Bruno è un pensionato sardo che si prende cura di un fazzoletto di terra con pochi aranci, mandorli e viti. Vorrebbe uscire per potare le piante e raccogliere gli ultimi frutti, ma a causa delle disposizioni del Governo per il contenimento del coronavirus deve rimanere a casa.

Silvio invece è un impiegato e aiuta la madre con la sua azienda agricola, ma le norme ora gli vietano di uscire. Come centinaia di altri olivicoltori Giuseppe ha un piccolo appezzamento con delle piante di olivo che andrebbero potate, ma non può farlo. E la signora Chiara, titolare di una rivendita agricola, vede tanta gente a casa che vorrebbe coltivare il proprio orto, ma che non trova piantine e sementi.

Queste sono solo alcune delle mail che i lettori di AgroNotizie hanno inviato alla redazione a seguito dell'appello lanciato dal direttore Ivano Valmori nel suo articolo Mondo immobile per coronavirus… ma l'agricoltore lavori!. Lettere di tanti agricoltori, professionisti e non, che raccontano le difficoltà del momento.

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Il nodo degli hobbisti

Se infatti chi svolge attività lavorativa in maniera professionale nel settore primario è stato esortato dal Governo a continuare i lavori in campo, tutti gli hobbisti sono invece costretti a restare a casa. Eppure, fanno presente sui social, il lavoro in campagna è solitario e i rischi di contagio sono praticamente nulli. Inoltre si concorre in maniera informale alla produzione di cibo che sfama molte famiglie. Le stesse famiglie che oggi, è il paradosso, devono fare la fila fuori dai supermercati.

Lo sconforto tra gli hobbisti è forte. Chi ha degli olivi sa che senza potatura in autunno avrà delle brutte sorprese sotto l'albero. E se l'emergenza Covid-19 proseguirà anche ad aprile, molti vigneti soffriranno per la mancanza di difesa e di lavorazioni. Alcuni privati che hanno degli animali, come capre e pecore, corrono invece il rischio di una denuncia penale e si avventurano fuori casa per badare ai capi, sperando nella comprensione delle forze dell'ordine.

Ad ascoltare i lamenti di questi agricoltori è stata la Regione Sardegna che ha fatto sapere che su tutto il territorio insulare sarà possibile continuare a coltivare orti e prendersi cura degli animali. Ma, avverte il presidente Christian Solinas, la campagna non deve trasformarsi in una zona franca dove tutto è possibile, perché il pericolo coronavirus incombe.
 

La responsabilità di stare a casa

Già, perché se molti hobbisti si lamentano di dover stare chiusi in casa, questa segregazione risponde ad una necessità di carattere superiore: la salvaguardia della vita umana. Dall'esplosione del contagio sono circa 6mila le persone decedute. E per contrarre il virus basta davvero poco: un amico incontrato per strada, il tasto dell'ascensore toccato da un malato, la pompa di benzina usata senza guanti. Senza contare che in campagna gli incidenti, come sappiamo bene, sono frequenti. E finire in ospedale in questi giorni è assolutamente da evitare.

L'amore per la terra è tanto, come l'amarezza di non poterla accudire. Ma per far passare questo momento il più velocemente possibile è bene che tutti facciano la propria parte. Anche restando a casa.