Mentre a livello nazionale la vendemmia - come annunciato ieri dalle previsioni di Uiv, Ismea e Assoenologi - riuscirà a dare soddisfazioni, confermando l'Italia quale primo produttore mondiale di vino con 47,2 milioni di ettolitri ed un calo produttivo di appena l'1%, non sarà così per la Sicilia Occidentale.
 
A raccolta in corso, è un bilancio fortemente in rosso quello che si registra nella parte meridionale del trapanese, dove le condizioni meteo non favorevoli di quest'anno hanno anche portato a un anticipo di 10-15 giorni della fase di raccolta, mentre nel palermitano le perdite sulle rese sono più contenute rispetto alla media. Il calo del raccolto, in entrambe le province, va comunque di pari passo con un aumento della qualità delle uve per la produzione di vino. Queste le stime della Cia Sicilia Occidentale.

"Ci aspettavamo una annata diversa, più produttiva, visto che la vendemmia del 2019 aveva già dato risultati non buoni", spiega Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale. "A questo punto il calo di produzione generalizzato, non solo nella nostra regione, dovrebbe favorire la lievitazione dei prezzi, ancora troppo bassi per consentire ai produttori di ricavare un profitto oltre la copertura per i costi di produzione".

Ma se i riflessi del calo produttivo sui prezzi sono ancora incerti, i numeri sul campo sono di quelli che non lasciano adito a dubbi. Secondo l'organizzazione agricola, in provincia di Trapani, quindi, le stime di qualche settimana fa, che facevano ben sperare, hanno ora lasciato il posto a una realtà ben diversa a causa di vari fattori che, nelle zone di Marsala, Mazara, Campobello, Salaparuta e Poggioreale, hanno portato a un calo di produzione che tocca il 60%. Colpa della totale assenza di piogge in alcuni mesi invernali, come gennaio e febbraio, e del caldo torrido registrato nella parte finale di luglio e poi nel mese di agosto, che ha fatto diminuire drasticamente il peso dei grappoli.

Il caldo è stato preceduto, tra giugno e luglio, anche da un massiccio attacco di peronospora, che ha ulteriormente abbassato le rese - soprattutto per le uve coltivate in regime biologico - già condizionate dalla "vendemmia verde", il provvedimento varato dal Mipaaf che ha imposto, a chi ne ha fatto richiesta, la distruzione di parte del raccolto a fronte di un contributo per la grave crisi del settore causata dalla pandemia. Tra i vitigni più colpiti da questa concatenazione di eventi sfavorevoli Nero d'Avola, Syrah e Merlot, meglio è andata al Grillo e al Catarratto. E così Trapani, la provincia più vitata d'Europa, quest'anno si presenta sul mercato mancante di una parte consistente della sua abituale produzione.
 
E' andata meglio sul versante nordorientale, nel triangolo compreso tra Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi, dove non si è registrato l'attacco di malattie fungine e l'esposizione ai venti ha mantenuto un clima più favorevole alla crescita dei grappoli, nonostante anche da queste parti l'inverno e la primavera siano state avare di piogge. In questa zona si registra un calo medio del 10% rispetto al raccolto del 2018. Nelle terre confinanti della provincia palermitana, come Partinico e San Giuseppe Jato, le rese sono calate del 30% mediamente.