La stalla sull’acqua

Non è una novità in senso stretto quella riportata da “Repubblica” del 21 settembre a proposito della stalla galleggiante ancorata al porto di Rotterdam, in Olanda.
Già in passato si era parlato di questa innovativa e per molti versi rivoluzionaria idea di zootecnia, ma ora, passato qualche anno, si possono trarre le prime conclusioni. Che a quanto pare sono positive.
Adagiata su una grande chiatta quadrata, la struttura è corredata da pannelli solari che ne assicurano la fornitura di energia elettrica.
La vicinanza con il centro abitato semplifica sia il riciclo di sottoprodotti da destinare all’alimentazione animale, sia il trasporto al mercato dei prodotti della stalla.
Anche per i reflui zootecnici è stata adottata una soluzione interessante, con la separazione del solido, trasformato in concime e terriccio per giardinaggio. E per chi si interroga se le vacche soffrono il mal di mare, la risposta è no.
Al momento resta una curiosità. Ma pensando agli oltre 10 miliardi di persone che affolleranno il pianeta entro il 2050, chissà che questa non sia una delle possibili risposte.
 

Prima le tasse poi l’ambiente

E’ di poche righe la notizia pubblicata il 22 settembre da “Italia Oggi”, ma per alcune realtà agricole può avere molta importanza.
Si parla della possibilità di cedere a terzi le quote di CO2 sequestrate volontariamente. In “gergo” si chiamano Vero, Verified emissions reductions e rappresentano la quota di carbonio che anziché essere immessa in atmosfera, viene “bloccata” in un substrato idoneo.
Avviene ad esempio con il sequestro di carbonio nel terreno con colture dedicate, fra queste alcune foraggere.
Queste quote di CO2 possono essere cedute a terzi. Bisogna però fare i conti con l’Agenzia delle entrate, che precisa come in assenza di un quadro di regolamentazione secondario, la cessione a terzi dei titoli di CO2 non sia riconducibile alla cessione di servizi utilizzando le risorse aziendali.
I relativi proventi di questa cessione concorrono alla formazione del reddito di impresa.
Indifferente alla tanto declamata “transizione ecologica", questo approccio sembra favorire le casse dello Stato piuttosto che l’ambiente.
 

Opportunità per i giovani

Contributi a fondo perduto e mutui a tasso zero. Sono quelli a disposizione delle piccole e medie aziende composte da giovani che intendano subentrare nella conduzione di una azienda agricola.
Opportunità che erano già previste al Sud e che ora si estendono alle attività che si svolgono in tutta Italia. Merito della legge 11 settembre 2020 che ha modificato una precedente normativa del 2000.
La notizia arriva il 23 settembre da “Il Sole 24 Ore” che spiega come il nuovo regime agevolativo preveda mutui a tasso ridotto per una durata massima compresa fra i 10 e i 15 anni.
Il sostegno potrà essere concesso per importi non superiori al 60% della spesa. In aggiunta si potrà ottenere un contributo a fondo perduto sino al 35% della spesa ammissibile.
Ora si attende un decreto del ministero per le Politiche agricole, che dovrà dettare le misure di attuazione.
Fra i vincoli da rispettare quello dell’età dei richiedenti che deve essere compresa fra i 18 e i 40 anni non compiuti alla data della domanda.
 

Grano, se il prezzo crolla

E’ un momento difficile per il mercato del grano duro. Di settimana in settimana il prezzo va perdendo posizioni e dai 32,50 euro al quintale dei giorni seguenti al raccolto, si è scesi progressivamente sino a 28,50 euro.
E’ la conseguenza del contrapporsi di interessi (solo apparentemente divergenti) che animano pastai da una parte e agricoltori dall’altra.
Così all’ultima seduta della Borsa merci di Foggia, incaricata della formazione del prezzo, i rappresentanti degli agricoltori hanno preferito abbandonare il confronto. Lo scrive la “Gazzetta del Mezzogiorno” del 24 settembre, ricordando che gli agricoltori addossano le responsabilità di questa caduta del prezzo alle eccessive importazioni, in particolare dal Canada.
Una politica di importazioni che vanifica gli investimenti fatti e i tentativi di instaurare accordi di filiera. E c’è chi fa i conti su quanto dovrebbe valere un quintale di grano duro.
Per pareggiare i costi di produzione, che ammontano a circa 750 euro per ettaro, il prezzo non dovrebbe scendere sotto i 35 euro. Cifre dalle quali siamo molto lontani.
 

Le colpe dell’import

Il problema delle importazioni di grano ha molti collegamenti con l’accordo Ceta, quello siglato fra Unione europea e Canada in tema di scambi commerciali, già nei mesi scorsi al centro di accesi dibattiti.
Se ne torna a parlare sulla “Gazzetta di Modena” del 25 settembre per evidenziare la forte crescita delle importazioni di prodotti alimentari canadesi in Italia, che hanno registrato un aumento del 77%.
Assai più delle esportazioni del made in Italy verso il “paese dell’acero”, che mostrano una ben più modesta crescita, appena il 14% in più.
A trainare le importazioni provenienti dal Canada è in particolare il grano, la cui qualità è messa in discussione.
Le regole sull’impiego di alcuni agrofarmaci, come il glifosate, sono in Canada più liberali di quanto sia concesso in Italia, realizzando di fatto una concorrenza sleale con il prodotto nazionale.
Preoccupa anche la crescita delle nostre importazioni di carne provenienti dal Canada, dove è ammesso l’uso nell’alimentazione del bestiame di sottoprodotti della macellazione, vietati nella Ue. Evidenze che mettono in luce i limiti di questi accordi quando non vi sia intesa sul rispetto della reciprocità.
 

La cantina a nolo

C’è la vigna ma non la cantina. Oppure le attrezzature sono obsolete e mancano i fondi per investire in innovazione. Nessun problema, adesso la cantina per fare vino si può prendere a nolo.
Se poi non sono sufficienti nemmeno le competenze necessarie, ecco arrivare la consulenza dell’agronomo e dell’enologo.
E’ la formula del contoterzismo applicata al mondo enologico che si fa strada anche in campo enologico. Ne parla “Il Sole 24 Ore” del 26 settembre, che spiega come sia possibile ricorrere a fornitori esterni di servizi ad alta specializzazione, dalla gestione ordinaria della cantina ai processi di filtrazione e imbottigliamento.
Se le competenze ci sono e mancano le botti si possono prendere in affitto anche quelle. Si tratta, spiega l’articolo, di un servizio che in Spagna e Francia è già conosciuto e che si va diffondendo anche in Italia.
Numerosi i vantaggi del noleggio, a iniziare dalla detraibilità della locazione e poi il mancato immobilizzo di capitali e nessun anticipo Iva. Utile soprattutto a chi ha bisogno di flessibilità in funzione dell’andamento della vendemmia.
 

Benessere animale, la sfida è aperta

Molti parlano di benessere animale, spesso senza avere le competenze necessarie. Più raramente sono gli allevatori a parlarne, che pure hanno le carte in regola per dire la loro su questo argomento.
Fabiano Barbisan, presidente di Italia Zootecnica, ha avuto quella che mi sembra un’ottima idea per sciogliere i dubbi su cosa sia o non sia il benessere animale.
Ne parla su “Libero” del 27 settembre, dove lancia una sfida a dir poco interessante: mettere a confronto per un anno due sistemi di allevamento, uno al pascolo l’altro in stalla.
Animali della stessa provenienza e uguali caratteristiche per razza e genealogia, che sotto il controllo dei ricercatori dell’Università (la proposta è di rivolgersi a quella di Padova) trascorrono un anno nelle due diverse situazioni. E alla fine si misurano i parametri che definiscono il benessere e si stabilisce una volta per tutte cosa sia meglio per gli animali, in questo caso i bovini da carne. Evviva.
 
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell’agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Questo articolo fa parte delle collezioni: