Nonostante dall'acqua dipenda quasi il 20% del Pil dell'Italia, pari a circa 300 miliardi, la disponibilità di risorse idriche è ferma agli anni '70. Una situazione che mal si concilia con la modernità che il paese ha vissuto nel frattempo e con le nuove esigenze di crescita, soprattutto se messe in relazione al Green deal.

E' questo un punto centrale su cui si è concentrato il presidente dell'Anbi (l'Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue), Francesco Vincenzi, nel corso della prima giornata dell'assemblea.

"Nel 1971, la Conferenza nazionale sulle acque - ricorda Vincenzi - indicò in almeno 17 miliardi di metri cubi, la capacità d'invaso necessaria a rispondere alle esigenze di crescita del paese nel 1980. Quarant'anni dopo la potenzialità di raccolta delle 534 dighe italiane è ferma a 11,9 miliardi. Risulta evidente l'importanza, soprattutto nella prospettiva di un rilancio dell'Italia collegato al Green deal, di aumentare sensibilmente la capacità d'invaso per sopperire alle accresciute esigenze idriche".

L'agricoltura è il settore che 'beve' di più: "con circa 20 miliardi di metri cubi all'anno, soprattutto nel Nord Italia, per irrigare complessivamente 3,3 milioni di ettari - osserva Vincenzi - sta, però, crescendo in molte aree del paese la richiesta d'irrigazione per migliorare la competitività; sono poi numerose le produzioni agricole che, a causa della siccità e delle alte temperature, necessitano di acqua durante tutto l'anno. Sarebbe per questo fondamentale avere a disposizione più risorsa idrica - dice Vincenzi - attraverso la realizzazione anche di piccoli invasi e l'incremento della superficie servita da impianti irrigui".

E il sostegno 'politico' non sembra mancare. "E' impensabile un'agricoltura senza la risorsa acqua - afferma il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L'Abbate - tutti gli imprenditori agricoli dovrebbero averla. I cambiamenti climatici modificano le quantità disponibili; quindi è basilare accumularla, impegnando risorse finanziarie utili per risolvere le criticità di molte aree del territorio italiano, in particolare l'approvvigionamento in certi periodi dell'anno. Oltre a questo è fondamentale il riuso dei reflui depurati in agricoltura, grazie a sistemi avanzati: un'occasione che non si può perdere".

"Il governo e il ministero delle Infrastrutture e trasporti - rileva il sottosegretario Salvatore Margiotta - stanno lavorando bene e le infrastrutture idriche entreranno a far parte delle grandi opere necessarie per dare un nuovo impulso all'Italia. L'obiettivo è quello di fronteggiare le carenze e lo stress idrico; la risposta non può che essere la gestione integrata, sostenibile ed efficiente dell'acqua. Il ruolo dei consorzi di bonifica è stato negli ultimi anni virtuoso, anche al Sud. Il ministero sta lavorando sul Piano invasi con 1,6 miliardi di euro da programmare ed investire nelle opere idrauliche prioritarie".

Punta sulle competenze, nel suo intervento, il sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut: "Le caratteristiche fisiche dell'Italia rappresentano grandi opportunità, specie in termini di biodiversità, ma anche elementi di fragilità idrogeologica del territorio; occorre innanzitutto far bene le cose e per questo c'è bisogno di rilanciare le capacità tecniche in un paese. Il tema della difesa suolo è fondamentale per le prospettive economiche ed occupazionali anche nell'ottica del Green deal".

"L'emergenza coronavirus - afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, chiedendo l'eliminazione dell'agricoltura dal Titolo V della Costituzione dal momento che aver frammentato su base regionale la capacità degli agricoltori di fare politiche per il settore è un forte limite - ha rimarcato il ruolo centrale dell'agricoltura e il fatto che non si possa rinunciare ad una forte agricoltura, in grado di garantire l'autosufficienza alimentare. L'Italia non è autosufficiente nella produzione agricola: riusciamo infatti a produrre il 75% del fabbisogno nazionale. Il raggiungimento dell'autosufficienza alimentare libererebbe 50 miliardi di Pil. Noi siamo pronti, ma servono le giuste condizioni per poter produrre".