Oggi l'agricoltura deve fare i conti con gli effetti prodotti dai cambiamenti climatici e dall'aumento delle temperature, anche nelle regioni del Mediterraneo in cui sono sempre più frequenti le crisi idriche. In questo contesto, le falde acquifere assumono una maggiore importanza come fonte di approvvigionamento idrico, ma bisogna fare attenzione al fenomeno del cuneo salino: si tratta della risalita di acqua di mare verso l'entroterra.
 
Per contrastare la salinizzazione delle falde e dei suoli con modelli di gestione delle acque superficiali è nato il progetto Reservoir che coinvolge il Cer, il Consorzio pianura di Ferrara, le Università di Padova e Pavia oltre alle accademie spagnole, turche e giordane.

"La salinità blocca la capacità delle piante di assorbire qualsiasi altra cosa, quindi se l'acqua di falda contiene sale è inutilizzabile in agricoltura così come un terreno che lo contiene è incoltivabile" spiega il presidente di Anbi Francesco Vincenzi ad AgroNotizie.

"La risalita del cuneo salino è una problematica che riscontriamo purtroppo ormai in quasi tutti gli areali dei delta - afferma Vincenzi -. Ad oggi ce ne stiamo occupando con la condivisione nella gestione del fiume in termini di bacino. Quando si parla ad esempio della risorsa del Po, dobbiamo tenere conto di quali sono le esigenze a valle, cioè partendo dal bacino: è necessario valutare quali siano le portate giuste all'interno del fiume per poter evitare che l'acqua salata vinca la pressione dell'acqua dolce, e poi andare a ritroso, in modo da studiare i prelievi e i rilasci che servono per arrivare a valle raggiungendo gli obiettivi stabiliti".

"Abbiamo fortemente voluto l'istituzione della cabina di regia all'interno delle autorità di distretto - sottolinea in numero uno di Anbi - perché questo ci permette di pianificare quelle che sono le azioni e le attività da mettere in campo in modo da non arrivare troppo tardi: le decisioni vanno prese in marzo aprile per evitare di arrivare alla fine di luglio con la risalita del cuneo salino. Per noi la gestione del bacino è indispensabile, così come la gestione dell'acqua di superficie".
 

Il progetto Reservoir: lotta al cuneo salino e studio delle falde acquifere

"Grazie al centro di ricerche dell'Anbi, il Cer, Canale emiliano romagnolo, cerchiamo di anticipare le scelte e i tempi rispetto a quelli che sono i cambiamenti e i comportamenti che dovremo tenere futuro" sottolinea Vincenzi.

Ed è così che ha preso il via lo scorso 1° marzo a Comacchio (Fe) il progetto Reservoir, di durata quadriennale, che ha come partner i laboratori del Cer, il Consorzio pianura di Ferrara e le Università di Padova e Pavia ma anche accademie spagnole, turche e giordane. Il progetto è destinato a condizionare le future scelte dei paesi del Mediterraneo oggi alle prese con crisi idriche e risalita del cuneo salino.

In una nota stampa Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, ha precisato: "Il Consorzio Cer non solo è gestore della più lunga asta irrigua italiana, ma è ente di ricerca tecnico-scientifica del sistema dei Consorzi di bonifica ed irrigazione. Soprattutto in un momento di ripartenza come l'attuale, siamo particolarmente orgogliosi che le sue riconosciute competenze ne facciano parte integrante del team di progetto Reservoir, cui concorrono, tra gli altri, le Università di Pavia, Padova, Alicante (Spagna) e Dokuz Eyul (Turchia)".

Abbiamo chiesto a Tommaso Letterio, tecnico del Cer, di spiegarci cosa prevede nello specifico il progetto Reservoir.

Qual è lo scopo del progetto?
"L'obiettivo è quello di elaborare degli strumenti di gestione delle acque di falda e delle acque superficiali, finalizzati a contrastare la salinizzazione delle falde e dei suoli, in combinazione con modelli geomeccanici per la valutazione della subsidenza".

Può spiegarci esattamente in che cosa consiste il fenomeno del cuneo salino?
"Il cuneo salino è il processo per il quale, nelle zone costiere, l'acqua di mare tende a distribuirsi nelle zone più profonde della falda, compromettendo la qualità della stessa e di conseguenza la possibilità di sfruttare tali risorse per scopi idropotabili ed irrigui".

"Nelle zone costiere come quella di studio, la zona del ferrarese, il piano di campagna si trova localizzato a livelli inferiori al livello del mare di 2-4 metri. In questi casi i processi di salinizzazione connessi alla presenza del cuneo salino si vanno a localizzare anche negli strati più superficiali delle acque di falda: in alcuni casi questi strati sono a contatto con le zone dove si estende l'apparato radicale delle piante. Si generano così, anche per risalita capillare, dei processi di salinizzazione del suolo che possono compromettere le produzioni".

"Con il progetto vogliamo studiare come contrastare i processi di salinizzazione delle falde superficiali, e quindi i processi di salinizzazione dei suoli che potrebbero compromettere le produzioni agricole. Per questo studiamo la gestione delle acque dolci presenti nei canali di bonifica e l'effetto benefico della ricarica controllata della falda per infiltrazione dai canali"
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Come avviene la ricarica controllata delle falde?
"Utilizzando il reticolo di distribuzione dell'acqua, ovvero il reticolo di bonifica che serve anche per distribuire acqua per l'irrigazione agli agricoltori, i consorzi immettono acqua dolce nei canali che si infiltra in questo modo nel terreno. Si genera così un beneficio ambientale, in quanto viene contrastata la salinizzazione delle falde superficiali e dei suoli".

"Il progetto intende studiare questo processo, a livello di modellistica e come strumento eccezionale, per capire dove questo generi un maggior beneficio e in quale misura. In questo contesto poi non bisogna dimenticare anche un altro fenomeno che è presente nella zona: quello della subsidenza".


Che cosa si intende con subsidenza?
"La subsidenza è l'abbassamento costante del livello del terreno, con frequenze che come intensità possono andare dall'1 ai 10 millimetri all'anno e si riscontra in quasi tutte le aree costiere. Il terreno, abbassandosi, si espone maggiormente alla presenza di una falda più superficiale, e quindi maggiormente in grado di generare dei processi di salinizzazione dei suoli. Il processo di estrazione di acqua della falda e la subsidenza sono estremamente correlati: il progetto cerca di valutare come la gestione del livello di acqua nei canali possa contrastare la salinizzazione dei suoli e delle acque e, allo stesso tempo, anche eventuali processi di subsidenza".

"Nelle zone del ferrarese, dove i suoli sono torbosi, si riscontra l'abbassamento del terreno. La torba tende ad ossidarsi e questa ossidazione porta alla perdita di carbonio e al compattamento della terra. Con il mantenimento dell'acqua nei canali si contrasta anche in parte l'abbassamento del livello della falda e quindi anche la subsidenza".


Quando si avranno i primi risultati del progetto?
"Il progetto, di durata quadriennale, prevede l'analisi da remoto della subsidenza attraverso rilievi con satelliti, a cui saranno integrate le informazioni dei modelli geomeccanici e idrogeologici. L'estate prossima dovrebbero essere disponibili i singoli dati dei satelliti e dei modelli. Si valuterà poi l'effetto della gestione delle acque superficiali della falda sull'abbassamento del terreno in termini di subsidenza e sulla salinizzazione delle falde profonde e superficiali, per arrivare a proporre strumenti complessi di valutazione".