Il tumultuoso progresso degli ultimi venti anni ha dato all'uomo la sensazione di un nuovo benessere, di una nuova ricchezza materiale, di un nuovo sviluppo civile. Ma il progresso porta con sé anche degli aspetti negativi, crea vere e proprie malattie di massa, esige dagli uomini un prezzo talora molto elevato. La società opulenta non elimina gli squilibri e i contrasti sociali; al contrario, talvolta li esaspera e, purtroppo, è anche una delle cause dell'incidenza di alcune patologie.

Ad esempio, molte delle malattie tumorali, seppur di origine diversa, sono spesso correlate a un ambiente sempre più deteriorato e insalubre, così come il gruppo di patologie che sono comprese nel termine "demenza" (incluso, quindi, il morbo di Alzheimer).
 

L'inquinamento

Uno dei principali imputati per l'aumento di queste patologie è il particolato atmosferico. L'esposizione al particolato, soprattutto quello fine, contribuisce direttamente alla diffusione di malattie respiratorie croniche e acute (es. pneumoconiosi) e recenti ricerche hanno purtroppo dimostrato anche l'esistenza di una evidente correlazione con l'aumento dell'incidenza delle malattie mentali.

Gli amministratori delle città e i governi nazionali sono ben consapevoli della minaccia costituita dall'inquinamento e stanno cercando con urgenza modi diversi per ridurla, ma ognuno di noi deve esserne consapevole e, nel suo piccolo, fare in modo da abbattere la propria emissione di particolato.
 

I benefici del verde urbano

Anche se la riduzione delle concentrazioni di PMx attraverso il verde urbano e le barriere vegetali può non essere totale, essa produce significativi miglioramenti nell'incidenza delle malattie perché si aggiunge a tutti gli altri servizi ecosistemici prodotti dal verde che sono fondamentali per la salute e il benessere delle persone.

Non secondario è l'effetto che la presenza del verde ha sull'incidenza di stress psicologici e i risultati di più di 40 anni di ricerche per quantificare gli specifici effetti neurologici, cognitivi, emotivi e fisiologici degli elementi "naturali" dimostrano che i benefici rilevati includono una maggiore calma e autodisciplina, una diminuzione dell'agitazione e dell'aggressività e un aumento delle principali funzioni cognitive.

Questa ricchezza di dati, però, è stata sinora trascurata e non è stata quasi mai associata a una buona progettazione urbana nel nostro paese e ciò è anche dovuto al fatto che i dati rimangono spesso confinati in discipline scientifiche singole e separate dalla pianificazione e progettazione. Tutti usano lingue diverse e i risultati sono spesso imprigionati dentro alle riviste accademiche e non vengono efficacemente divulgati.

Dall'analisi attenta di questi studi emerge sostanzialmente che:
1. Diversi elementi naturali possono indurre benefici diversi. Ciò significa che la progettazione generica di uno "spazio verde" su un piano urbano, per quanto esteticamente piacevole, non si rivolge specificamente al benessere mentale.
2. Il tempo gioca un ruolo significativo. Non ha senso avere grandi spazi verdi se questi non forniscono una buona ragione o l'opportunità per soffermarsi abbastanza a lungo da sperimentare i benefici rigeneranti.
3. Il modo in cui interagiamo con l'ambiente è importante. I risultati differiscono a seconda che l'utente stia osservando, ascoltando o stia facendo esercizi fisici nello spazio verde. Tenere conto di queste variabili può produrre una vasta combinazione di scenari progettuali.

Il ruolo del design urbano nel modellare le nostre città dovrà quindi sempre meno essere legato alla mera progettazione di spazi fisici, ma volto ad avere un impatto reale sul benessere mentale. Questo impone anche cercare fuori dai nostri limiti i dati disponibili e fare in modo da renderli efficaci.
 
Francesco Ferrini
Dagri - Università di Firenze
Associazione Pubblici Giardini

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