Negli ultimi mesi l'emergenza coronavirus ha modificato radicalmente la nostra vita, influenzando sensibilmente tutti i principali settori produttivi, compresa l'agricoltura.
Per offrire ad aziende e professionisti più tempo per accedere ai contributi Pac, è stata decisa la proroga al prossimo 15 giugno del termine per presentare la domanda unica 2020.
Inoltre, il decreto "Cura Italia" prevede la possibilità per gli agricoltori di richiedere l'anticipo fino al 70% dei contributi Pac per supportare l'esigenza di liquidità delle imprese.

Per approfondire questi temi, in collaborazione con il Caa canapaConsulenzaAgricola.it ha organizzato un webinar moderato dal direttore Luciano Mattarelli e seguito da circa duecento persone tra operatori, tecnici ed imprenditori. Relatori, due massimi esperti quali Angelo Frascarelli, professore associato dell'Università degli studi di Perugia, e Giuseppe Ardizzoni, consulente in agricoltura presso la Regione Emilia Romagna.

Numerosi i temi al centro del dibattito, quali la Pac e il coronavirus, l'accesso alla riserva nazionale, il ricalcolo dei titoli, il mantenimento dei prati permanenti, l'ammissibilità dei pascoli, la figura dell'agricoltore attivo, la certificazione antimafia, il Fondo grano duro e il Fondo competitività.

Per quanto concerne il primo aspetto, il Consiglio agricolo del 25 marzo scorso ha puntato i riflettori sugli approvvigionamenti alimentari, sottolineando il grande ruolo svolto dagli agricoltori e dalla filiera alimentare, sulla circolazione di merci, mezzi di produzione e lavoratori, sui controlli pubblici. Ha inoltre evidenziato come in questo periodo sia diminuita nettamente la domanda di prodotti di valore più elevato (vino, pesce, fiori), mentre dall'altro lato sia decisamente aumentata la richiesta di prodotti come riso, pasta, uova, conserve, frutta e verdura.

Quali le misure messe in campo dalle istituzioni per far fronte a questa situazione eccezionale?
Davanti alla crisi provocata dal Covid-19, la Commissione Ue ha deciso di stanziare 37 miliardi di euro di investimenti pubblici. Parallelamente, è stato stabilito che i beni essenziali, compresi i prodotti alimentari, non debbano essere soggetti a restrizioni per la circolazione. Inoltre, la Ue ha dato la possibilità ai singoli Stati membri di aumentare gli aiuti di Stato fino a 120mila euro per le imprese del settore pesca ed acquacoltura, a 100mila euro per le aziende attive nella produzione primaria di prodotti agricoli, a 800mila euro per le società operanti nella trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli.

L'emergenza Covid-19 proroga al 15 giugno prossimo la scadenza per la presentazione della domanda unica 2020. Quali sono le principali misure previste per i pagamenti?
Per quanto concerne i pagamenti diretti, le proposte dell'Unione europea si concentrano su: aumento del tasso massimo dei pagamenti anticipati, riduzione del tasso del 5% dei controlli in loco, utilizzo di misure di controllo alternative, esenzione temporanea dei requisiti di inerbimento (ad esempio abolendo temporaneamente le disposizioni relative alle aree di interesse ecologico ed alla rotazione delle colture al fine di sfruttare appieno il potenziale di produzione), proroga del termine per l'esecuzione dei pagamenti, flessibilità nell'attuazione del sostegno accoppiato. Misure sostanzialmente simili per lo sviluppo rurale e l'Ocm.

Tutte le amministrazioni pubbliche (Ue, ministero, Agea, organismi pagatori regionali) si sono impegnate ad anticipare il più possibile i pagamenti. A questo scopo, sono previste tre forme: la prima, con pagamento tra maggio e giugno, è calcolata sul 70% del portafoglio titoli del 2019; la seconda vede come termine il 31 luglio ed è costruita sul 50% dell'importo del pagamento di base riguardante greening, giovani e piccoli agricoltori della domanda unica 2020 (sono esclusi i soggetti con situazione debitoria, quelli con trasferimento titoli non perfezionati, coloro che non sono agricoltori attivi, i soggetti senza congruenza nel de minimis). La terza forma prevede infine il pagamento tra il 16 ottobre e il 30 novembre calcolato sul 70% dell'importo del pagamento di base, greening, giovani e piccoli agricoltori della domanda unica 2020; esclusi i soggetti con situazione debitoria e coloro che non sono agricoltori attivi.


Le fattispecie della riserva nazionale

Tra le diverse fattispecie che possono accedere alla riserva nazionale, le più importanti sono quelle del giovane agricoltore (A) e del nuovo agricoltore (B). Secondo il Regolamento 1307/2013 e la circolare Agea n. 99290 del 20 dicembre 2018 i giovani agricoltori sono persone fisiche di età inferiore ai quaranta anni che si insediano per la prima volta in una impresa agricola come capo azienda o che sono già insediati nei cinque anni precedenti la prima presentazione di una domanda per aderire al regime del pagamento di base. Nuovo agricoltore è colui che inizia ad esercitare attività agricola e deve presentare domanda non oltre due anni dall'avvio dell'attività.
L'accesso alla riserva nazionale per le fattispecie A e B è consentito soltanto una volta.

La fattispecie C ("abbandono di terre") riguarda gli agricoltori che detengono superfici soggette a programmi di ristrutturazione e sviluppo per le quali l'impegno sia scaduto entro i termini di presentazione della domanda unica. La fattispecie D si riferisce ad agricoltori con superfici situate in zone svantaggiate.

A differenza delle fattispecie A e B, per quelle C e D gli agricoltori possono presentare domande per più anni, ma una volta soltanto sulla stessa superficie. Una superficie che ha ricevuto l'attribuzione dei titoli in una campagna è tecnicamente "bruciata" per quelle successive.


Il valore medio dei titoli

Con la circolare n. 50074 del 6 giugno 2019 Agea ha comunicato che il valore medio della riserva nazionale 2018 è pari a 216,60 euro/ettaro; le domande delle fattispecie A e B sono state accolte integralmente, mentre le domande delle fattispecie C e D sono state finanziate al 10,42% alla luce del grande numero di richieste per le altre tipologie. Il Regolamento Omnibus prevede la novità che per soddisfare le domande C e D possano essere tagliati tutti i titoli di ogni agricoltore con un limite massimo della contrazione del valore pari all'1,5%.

Ogni anno Agea procede al ricalcolo dei titoli per finanziare la riserva nazionale e per rispettare il plafond dei pagamenti diretti. Per il 2018 il ricalcolo ha visto una riduzione lineare del valore di tutti i titoli nella misura del 2,65% ovvero dell'1,15% per i giovani agricoltori, i nuovi agricoltori e per provvedimenti amministrativi/giudiziari e dell'1,5% per le zone montane e svantaggiate. Sono poi stati ridotti dell'1,85% i pagamenti per il fabbisogno per il premio giovani agricoltori.

E per il 2019, su quali valori si attestano i titoli?
Per quanto concerne la riserva 2019, i valori dei titoli si collocano sui 210,75 euro, livello più basso alla luce delle numerose richieste provenienti da giovani e nuovi agricoltori. Il calcolo di Agea è ancora provvisorio in quanto alcuni organismi pagatori non hanno ancora comunicato i dati a causa della difficoltà di effettuare i controlli in loco per l'emergenza coronavirus. Entro pochi giorni dovrebbe comunque essere possibile concludere le operazioni relative ai titoli 2019 e quindi riattivare il trasferimento titoli del 2020. Per quanto concerne la montagna, l'aiuto sarà maggiore rispetto all'anno precedente, arrivando a sfiorare il 60%, per l'esattezza 59,87%, rispetto al 10% precedente.

Un altro tema al centro del dibattito sulla Pac è quello dell'agricoltore attivo. Che cosa si intende con questa definizione e cosa viene considerata attività agricola?
Dal 2018 è stata soppressa la black list e per agricoltore attivo si intende chi si colloca al di sotto della soglia, ovvero chi riceve pagamenti diretti inferiori a 5mila euro in montagna e nelle zone svantaggiate, chi ottiene meno di 1.250 euro in pianura, chi è iscritto all'Inps e chi ha partita Iva. I titoli devono essere attivati su una superficie ammissibile che comprende queste tipologie: seminativi, colture permanenti legnose, prati e pascoli permanenti su cui si svolge un'attività agricola.

Per attività agricola si intende la produzione, l'allevamento, il mantenimento della superficie in uno stato idoneo al pascolo o alla coltivazione o lo svolgimento di una attività minima che prevede almeno una pratica colturale ordinaria annuale (trinciatura, sfalcio, potatura, ecc.). Una novità arriva dalla circolare Agea del 2 marzo 2020in base alla quale l'agricoltore ha l'obbligo di svolgere questa attività minima in quanto la sua azione favorisce la collettività prevenendo incendi, limitando la diffusione delle infestanti, permettendo un equilibrato sviluppo delle piante, non danneggiando il cotico erboso dei prati permanenti.

A proposito di prati e pascoli, qual è lo stato dell'arte per questo settore?
I criteri di mantenimento delle superfici sulle quali sono svolte le pratiche tradizionali e l'attività di pascolo sono soddisfatti quando il pascolo è effettuato in queste superfici con uno o più turni animali di durata pari ad almeno sessanta giorni. L'Agea con la circolare n. 9020 del 4 febbraio 2019 e la n. 30913 del 29 marzo 2019 ha introdotto una novità in base alla quale i pascoli dove sono svolte le pratiche tradizionali (Plt) sono assimilabili solo se effettivamente pascolati; in quelli diversi dalle Plt il pascolo non è obbligatorio come pratica di mantenimento qualora l'agricoltore sia in grado di dimostrare di aver effettuato almeno una operazione colturale.

Nella domanda Pac occorre specificare il tipo di pratica utilizzata per il mantenimento dei prati e pascoli permanenti: pascolo con animali propri, con animali di terzi, sfalcio manuale o meccanizzato, pratiche colturali oltre al miglioramento del pascolo, nessuna pratica.


Il Registro dei prati permanenti

In vigore dal 2018, registra tutte le superfici a prato permanente poste in aree sensibili ai fini della loro tutela. Le sue funzioni sono poi la registrazione e gestione delle superfici agricole in relazione al rispetto dei vincoli di condizionalità e greening, la registrazione e gestione delle superfici identificate come pratiche locali tradizionali di pascolamento (Plt) comunicate dalle regioni, la registrazione e gestione delle superfici indicate dalle regioni sulle quali si applica la deroga alla normativa nazionale. Inoltre, il registro gestisce la procedura di autorizzazione alla conversione di prati permanenti in altri usi (seminativi, colture permanenti, rimboschimento).


Certificazione antimafia e fondi cereali e orticole

Novità in arrivo in questi importanti settori. Per quanto concerne la certificazione antimafia da allegare alla domanda unica Pac, fino al 31 dicembre di quest'anno obbligatoria oltre i 25mila euro, dal primo gennaio 2021 scatterà dai 5mila euro in su. In merito all'altro aspetto, è stato rinnovato il Fondo grano duro con uno stanziamento di 40 milioni di euro per gli anni 2019, 2020, 2021 e 2022; l'aiuto è rivolto agli agricoltori che stipulano accordi triennali con un trasformatore e prevede un importo massimo di 100 euro ad ettaro fino a 50 ettari in regime de minimis, cioè fino a 20mila euro nel triennio.

Ma la vera novità è rappresentata dal Fondo per i contratti nelle filiere di mais, soia e legumi, con 5 milioni nel 2020 e 6 milioni nel 2021 per il mais e 4,5 milioni annui per il 2020 e il 2021 per soia e legumi (pisello da granella, fagiolo, lenticchia, cece, fava da granella, favino da granella).

A questi strumenti si aggiunge poi un Fondo competitività per la filiera della carne ovina con un aiuto di 9 euro alle imprese agricole di allevamento per ogni capo macellato e certificato Igp e un aiuto fino a 6 euro per ogni capo non Igp. Completa il panorama un Fondo per la filiera del latte bufalino con un aiuto alle imprese di trasformazione pari a 10 centesimi di euro per ogni litro.

Fin qui abbiamo visto interessanti aspetti, con alcune conferme ed interessanti innovazioni, riguardanti la gestione della attuale Politica agricola comune. Gettando lo sguardo al futuro, anche alla luce del negoziato in corso, quali saranno le principali idee e le logiche alla base della riforma della Pac post 2020?
Innanzitutto, come già ricordato, l'entrata in vigore della nuova Pac slitterà al primo gennaio 2023 e pertanto il 2021 e 2022 saranno due anni di transizione nei quali occorrerà garantire la continuità del sostegno: per questo si rende necessario un regolamento transitorio, attualmente in discussione al Parlamento europeo ed al Consiglio agricolo. La bozza prevede un nuovo massimale dei pagamenti di base per il periodo 2020-2022 con una probabile riduzione del 3,9%.

Inoltre, il regolamento assegna maggiore margine di manovra agli Stati membri, soprattutto nell'adeguamento del valore dei diritti con la prosecuzione della convergenza. In questo modo i singoli paesi potranno mantenere anche in questi tre anni il valore medio pari a 217,64 euro fissato nel 2019 senza alcuna diminuzione. Per lo sviluppo rurale, gli Stati che rischiano di rimanere senza fondi, perché già interamente impegnati nei piani precedenti, possono prorogare i loro Psr fino al 31 dicembre 2022. Per quanto riguarda l'Ocm, vengono prorogati i Programmi operativi nei settori dell'ortofrutta, dell'olio d'oliva, del vino e dell'apicoltura.

Se il regolamento transitorio, che dovrebbe essere approvato entro giugno, consente di prolungare la Pac fino al 2022, nel frattempo prosegue il dibattito sulla Pac post 2020.
Entro il mese di luglio si prevede il raggiungimento del compromesso al Consiglio dei ministri agricoli ed entro l'estate l'approvazione al Parlamento europeo.

Dal punto di vista pratico, saranno confermati i tre strumenti della Pac, ovvero i pagamenti diretti, le misure di mercato e lo sviluppo rurale. La vera novità proposta per la nuova Politica agricola comune sarà rappresentata dai piani strategici, con i quali la Commissione europea introduce un nuovo modello di attuazione che prevede l'elaborazione, da parte di ciascuno Stato membro, di un piano strategico nazionale che consente di finanziare gli interventi più opportuni alle condizioni specifiche del singolo paese nel rispetto della sussidiarietà ma garantendo un valore aggiunto europeo.