Le intense precipitazioni del periodo hanno creato un omogeneo quadro di ripresa idrica con locali criticità idrogeologiche. Più evidente è la situazione nell'Italia centro-meridionale, dove si registrano eclatanti differenze rispetto alle medie del periodo. Lo afferma in una nota diffusa alla stampa l'Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue.

Da dove si ricorda come "Quanto registrato in questi giorni, con alcune esondazioni locali, è l'ennesimo segnale di allarme su un territorio idrogeologicamente fragile, la cui condizione è aggravata da cementificazione e cambiamenti climatici; - ricorda Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi - l'Italia spende mediamente 3 miliardi e mezzo di euro all'anno per riparare i danni da frane e alluvioni, senza considerare l'incommensurabile costo in vite umane. Anche in questo, il Recovery plan è un'opportunità per voltare pagina".

"Non solo - aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi -, ancora una volta gli eventi meteo stanno dimostrando la funzione fondamentale svolta dai bacini a tutela dei centri abitati; nel Piano nazionale di efficientamento della rete idraulica ne proponiamo la realizzazione, con progetti già definitivi ed esecutivi, di ulteriori 23, il completamento di altri 16 e la manutenzione di ulteriori 90 e con meno di 2 miliardi di euro. Dalla politica attendiamo risposte".
 

I dati Anbi per il Centro-Sud

Di questi tempi c'è tanta acqua in più - questo il senso del discorso - ma ci si limita molto spesso solo ad attendere che defluisca verso il mare, invece di fare scorta. I principali fiumi campani - Garigliano, Volturno e Sele - si sono portati su livelli idrometrici superiori alla media del quadriennio 2017-2020 con differenze positive rilevanti, fino a 6 metri in più, mentre è in lieve aumento il Lago di Conza della Campania e continuano a crescere, seppur di poco, gli invasi del Cilento, e dove quello principale - Pian della Rocca - è colmo dal 6 gennaio scorso e contiene un volume d'acqua superiore di quasi il 57% rispetto ad un anno fa.

In Abruzzo, le piogge hanno premiato soprattutto le zone interne, con l'invaso di Penne che ha superato i 4 milioni di metri cubi d'acqua, cioè circa un terzo in più del 2019 ed oltre il doppio del 2018. Continua la ripresa dei bacini di Basilicata - contengono ormai oltre 108 milioni di metri cubi d'acqua in più del 2020 - e Puglia: +50,82 milioni di metri cubi sull'anno scorso.

Ottime le performance dei bacini calabresi di Sant'Anna sul fiume Tacina e Monte Marello sul fiume Angitola, mentre i bacini sardi, pur in ripresa, segnano 7 punti in meno nella percentuale di riempimento rispetto a 12 mesi fa.
Permane invece molto preoccupante la situazione degli invasi della Sicilia che, a differenza delle altre regioni del Sud, continuano a registrare un deficit di quasi 200 milioni di metri cubi rispetto ad un anno fa.
 

La piena del Sele, le infrastutture dei Consorzi reggono

Insomma - Sicilia a parte - l'acqua c'è e dove i Consorzi di bonifica hanno ben lavorato tutto funziona, anche per quanto riguarda la difesa idraulica. È il caso dell'eccezionale ondata di piena del fiume Sele del 25 gennaio scorso, in Campania, seguita alle intense e persistenti precipitazioni cadute su tutto il bacino imbrifero nella settimana precedente e con accentuazione di carico sulle portate provenienti anche dagli affluenti Tanagro e Calore lucano. In quella giornata, ad Albanella, il Sele ha toccato la quota idrometrica di 7 metri e 53 centimetri sopra lo zero idrometrico, con portate che hanno superato i 200 metri cubi al secondo.

"Si è trattato di un evento di portata eccezionale e di cui non si conserva memoria almeno negli ultimi 50 anni " affermano Vito Busillo e Roberto Ciuccio, rispettivamente presidenti del Consorzio di bonifica in destra del fiume Sele e del Consorzio di bonifica di Paestum.

"Le piogge sulla sola Piana del Sele hanno sfiorato nell'ultima settimana la metà dello stesso quantitativo che cade in un anno intero e nonostante questo evento meteo, accompagnato da bombe d'acqua e dalla furia devastante del fiume, le infrastrutture dei consorzi di bonifica in destra e sinistra del fiume Sele hanno sostanzialmente tenuto, adempiendo pienamente allo scopo per il quale sono state progettate, allontanare le acque dai fondi agricoli e dai centri urbani, esaltando il lavoro di manutenzione ordinaria e straordinaria quotidianamente effettuato dagli enti e pagati quasi totalmente dall'utenza agricola mediante il tributo di bonifica" dichiarano Vito Busillo e Roberto Ciuccio.

Per i presidenti dei due enti di bonifica "È in momenti come questi che si evidenzia tutta l'utilità non solo delle opere di bonifica - dai canali della rete colante alle idrovore - ma anche del lavoro quotidiano di presidio del territorio svolto dai consorzi di bonifica, i quali esprimono notevoli ulteriori progettualità per rafforzare ancor più la difesa idrogeologica, in vista dei mutamenti climatici ormai in atto, dei quali questo evento è testimonianza".

Anche per Busillo e Ciuccio "E' ora di cogliere l'occasione del Recovery plan per finanziare le nuove opere di difesa a cura dei Consorzi di bonifica, al fine di poter consolidare i risultati sin qui ottenuti, perché la bonifica dei territori deve essere opera costante dell'uomo".