Chi mi legge conosce la mia debolezza intellettuale per gli accordi interprofessionali, una forma di collaborazione fra chi produce e chi trasforma-distribuisce per armonizzare l'offerta ed affrontare il mercato in maniera più competitiva (e più tranquilla).

Un gran bell’esempio di accordo interprofessionale me lo fornisce l’amico Alessandro Grandi, uomo con i piedi saldamente piantati sulla terra, da quattro generazioni nel settore del riso, creatore del marchio Riso Grandi nonché faro della produzione di riso Igp nel Delta del Po.
Grandi, che lavora in un settore in cui la materia prima vale l’85% del totale dei costi, ha capito che creare un filiera è cercare un partner vero, ovvero garantire un reddito all’agricoltore per rafforzare anche la propria offerta commerciale.

Il meccanismo è semplice: è stato calcolato in break even point per il produttore, ovvero quel punto in cui alla produzione si va a pareggio. Se il prezzo di mercato è al di sotto della soglia di break even, Grandi paga la differenza per riportare in pareggio l’agricoltore. Se invece si è sopra, la differenza viene divisa a metà fra il produttore e la riseria.
Per capirci, se l’accordo di riferimento son 50 euro al quintale, il prezzo di mercato 30 euro e il break even a 40 euro la riseria pagherà i 10 euro per riportare il pareggio. Se di converso il prezzo di mercato son 70 euro, si farà a metà dei 20 euro eccedenti.

Nei momenti di crisi l’industria deve essere vicino all’agricoltore, per poi godere assieme a questo anche dei momenti positivi di mercato. L’effetto è una stabilizzazione della fornitura e un aumento della competitività della filiera nel suo complesso. Un effetto che, nel caso di Grandi Riso, coinvolge 270 produttori per 7mila ettari e mezzo milione di quintali di prodotto.
Giusto per farvi capire le mie debolezze.