L'agricoltura 4.0 in Italia vale 450 milioni di euro, con un incremento del 22% sull'anno 2018 (il 5% del mercato globale). È questo uno dei dati più rappresentativi della Ricerca 2019 condotta dall'Osservatorio Smart AgriFood, che ha presentato i risultati durante un convegno in streaming dal titolo 'Il digitale è servito! Dal campo allo scaffale, la filiera agroalimentare è sempre più smart!'.

Per agricoltura 4.0 si intende l'unione di precision farming (guida parallela, rateo variabile, etc.) e smart farming (Dss, sensori IoT, analisi dei big data, etc.). Due pilastri che se implementati garantiscono una maggiore sostenibilità economica, ambientale e sociale delle imprese. Nonché migliori condizioni di lavoro per gli operatori, come ha ricordato Filippo Renga, direttore dell'Osservatorio, nato dalla collaborazione tra School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise (Research & Innovation for smart enterprises) dell'Università degli studi di Brescia.
 

Durante il convegno è emerso come le soluzioni di agricoltura 4.0 adottate dalle aziende agricole riguardino sopratuttto i software gestionali (66%), sistemi di mappatura dei terreni (40%), sistemi di monitoraggio delle macchine (39%) e Sistemi a supporto delle decisioni (31%). A seguire ci sono gli strumenti di monitoraggio delle coltivazioni (28%), mentre droni e robot sono ancora poco diffusi, adottati da un 5% del campione (composto da 288 aziende agricole). A trainare il mercato dell'offerta (86%) sono operatori tradizionali del settore agro, mentre per il 14% sono startup o aziende operanti in settori diversi da quello primario.
 

Perché investire nell'agricoltura 4.0?

Tutte le aziende agricole che sono intervenute hanno confermato che investire in agricoltura 4.0 conviene. Ma sotto quali aspetti? Secondo la survey dell'Osservatorio gli obiettivi delle imprese riguardano, in ordine di importanza, la sostenibilità ambientale delle coltivazioni, la consapevolezza delle dinamiche in atto all'interno della propria azienda, la riduzione dei costi e la semplificazione del lavoro intellettuale.
 

Le aziende di medie dimensioni adottano più soluzioni, mentre le più piccole investono in una sola (nel 70% dei casi). Gli indirizzi aziendali più ricettivi all'innovazione sono quello cerealicolo, ortofrutticolo e vitivinicolo.
 

Gli operatori chiedono semplicità d'uso e tecnici specializzati

I dati esposti da Andrea Bacchetti, condirettore dell'Osaf, sono stati la base per una discussione che ha visto al centro realtà imprenditoriali lungo tutta la filiera. Le aziende agricole si sono trovate d'accordo su un punto: per allargare la platea degli agricoltori 4.0 serve che le soluzioni proposte siano di facile utilizzointeroperabili. Inoltre devono essere disponibili tecnici formati in grado di gestire diverse tecnologie.
 

Sul tema dell'interoperabilità è intervenuto Ivano Valmori, fondatore di Image Line (partner dell'Osservatorio), sottolineando come serva un dizionario comune dei mezzi e delle operazioni agricole. "Solo se si condividono le definizioni degli strumenti e delle azioni si possono poi condividere i dati e avere una vera interoperabilità dei sistemi". Il suo sogno è quello di vedere l'agricoltore digitante trasformarsi in agricoltore digitale. In altre parole che non sia più l'uomo ad inserire gli stessi dati in molteplici sistemi, ma che tutto avvenga in maniera automatica.
 
Riflessioni confermate dai numeri della Ricerca 2019. Mancanza di connessione e connettività, limitata interoperabilità, assistenza tecnica insufficiente e malfunzionamenti delle soluzioni sono infatti gli ostacoli principali alla diffusione dell'agricoltura 4.0 rilevati dall'Osaf.

Sulla formazione ha preso la parola Donato Rotundo, di Enapra-Confagricoltura, sottolineando il ruolo svolto dall'associazione nel formare agricoltori e tecnici, anche attraverso modalità nuove, come la piattaforma digitale CondividiamoConoscenze, nata per continuare a formare gli operatori durante la quarantena.
 

I dati al centro della filiera

Una cosa è certa, nel paradigma di agricoltura 4.0 il dato, la sua rilevazione, gestione e analisi, è al centro. E il dato, come ricorda Renga, acquista maggiore valore se viene condiviso all'interno della filiera e non rimane nei server dell'azienda che lo ha prodotto.
 

Dall'analisi delle tecnologie utilizzate emerge che il 72% delle soluzioni adottate è legato a software per l'analisi avanzata dei dati, il 61% è costituito da piattaforme software capaci di ospitare dati provenienti da diverse fonti e il 50% riguarda strumenti che sfruttano l'Internet of Things (+6% sul 2018). Le altre tecnologie più adottate sono dispositivi di ultima generazione (45%), mobilità e geolocalizzazione (35%), veicoli e attrezzature connesse (20%) e sistemi Ict on cloud (9%).
 

Bene la blockchain, purché il dato sia certificato

La Ricerca 2019 ha dedicato un focus in particolare al tema della tracciabilità. Secondo i dati riportati da Chiara Corbo, il 43% delle tecnologie abilitanti analizzate utilizza la tecnologia blockchain (+111% anno su anno). Il 41% utilizza il QRcode, mentre il 36% impiega mobile app. Il 34% si affida a data analytics, mentre il 30% all'IoT (tag Nfc, Rfid, etichette smart, etc.).

Dopo la finanza e la Pa, l'Agrifood rappresenta nel 2019 il terzo settore per progetti operativi blockchain, avviati dalle imprese soprattutto per incontrare opportunità commerciali (60%), per rendere più efficienti i processi di supply chain (40%) e raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale (21%). Non manca un occhio d'attenzione alla facilità dei ritiri (15%) e all'anticontraffazione (7%).
 

Come sottolineato da Bruno Bernardi, di Csqa, la tecnologia blockchain è estremamente potente, ma serve solo a 'notarizzare' i dati, non certo a certificarli. Questo significa che se un dato non corretto viene inserito nella blockchain, con dolo o meno, esso si riproduce immutato in tutti i passaggi. Per questo serve un soggetto che il dato lo certifichi o, ancora meglio, avere un sistema di compilazione automatica, magari con tecnologia IoT.
 

Le 737 startup che provano a rivoluzionare il settore

La Ricerca dell'Osservatorio Smart AgriFood ha scandagliato anche il mondo delle startup, selezionando 737 realtà a livello internazionale che nel 2019 hanno raccolto 13,5 miliardi di dollari. Se il 70% dei team creativi opera nell'ambito e-commerce, il 20% invece si è dedicato all'agricoltura 4.0.

Il 70% delle startup 'agricole' offre servizi di analisi e integrazione dati; il 51% offre strumenti, soprattutto Internet of Things, per il monitoraggio da remoto di terreni, coltivazioni e macchine; il 30% propone servizi di mappatura di terreni e coltivazioni con droni o satelliti; minoritarie la zootecnia di precisione (4% delle startup, 1% dei finanziamenti), la qualità alimentare (4% delle startup), la sostenibilità (2%) e la tracciabilità (2%).
 

Image Line è partner dell'Osservatorio Smart AgriFood