Nel Mezzogiorno d'Italia la situazione dei prezzi dell'olio extravergine d'oliva è nuovamente cambiata in una settimana. Ieri si è apprezzata in Borsa merci a Bari una nuova segmentazione del prezzo all'ingrosso dell'olio nuovo, che viene suddiviso per categorie, con quello ad acidità fino a 0,8% che ovviamente ha un valore più basso rispetto all'extravergine alta qualità - unica qualità quotata nella scorsa settimana - il quale, a sua volta, era in fase già lievemente calante rispetto alla settimana precedente.

Nel mentre l'alta qualità - acidità massima 0,4% - conferma ieri i prezzi della scorsa settimana. Ma non si fa attendere il contraccolpo sui prezzi all'origine del novello, che cala in tutte le piazze del Sud tra il 3,9% ed il 10,9% ad eccezione di Foggia, per un effetto di trascinamento legato già alla seduta di Borsa merci a Bari del 3 novembre. Mentre non si segnalano nuove rilevazioni sulla Sicilia. I movimenti sui prezzi all'origine si apprezzano sulle stesse piazze interessate - fino ad una settimana fa - da un rialzo fino ad oltre 50% a partire da valori molto bassi.

Il quadro che sembrava essere così notevolmente cambiato a favore degli olivicoltori, mostra ora il suo punto debole: il condizionante peso delle elevate quantità di olio in giacenza - per la prima volta dalla scorsa primavera in seppur lieve aumento dopo mesi di graduale diminuzione - che a questo punto sembra aver quantomeno accompagnato il negativo evolversi della situazione dei prezzi, tanto all'origine quanto all'ingrosso.

Mentre al momento restano marginali le giacenze di olio estero e sembra per il momento rinviata la ripresa dell'import - specie dalla Spagna - che potrebbe comunque innescarsi a causa dall'annata di scarica in Italia. E la soluzione di un'asta Agea da 20 milioni di euro per sgomberare il mercato dalle giacenze di olio Evo vecchio italiano sembra diventata a questo punto di massima urgenza. Come per altro sollecitato da Italia Olivicola.
 

Borsa merci di Bari, cambiano le qualificazioni degli oli

Ieri, 10 novembre 2020, la Commissione olio della Borsa merci di Bari ha fissato l'olio extravergine di oliva con acidità massima dello 0,4% così detto "di nuova produzione" a 4,60 euro al chilogrammo sui minimi ed a 4,90 euro sui massimi, confermando così gli stessi valori della precedente seduta del 3 novembre. Ma non si può fare a meno di sottolineare come trovi quotazione per la prima volta anche l'olio Evo con acidità massima dello 0,8% di questa annata, che viene apprezzato a 4,20 euro sui minimi e 4,50 sui massimi.

Subisce invece un calo "l'extravergine della scorsa produzione" che si attesta a 3,80 euro sui minimi e 4 euro sui massimi. Trattasi di olio Evo non altrimenti titolato quanto ad acidità massima, ma può essere solo raffrontato al "olio extravergine di olive di alta qualità acidità massima 0,4%" della scorsa seduta, del quale non veniva indicata l'epoca di produzione in maniera esplicita, ma che era attribuito alla scorsa produzione per esclusione. Tale olio era stato quotato ancora il 3 novembre a 4,00 euro al chilogrammo sui minimi e 4,10 sui massimi. In pratica l'Evo vecchio perde 20 centesimi sui minimi e 10 centesimi sui massimi sulla scorsa settimana, pur in una condizione di raffronto ai limiti dell'obiettività.

La differenza di prezzo tra le quotazioni di olio Evo vecchio e olio Evo nuovo può ora essere intesa solo tra quello nuovo di minore qualità ed il vecchio generico, ed è di 40 centesimi in meno per il vecchio, sia sui minimi e che sui massimi.

Ieri la Commissione olio ha rilevato anche i prezzi per l'olio extravergine biologico, che resta stabile sulla seduta precedente a 4,10 euro sui minimi e 4,40 sui massimi. Non è stato invece quotato l'extravergine Dop Terra di Bari.
 

Tornano ad aumentare le giacenze

Su queste variazioni di prezzo sembrano ora incidere le elevate giacenze di olio in Italia, per altro tornate a crescere. Secondo il report Frantoio Italia n 33 dell'Istituto centrale per la qualità e repressione frodi, pubblicato dal Mipaaf il 9 novembre scorso, "Lo stock di olio detenuto in Italia il 4 novembre 2020 ammonta a 256.053 tonnellate, di cui il 70,5% è rappresentato da olio Evo. Nell'ambito dell'olio Evo il 54,5% (98.288 tonnellate) è di origine italiana e il 37,3% è di origine Ue. Marginali gli stock di olio extra Ue e di oli blend" complessivamente attestati al 5,8%.

Il tutto con una variazione positiva del 2,14% rispetto al dato relativo al 28 ottobre, quando l'olio Evo presente in Italia nel suo complesso era pari a 176.714 tonnellate, mentre la giacenza al 4 novembre è risalita a 180.493 tonnellate.

Negativa la situazione se confrontata a 12 mesi prima, e torna in peggioramento: "Rispetto al 31 ottobre 2019, le giacenze di olio risultano nel complesso superiori del 49,8% (lo erano del 47,5% solo una settimana prima). Tale differenza è da attribuire prevalentemente alle variazioni di giacenza dell'olio Evo in generale (+63,5%) e di quello italiano, in particolare. Infatti, rispetto al 31 ottobre 2019, lo stock di olio Evo italiano è maggiore per una quantità pari a 48.344 tonnellate (+96,8%)".
E' del tutto evidente l'inversione di tendenza rispetto alla scorsa settimana: ormai l'olio nuovo inizia ad affluire copioso nei serbatoi e le giacenze d'ora in avanti, in mancanza di interventi esterni al mercato, potranno solo aumentare per effetto della molitura del nuovo raccolto per altro ancora in corso.

E gli effetti sui prezzi all'origine - al netto di ogni altro fattore come l'import che non sembra svolgere attualmente un ruolo determinante - già si sono apprezzati in questa ultima settimana.
 

Prezzi all'origine, crescono e tanto

I frantoi e gli oleifici fanno i conti con una situazione in continua evoluzione e dopo l'impennata della scorsa settimana i prezzi medi all'origine dell'olio extravergine di oliva nuova produzione - rilevati da Ismea al Sud - appaiono in diffuso calo con l'unica vera eccezione della Sicilia, da dove però non pervengono nuove rilevazioni.

Ecco i prezzi rilevati dall'Istituto "franco azienda" ed Iva esclusa tra il 2 ed il 5 novembre scorsi.

In Calabria il 5 novembre scorso le piazze di Cosenza, Catanzaro, Rossano Calabro e Lamezia Terme portano all'unisono il prezzo medio dell'extravergine di olive all'origine a 4,10 euro al chilogrammo registrando così una perdita del 10,9% sui 4,60 euro al chilogrammo rilevati dall'istituto il 29 ottobre scorso, quando però gli aumenti erano stati del 55% sulla settimana precedente.

In Puglia il 5 novembre a Brindisi, Lecce e Taranto il prezzo medio per l'olio Evo scende a 4,40 euro al chilogrammo, registrando una perdita del 10,2% rispetto ai 4,90 euro del 29 ottobre. A fronte del rimbalzo delle tre piazze del Salento, fa da contraltare la stabilità della piazza di Foggia, che in pari data ribadisce i 3,90 euro della settimana prima. Prezzo in discesa invece anche a Bari, rilevato il 2 novembre, segna un calo del 3,9% portandosi a 4,90 euro al chilogrammo sempre di valore medio per l'olio extravergine di olive in campagna.

Nulla cambia in Sicilia con le rilevazioni Ismea ferme al 3 novembre sulle piazze di Palermo e Trapani e che segnalano stabilità intorno allo stesso prezzo medio della settimana precedente: 5,40 euro al chilogrammo. Nella stessa giornata a Ragusa, con il prodotto a 5,50 euro al chilogrammo si registra un incremento del 10% sulla settimana precedente.

Per un raffronto più ampio con i prezzi della scorsa settimana è possibile visionare l'articolo del 6 novembre 2020.