioni" predisposto dalla stessa Inps.

Il beneficio spetta nel limite di 225mila euro, superati i quali l'agevolazione è ridotta per la quota eccedente.
Chi avesse già provveduto al versamento dei contributi, potrà chiederne il rimborso in compensazione.
In caso di mancato accoglimento della domanda si avranno 30 giorni di tempo per assolvere al versamento di quanto dovuto.


A proposito della Xylella

Torna sotto i riflettori della "Gazzetta del Mezzogiorno" del 14 aprile la vicenda Xylella sugli olivi pugliesi.
L'occasione per tornare su questo argomento viene dalla pubblicazione del "Piano di Azione 2021" approvato dalla Giunta regionale pugliese.
Dal 10 aprile, ricorda l'articolo, è partito l'obbligo delle lavorazioni del terreno per contrastare lo sviluppo della "sputacchina", insetto che di questo patogeno è il vettore.
Ma oltre alle colture professionali sarebbe necessario prendere in considerazione i terreni non coltivati, il verde pubblico e le strade.

La Xylella ha già compromesso il 40% dell'olivicoltura pugliese e si chiede vengano liberalizzati i reimpianti, pur con un'adeguata diversificazione colturale.
La ricerca ha già dimostrato che esistono varietà resistenti al batterio, cosa che nel rispetto delle normative comunitarie, consentirebbe i reimpianti.
Una regola che può essere estesa ad agrumi, peschi, albicocchi e susini, che si sono dimostrati immuni.
Una bassa presenza della Xylella si nota poi su mandorli e ciliegi, che potrebbero essere presi in esame per una opportuna diversificazione.


Niente antibiotici nel latte

C'è forte attenzione nel comparto zootecnico per la riduzione dell'impiego di antibiotici.
Il motivo è duplice, da una parte contrastare lo sviluppo dell'antibiotico resistenza da parte dei patogeni e dall'altra contenere le spese sanitarie.
Una conferma di questo impegno arriva dalla verifica che l'Istituto zooprofilattico di Brescia, in collaborazione con la locale azienda sanitaria, ha condotto sul latte di quasi 1500 allevamenti della provincia.
I risultati di questa indagine, che hanno dimostrato la totale assenza di antibiotici dal latte proveniente da queste stalle, sono stati resi noti da Pietro Gorlani sulle pagine del "Corriere della Sera" del 15 aprile, che testimonia l'impegno degli allevatori nell'uso attento degli antimicrobici e nel rispetto dei tempi di sospensione.

L'articolo prosegue citando le affermazioni del direttore dell'Istituto zooprofilattico, Piero Frazzi, che ha sottolineato i progressi della zootecnia nel migliorare la tracciabilità e la salubrità del latte.
Un ulteriore passo avanti, è l'opinione di Antonio Vitali, responsabile del settore veterinario della Ats, si avrà il 28 gennaio del prossimo anno, quando entrerà in vigore il registro elettronico per i farmaci, con il quale sarà possibile conoscere in tempo reale il farmaco assunto da un qualunque animale presente in allevamento.
I controlli, conclude l'articolo, sono serrati anche nella ricerca di aflatossine, che dopo essersi sviluppate su alcune foraggere, possono essere rintracciate nel latte.
 

Il riso italiano va in Cina

La notizia non ha solo una valenza economica, ma è anche "curiosa".
Sorprende infatti che l'Italia sia riuscita a raggiungere un accordo per esportare il nostro riso in Cina, che di questo cereale è il più importante produttore e consumatore.
Il raggiungimento di questa intesa lo si apprende da una breve nota pubblicata il 16 aprile su il "Corriere della Sera", con la firma di Emily Capozucca.

Toni di grande soddisfazione, non poteva essere altrimenti, da parte di Gian Marco Centinaio, ex ministro e oggi sottosegretario alle Politiche agricole, che ha definito questa intesa con Pechino come "Una scommessa che sembrava impossibile da vincere", raggiunta grazie al lavoro di squadra dello stesso ministero, della nostra rappresentanza diplomatica in Cina e del nostro servizio fitosanitario.
Il riso italiano, ricorda infine l'articolo, è considerato una vera eccellenza da parte dei cinesi.
L'articolo non lo dice, ma ricordo che la cultura gastronomica cinese non conosce bene il risotto, preparazione alla quale sono particolarmente idonee alcune varietà italiane, come il Vialone nano o il Carnaroli, per citare alcuni fra i più noti.
insieme al riso, dunque, sarà opportuno esportare anche un po' della nostra cultura gastronomica.


I progetti del ministro

E' una lunga e articolata intervista al ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, quella raccolta da Giorgio dell'Orefice per il "Sole 24 Ore" del 17 aprile.
Tre i capitoli affrontati: innovazione, adeguamento delle infrastrutture irrigue e infine il rilancio dei contratti di filiera.
A proposito dell'innovazione, precisa Patuanelli rispondendo a una domanda su questo tema, si presenta l'occasione per un passo avanti verso l'agricoltura 5.0, quella guidata da un imprenditore che gestisce la propria azienda ricorrendo alle nuove tecnologie e all'intelligenza artificiale.
Un capitolo nel quale rientra l'obiettivo di una maggiore efficienza del processo produttivo e la riduzione dell'impatto ambientale.

Sulle infrastrutture irrigue va colta l'opportunità di procedere con gli interventi immediatamente cantierabili per complessivi 880 milioni di euro.
Una decisa svolta per migliorare l'utilizzo della risorsa acqua, ancora più importante a fronte dei cambiamenti climatici in atto.
Nell'intervista si è toccato anche il tema delle polizze assicurative, che potranno essere incentivate con il rifinanziamento del Fondo di solidarietà per circa 300 milioni di euro.
Altro tema affrontato è quello della ripartizione delle risorse comunitarie durante il periodo transitorio che ci separa dalla attuazione della nuova Pac.
Su questo argomento sono emerse contrapposizioni fra le regioni, lamentando come maggiori risorse siano destinate al Nord, penalizzando il Mezzogiorno.
Le stime del Mipaaf, ha ricordato Patuanelli in conclusione, dicono che le aree più avvantaggiate risulterebbero Abruzzo e Lazio, e non le regioni del Nord.
Le più penalizzate invece la Valle d'Aosta e l'Umbria, dunque non le regioni del Sud.
 

Meno soldi all'agricoltura

E' un grido d'allarme quello lanciato da Attilio Barbieri nell'articolo pubblicato su "Libero" del 18 aprile.
Stando alle sue analisi, la prossima Pac, la politica agricola comunitaria, darà priorità all'agricoltura biologica e precedenza ai soli allevamenti estensivi, cosa che rischia di mettere in difficoltà l'intera filiera zootecnica del made in Italy.
Una situazione paradossale, si legge nell'articolo, se si tiene conto che il modello italiano, con i suoi allevamenti protetti, consente di limitare il loro impatto ambientale ad appena un terzo di altre formule di allevamento.
Alla riduzione dei sostegni comunitari potrebbero poi accodarsi i grandi operatori finanziari, anch'essi pronti a sostenere solo un'agricoltura ritenuta, non sempre correttamente, più "verde".

Uno scenario che vede moltiplicarsi i messaggi rivolti agli agricoltori per spingerli a modernizzare le loro aziende e introdurre nuove tecnologie digitali.
Ma occorrono investimenti importanti e l'articolo si conclude ponendo seri interrogativi su come potranno le aziende agricole rispondere a questi appelli all'innovazione se si trovano a fare i conti con minori risorse economiche.
Da questa evoluzione delle scelte di politica agricola potrebbe uscire più penalizzata proprio l'agricoltura italiana, che al contrario di quanto avvenuto in altri paesi della Ue, ha migliorato il suo impatto sull'ambiente.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.

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