Sono falliti i molteplici tentativi tra Organizzazioni di produttori e l'Anicav, Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali per il raggiungimento dell'accordo sul prezzo di riferimento per la campagna del pomodoro da industria in corso, e ora si rischia di lavorare a libero mercato. A lanciare l'allarme è Cia-agricoltori italiani, spiegando la necessità di trovare responsabilmente un'intesa tra le parti il prima possibile. Eppure le proposte sul tavolo ci sono e da tempo, ma quest'anno non riesce ancora a vedere la luce un accordo sul prezzo del pomodoro da industria.

"Da informazioni acquisite ci risulta che i magazzini non abbiano giacenze - afferma il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino - anche perché, con l'emergenza coronavirus, è cresciuto notevolmente il consumo domestico di salse e passate, compensando le perdite dell'Horeca". I trasformati del pomodoro, tradizionale prodotto da scorta in dispensa, nel periodo acuto del lockdown hanno registrato trend di crescita enormi rispetto al 2019, con variazioni positive di oltre il 35% in volume e del +45% sulla spesa.

"Ad avviso di Cia, ci sono le migliori condizioni per una produzione 2020 di qualità - continua Scanavino - che dia soddisfazione alla parte agricola e a tutta la filiera. Chiediamo, quindi, di mettere da parte le contrapposizioni e arrivare in tempi brevi a un accordo sul prezzo, anche considerando che l'Organizzazione interprofessionale Pomodoro da industria del Centro-Sud Italia ha concesso alle parti la proroga richiesta per la consegna dei contratti di fornitura al 10 luglio, praticamente a ridosso della raccolta, e gli agricoltori sono nella completa incertezza".

"Apprezziamo il lavoro che l'Oi sta, con fatica, portando avanti e sosteniamo in particolare le iniziative per il rispetto del sistema di regole condivise - osserva il presidente nazionale Cia -. In questo senso, chiediamo un'attenta verifica sulle percentuali di contrattazione fuori dal sistema dell'Interprofessione, che per quest'anno è stata eccezionalmente innalzata al 20%". Quest'anno sono stati molteplici gli inviti - diretti ed indiretti - a concludere presto l'accordo, ma non sono stati fino ad ora raccolti.

Il 29 gennaio scorso Fabrizio Marzano, presidente della Federazione nazionale del pomodoro da industria di Confagricoltura aveva detto: "E' inconcepibile che ogni anno non si riesca ad avere per il 31 gennaio una programmazione concordata delle superfici investite a pomodoro; la mancanza di indicazioni in tempo utile nuoce alle aziende agricole, non consentendo loro di pianificare in maniera adeguata la produzione". Marzano aveva poi sollecitato a definire rapidamente la programmazione per la campagna 2020, propedeutica ad un più sereno accordo sul prezzo.

Trascorrono i mesi - complice anche il lockdown - e il campanello d'allarme suona il 30 maggio scorso, quando Coldiretti annuncia, come lo scorso anno, l'accordo separato con la multinazionale Princes - che ha uno stabilimento in provincia di Foggia - valido per le aziende agricole di Puglia, Basilicata e Molise. Il contratto 2020 tra Princess e Coldiretti "prevede una remunerazione di 121 euro a tonnellata per il pomodoro tondo e 125 euro a tonnellata per il pomodoro lungo - spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia - con un aumento dei prezzi riconosciuti in campagna agli agricoltori del 23% rispetto al 2019. Sarà, inoltre, riconosciuto un premio di 10 euro a tonnellata in corrispondenza dell'utilizzo della tecnica agronomica della pacciamatura".

Il 22 giugno Anicav formula l'ultima proposta nota alle Op: un prezzo pari a 100 euro alla tonnellata per il tondo e 110 euro per il lungo, pari ad un incremento di prezzo rispetto allo scorso anno di circa il 6%, a compensazione della straordinarietà della campagna (Covid-19, approvvigionamento idrico), ma la parte agricola non si è espressa sulla proposta ricevuta. Un prezzo che – ove approvato - sarebbe superiore a quello del Nord Italia, di 12 euro a tonnellata sul pomodoro tondo, oltre 3 euro in più rispetto al 2019. Ma sarebbe ancora inferiore a quello dell'accordo Coldiretti-Princess di 21 euro sul tondo e di 15 euro sul lungo.

A questo punto, quella per il 10 luglio prossimo è proprio l'ultima chiamata per evitare il mercato libero: con effetti difficilmente prevedibili nella contrattazione tra singole aziende di trasformazione e singole aziende agricole.