In piena emergenza pandemia, dopo le generalizzazioni di alcuni decreti, finalmente il Dpcm dello scorso 22 marzo ha puntualmente stabilito quali solo le attività produttive che possono continuare ad esercitare la loro attività. La lista definitiva delle attività economiche (Ateco) è stata stabilita il 25 marzo con un decreto del Mise.

Inspiegabilmente non sono state inserite alcune attività chiaramente legate alla catena agroalimentare, nello specifico ci riferiamo al commercio all'ingrosso di fertilizzanti e di altri prodotti chimici per l'agricoltura (Ateco 46.75.01). E' opportuno chiarire che la vendita di mezzi tecnici per l'agricoltura non può rientrare nell'autorizzazione generica descritta all'art. 1, comma 1, lettera f) del citato Dpcm che parla di "produzione, trasporto, commercializzazione e consegna di prodotti agricoli e alimentari" (senza dettaglio dei singoli codici Ateco).
Pertanto, per poter continuare un'attività non presente nella lista né riconducibile all'autorizzazione della lettera f), il Dpcm ha stabilito che si doveva inviare una comunicazione al prefetto della provincia dove si esercita l'attività.

Sin da lunedì 23 marzo, molti rivenditori di mezzi tecnici per l'agricoltura identificati dal codice 46.75.01 hanno inviato le loro comunicazioni stilate sulla base delle indicazioni contenute nel decreto che, all'art. 1, comma 1, lettera d), stabiliva che "restano sempre consentite anche le attività che sono funzionali ad assicurare la continuità delle filiere delle attività di cui all'allegato", si chiedeva che la comunicazione fosse inviata al prefetto e che vi fossero "indicate specificamente le imprese beneficiarie dei prodotti attinenti alle attività consentite".

Il ragionamento di molti imprenditori del settore è stato semplice: il mio codice Ateco (commercio all'ingrosso di fertilizzanti e di altri prodotti chimici per l'agricoltura) è chiaramente funzionale alle attività identificate dal codice Ateco 01 (coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali), quindi basta che specifico il tipo di attività e la filiera di riferimento e posso continuare la mia attività.

Sin da subito il ministero dell'Interno ha invitato le prefetture affinché le procedure fossero snelle e semplificate ed ha suggerito di avvalersi, tra l'altro, della collaborazione delle Camere di commercio per meglio individuare le attività realmente interessate alle disposizioni; peccato però che non si è approfittato, ad esempio, per spiegare cosa significasse "indicare specificamente le imprese beneficiarie".
Dal giorno dopo, i siti di molte prefetture hanno messo a disposizione un fac-simile di comunicazione con due righe in cui indicare le imprese beneficiarie dei prodotti. In molti hanno ritenuto sufficiente indicare categorie generiche tipo consorzi agrari, cooperative agricole, coltivatori diretti (tutti con codice Ateco 01), considerando che la stessa descrizione dell'attività esercitata (commercio all'ingrosso di prodotti per l'agricoltura) fosse più che sufficiente a supportare la comunicazione. Al contrario, non poche prefetture hanno respinto la richiesta dicendo che il termine "specificamente" richiede una lista dettagliata delle ragioni sociali dei clienti, meglio ancora se corredata da lettere dei clienti stessi, da fatture, da commesse, ordini, ecc.

Mentre le prefetture sfoggiavano il peggio della burocrazia, non snellendo ma, anzi, aggiungendo complessità a difficoltà, la ministra Teresa Bellanova gettava il cuore oltre l'ostacolo e, grazie ad una faq pubblicata sul sito della presidenza del Consiglio, sdoganava la vendita di fiori, piante, fertilizzanti, ammendanti e altro, non solo all'ingrosso ma anche al dettaglio, arrivando a suggerire, dalle pagine del sito del Mipaaf  "mostrate ai funzionari del vostro comune la risposta della presidenza del Consiglio per provare a superare le naturali resistenze che dovessero sorgere".

Occorrerebbe, a questo punto, un chiarimento definitivo. Solo l'introduzione del codice Ateco 46.75.01 nella lista delle attività autorizzate è in grado di sgombrare il campo da equivoci e interpretazioni, per superare eventuali ordinanze regionali o comunali e garantire, in tutta Italia, continuità all'approvvigionamento di mezzi tecnici per l'agricoltura da parte di tutti gli imprenditori agricoli che devono svolgere le operazioni colturali.