Nelle ultime settimane si è molto parlato della strategia "farm to fork" che è il vero cuore del corso verde (Green new deal) dell'Unione europea. Un corso tutto orientato alla sostenibilità e alla ricerca di un nuovo equilibrio fra l'ambiente naturale e i sistemi produttivi.

Un ruolo di primissimo piano in questo nuovo corso è ricoperto dalla chimica verde. Un settore che, pur sconosciuto ai più, vede l'Italia in posizioni di eccellenza per quanto riguarda la ricerca e le conoscenze. Conoscenze che però vanno ora divulgate, coordinate e ben utilizzate. La chimica verde (o chimica sostenibile) è l'invenzione, la progettazione e lo sviluppo di processi atti a ridurre o eliminare la produzione e l'uso di sostanze pericolose (definizione Epa - Ente protezione ambientale Usa).

In altri termini, fino ad oggi la chimica era basata sulla petrolchimica, ovvero sull'uso di prodotti derivati dagli idrocarburi; la frontiera vera è oggi quella di utilizzare materiali agricoli. Materiali che dovranno essere più biodegradabili, più rinnovabili, meno tossici, meno climalteranti (minore carbon footprint).
Parliamo di centinaia, migliaia di prodotti: dalle pacciamature fino ai lubrificanti, dai disinfettanti alle creme per le labbra, dai detersivi alle posate usa e getta, alle tinture per tessuti, liquidi antigelo….
Parliamo ovviamente di bio-carburanti, di bio-plastiche ma di tante altre cose che entrano nella nostra vita di tutti i giorni – e quindi nell'ambiente e nei cicli vitali della natura.

Attenzione: non c'è nulla di nuovo sotto il sole visto che l'uomo ottiene dalla coltivazione delle piante tutto quello che gli occorre fin dal neolitico. Delle 300mila piante superiori nei manuali di botanica l'uomo ne ha coltivate nei millenni circa 7mila. Oggi le piante coltivate non arrivano a 150 e i fabbisogni dell'uomo sono coperti per il 95% da solo 30 specie e solo 3 piante (riso, grano e mais) producono il 50% delle calorie necessarie all'umanità. Qualcuno adesso capirà perché lo scorso 22 maggio abbiamo celebrato la giornata mondiale della biodiversità.

L'occasione mi è anche grata per una piccola nota di cronaca e per augurare buon lavoro a un bravo e capace amico: l'economista agrario Gianluca Bagnara che è stato chiamato a rappresentare l'Italia nel gruppo di lavoro della Commissione europea sulle colture industriali sostenibili. Il lavoro che dovrà affrontare è tanto, interessante e preziosissimo per il nostro Paese.