Crolla la produzione di olio extravergine d'oliva italiano, ma la qualità di uno dei prodotti simbolo del made in Italy resta eccellente. È quanto emerge dall'indagine condotta dagli osservatori di mercato di Cia-agricoltori italiani, Italia Olivicola e Associazione italiana frantoiani oleari. Ne viene fuori un'Italia dell'olio spaccata in due, con la produzione al Sud in forte calo a differenza della netta ripresa, rispetto allo scorso anno, delle regioni centrali e settentrionali. Con un risultato netto che è ben più pesante delle previsioni Ismea di fine settembre, che davano l'annata di scarica a poco più di un -20%.
 

Italia, 131mila tonnellate di olio Evo in meno rispetto al 2019

Infatti, la campagna che sta iniziando - secondo Cia, Italia Olivicola e Aifo - segnerà un netto -36% con una previsione di poco più di 235mila tonnellate di olio extravergine d'oliva prodotte a fronte delle oltre 366mila tonnellate della scorsa stagione, pari a 131mila tonnellate di olio Evo in meno rispetto alla scorsa annata.
 

Puglia, -50% sul 2019

A trascinare al ribasso le stime saranno proprio le regioni del Sud, da cui dipende gran parte della produzione italiana: evidente il calo della Puglia (-51%) che risente in maniera pesante della ciclicità del raccolto, con l'attuale stagione di scarica, a due anni dalla gelata che azzerò la raccolta nelle province di Bari, Barletta Andria Trani e Foggia, destabilizzando le piante.

Non si arresta il crollo del Salento flagellato dalla Xylella fastidiosa dove si stimano 2mila tonnellate di olio ed un calo del 50% rispetto allo scorso anno. Una Puglia che, nonostante quest'annata difficile, resta il polmone olivicolo nazionale con le 101mila tonnellate di prodotto stimate, pari al 44% della produzione italiana complessiva.
 

Le altre regioni d'Italia, chi sale e chi scende

Al secondo gradino del podio sale, a sorpresa, la Sicilia (-17% rispetto allo scorso anno) che scalza la Calabria (-45%) grazie alle buone temperature di queste settimane. Segno negativo anche per altre regioni importanti dal punto di vista produttivo come Campania (-12%), Basilicata (-20%), Molise (-20%), Sardegna (-26%) e Abruzzo (-33%).

Situazione ribaltata nelle regioni centrali e settentrionali, invece, grazie al clima positivo durante il periodo della fioritura e agli attacchi contenuti della mosca olearia. Sostanzialmente stabile la produzione nel Lazio (+6%), ottimi rialzi per Toscana (+24%), Umbria (+40%), Marche (+48%), ed Emilia Romagna (+52%).

L'oscar per il miglior incremento produttivo, nonostante le quantità sempre di molto inferiori alle regioni a maggior vocazione olivicola, lo vince la Lombardia (+1.727%) che passa da 123 tonnellate di olio extravergine d'oliva prodotte alle 2.248 tonnellate stimate per quest'annata. Grande crescita anche per Liguria (+145%), Trentino Alto Adige (+265%), Friuli Venezia Giulia (+770%) e Veneto (+995%).
 

Serve un piano olivicolo nazionale e prezzi più remunerativi

"Siamo di fronte ad un'annata a due facce, con i cali nelle regioni meridionali che producono la stragrande maggioranza dell'olio italiano e la ripresa delle regioni centrali e settentrionali che hanno beneficiato di un clima più clemente - ha detto il presidente di Cia, Dino Scanavino -. Ora bisogna premiare la filiera agricola che si impegna nella produzione di un olio di qualità, garantendo prezzi più equi, adeguati e remunerativi".

"La quantità quest'anno, a causa della ciclicità del raccolto, non sarà elevata mentre fortunatamente conserveremo inalterata la qualità eccellente del nostro prodotto - ha dichiarato il presidente di Italia Olivicola Fabrizio Pini -. Quest'annata dimostra, una volta di più, come non sia più rinviabile un Piano olivicolo nazionale che consenta di impiantare nuovi uliveti e recuperare quelli abbandonati. Occorre inoltre un lavoro istituzionale condiviso per cercare di garantire, su tutto il territorio nazionale, il giusto valore al lavoro dei nostri agricoltori".

"La qualità del nostro olio sarà eccellente ma dovremo mantenere alta l'attenzione sugli attacchi della mosca con controlli capillari sui territori - ha sottolineato il presidente di Aifo, Piero Gonnelli -. Siamo ancora lontanissimi dal soddisfare in toto il fabbisogno dei consumatori italiani e dovremo lavorare su questo nei prossimi mesi, in sinergia con tutti i protagonisti della filiera".