I contratti di filiera per il mais hanno ottenuto grande adesione e la misura sarà rifinanziata anche per gli anni a venire, almeno fino al 2022. È apparsa molto soddisfatta Milena Battaglia della Direzione generale per la promozione della qualità alimentare del Mipaaf (Politiche di filiera), durante l'evento online 'Giornata del mais 2021', organizzato dal Crea, Centro di ricerca cerealicoltura e colture industriali di Bergamo parlando del successo dell'iniziativa.
 
Nel 2020 l'adesione ai contratti di filiera è stata per 107mila ettari, superando la dotazione finanziaria del Fondo per la competitività delle filiere, previsto dalla legge di Bilancio 2020 e così, per ogni ettaro, saranno corrisposti 74 euro, invece di 100, che era la cifra massima a ettaro prevista. Se si considera che gli ettari a mais da granella, secondo gli ultimi dati, in Italia, sono circa 600mila si capisce bene che, in proporzione, l'adesione è stata molto alta.

Le basi per il successo dello strumento contratto di filiera, privatistico, erano state poste con l'accordo quadro firmato, sempre per il mais da granella, fra Assalzoo e nove organizzazioni della filiera, intesa che prevedeva che le industrie mangimistiche potessero stipulare contratti di secondo livello con i centri di stoccaggio privati o le cooperative per l'approvvigionamento di mais nazionale con origine certificata. L'accordo quadro è valido ancora per il 2021 e il 2022. I contratti di filiera, secondo quanto scritto nella circolare attuativa di Agea dovevano avere durata almeno triennale ed essere stipulati fra imprenditore agricolo e impresa di trasformazione oppure fra cooperative, consorzi o Organizzazioni dei produttori riconosciute e impresa di trasformazione oppure imprenditore agricolo (singolo o associato) e centro di stoccaggio e/o altri soggetti della fase di commercializzazione che abbiano sottoscritto un accordo con l'industria di trasformazione.

I contratti di filiera per il mais da granella sono uno degli strumenti su cui si punta per rilanciare una filiera che è in grave difficoltà. Il mais però è una coltura strategica e genera, se si considerano le produzioni zootecniche derivate, 36,2 miliardi di euro annui. Vista la sua centralità, il Tavolo tecnico di settore permanente ha elaborato un piano di settore che punta a ristabilire livelli di autoapprovvigionamento congrui, dal momento che, negli ultimi anni, la percentuale si aggira sul 50%.

Il piano, approvato più o meno un anno fa, oltre a fare il quadro della situazione, individua le linee su cui puntare per raddrizzare la barra: promuovere efficienti politiche comunitarie, la nuova Pac giocherà senza dubbio un ruolo importante; aumentare la competitività recuperando efficienza aziendale, migliorando la gestione del problema micotossine, migliorando le rese; recuperare un orientamento al mercato puntando a valorizzare il prodotto italiano come 'speciality' e non più come 'commodity' e migliorando l'immagine della coltura agli occhi anche dei non addetti ai lavori.
 
I contratti di filiera fanno parte proprio della strategia di orientamento al mercato e la ricerca avrà un ruolo centrale da giocare: "È emersa la necessità di fare ricerca e innovazione - ha detto Pietro Gasparri, dirigente della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare del Mipaaf durante il convegno organizzato dal Crea - in maniera integrata, in modo da poter essere tutti coordinati. Ci sono sfide ambientali cui rispondere garantendo l'efficienza produttiva ed è necessario potenziare la sostenibilità. Fondamentale poi è trasferire, attraverso l'assistenza tecnica, i risultati della ricerca".