Tra le aziende italiane l'agricoltura di precisione e quella digitale non sono ancora molto diffuse. Un'opportunità persa poiché si tratta di tecnologie in grado di rendere le produzioni agricole maggiormente sostenibili dal punto di vista economico, ma anche ambientale e sociale. Benefici che sono riconosciuti e sostenuti anche a livello europeo e nazionale.

Per promuovere la diffusione delle innovazioni hardware e software in agricoltura è nata agricolturadigitale.org, una piattaforma che vuol essere un punto di incontro tra chi offre servizi e tecnologie per l'agricoltura ed utilizzatori finali, dagli agronomi alle aziende agricole.

A dare il calcio d'inizio è stata una conferenza che si è tenuta il 31 marzo scorso in diretta streaming a causa delle restrizioni adottate dal Governo per il contenimento dell'epidemia di coronavirus. A lanciare l'iniziativa è stata l'Università di Padova ed Enama (Ente nazionale meccanizzazione agricola), si tratta tuttavia di un progetto aperto a chiunque possa portare un valore aggiunto.
 

Gli obiettivi del progetto

Come ben spiegato da Francesco Marinello, ricercatore dell'Università di Padova, agricolturadigitale.org si pone un obiettivo primario: creare un ecosistema fatto da tutti gli stakeholder del settore che supporti lo sviluppo e l'adozione di strumenti e tecnologie innovative in ambito agricolo.

Prima di tutto rendendo più chiara e accessibile la varietà di prodotti e servizi in ambito digital farming oggi sul mercato. In secondo luogo valorizzando i prodotti e le idee più interessanti attraverso il premio AgTech of the year. Infine certificando la qualità, tramite un sistema sviluppato internamente al gruppo di lavoro, dei prodotti digitali forniti dalle aziende.

A salire per primo sul 'palco digitale' è stato Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico ed ai rapporti con le imprese dell'Università di Padova, che ha esposto quali sono gli sforzi dell'ateneo veneto nel promuovere l'innovazione lungo tutta la filiera agroalimentare. Come lo spazio Live demo che aprirà i battenti presso la Fiera di Padova, in cui saranno presenti vertical farm e serre, una sorta di 'palestra' dove verificare la bontà di tecnologie e servizi sviluppati internamente e dai partner.

A spiegare invece come la ricerca universitaria può essere trasferita alle imprese per creare nuove iniziative è stato Stefano Carosio, direttore di Unismart, il technology transfer office dell'Università di Padova.
 

Italia ancora poco innovativa

A fare una fotografia dello stato di adozione delle tecnologie innovative da parte delle aziende agricole nostrane ci ha pensato Luigi Sartori, presidente della Scuola di agraria e di medicina veterinaria dell'Università di Padova, che ha sottolineato l'importanza che le conoscenze e le tecnologie che abbiamo oggi escano dalle università e dai centri di ricerca e filtrino fino agli agricoltori, passando dalle associazioni di categoria come dagli agronomi o dai contoterzisti.

Perché ad oggi in Italia la media dell'innovatività delle aziende è bassa. Sono solo una manciata quelle che adottano soluzioni 3.0, intese come distribuzione a rateo variabile degli input produttivi. Mentre praticamente non c'è nessuno che faccia agricoltura 4.0, l'utilizzo di dati e tecnologie per consentire l'automazione di processi. Mettere insieme cioè sensori di campo, Dss, attrezzature in grado di dialogare tra loro e con i sistemi software per massimizzare il numero di decisioni corrette prese in campo.
 

Innovazione digitale e certificata

Un ruolo fondamentale nel futuro dell'agricoltura lo avranno i dati e la loro gestione. In questo frangente il Mipaaf, tramite il Crea, ha finanziato un ambizioso progetto denominato AgriDigit proprio per sviluppare servizi digitali destinati agli agricoltori. Marcello Donatelli, direttore del Crea agricoltura e ambiente e responsabile scientifico di AgriDigit, ha spiegato come il Crea sia impegnato a sviluppare una infrastruttura cloud based per la raccolta, analisi dei dati e la fornitura di servizi integrabili e customizzabili da soggetti diversi.

Se Giulio Volpi di Euris ha illustrato le opportunità di finanziamento per progetti innovativi messi a disposizione da Unione europea, Governo e regioni, Sandro Liberatori di Enama ha sottolineato l'importanza di un processo di certificazione che possa garantire che le soluzioni offerte siano effettivamente valide. Il settore AgTech è in fondo relativamente giovane e per non dissipare la fiducia degli agricoltori verso il progresso tecnologico è bene garantire soluzioni che abbiano un impatto concreto positivo sulla sostenibilità economica delle imprese.