Nel Mezzogiorno d'Italia c'è bisogno di far nascere una nuova governance per la gestione delle acque, a cominciare da quelle irrigue, ma senza nuove infrastrutture e la manutenzione straordinaria di quelle esistenti  - da finanziare con il Recovery fund, inserendone i progetti nel Recovery plan - non si va da nessuna parte. Perché nel Sud Italia, oltre l'11% della capacità dei bacini per la raccolta delle acque è occupato dalla presenza di sedimenti; per liberarli dall'interrimento sono pronti 45 progetti, che garantirebbero oltre 1.300 posti di lavoro. Non solo: nel Meridione ci sono sei invasi incompleti, la cui ultimazione incrementerebbe la disponibilità idrica per oltre 55 milioni di metri cubi, attivando circa 1.300 posti di lavoro; i progetti sono già pronti. 

Sono questi alcuni dati diffusi dall'Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela idraulica del territorio, che il 24 settembre a Matera ha presentato gli interventi per il Mezzogiorno, previsti dal Piano per l'efficientamento della rete idraulica.

La proposta, già presentata al Governo e composta da progetti con l'iter burocratico assolto ed in attesa solo di finanziamento, prevede nel Sud anche 222 interventi di manutenzione straordinaria e la realizzazione di quattro nuovi bacini idrici; l'investimento complessivo è circa di 1 miliardo e 899 milioni di euro, capaci di attivare quasi 9.500 unità lavorative nel segno del Green new deal.

"Mettiamocela tutta per un importante lavoro di squadra" ha affermato Francesco Vincenzi, presidente di Anbi, evidenziando la funzionalità del Piano redatto dai Consorzi di bonifica ed irrigazione alle opportunità del Recovery fund, il cui cronoprogramma prevede la conclusione degli iter procedurali con l'assegnazione dei lavori entro il 2023 e l'ultimazione delle opere entro il 2026.

"Il futuro dell'Italia è legato anche alla capacità di ridurre il divario fra Nord e Sud del paese - ha sottolineato Vincenzi - lavoriamo per questo nella prospettiva di un modello economico, che abbia il territorio al centro".

"Il Recovery fund è una straordinaria opportunità, cui non si può rispondere con irrealizzabili megaprogetti- ha aggiunto Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - L'Italia ha ripetutamente dimostrato di avere difficoltà di spesa per l'impossibilità di rispettare le tempistiche previste, per colpa delle lungaggini burocratiche. Il Piano Anbi, fatto di progetti già definitivi ed esecutivi, accorcia i tempi, offrendo un contributo di concretezza al paese ed alle istituzioni che lo rappresentano".

"La prova dell'utilità di questo Piano - ha concluso Giuseppe Musacchio, amministratore unico del Consorzio di bonifica della Basilicata - sono i tanti progetti lucani in attesa di finanziamento per centinaia di milioni di euro, segno della presenza di altrettanto gravi problemi. In Basilicata, il 2020 si sta caratterizzando come l'anno più siccitoso in periodo recente, soprattutto nel comprensorio del Bradano; eppure, non sono le disponibilità idriche a mancare al Sud, sono le infrastrutture".

Ai lavori hanno partecipato anche gli assessori lucani Gianni Rosa e Francesco Fanelli, mentre da remoto sono intervenuti i colleghi Gianluca Gallo (Calabria) e Edy Bandiera (Sicilia), oltre al direttore generale Dighe e infrastrutture idriche del ministero per le Infrastrutture, Angelica Catalano e Vera Corbelli, segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale.