Anche Sony, nota soprattutto per elettrodomestici e televisori, ha sviluppato la propria piattaforma di digital farming, chiamata Smart agriculture solution. Ma non è la sola grande multinazionale estranea al settore agro ad aver investito nella digitalizzazione del settore primario: anche Ibm ha un proprio prodotto dedicato agli agricoltori, così come la cinese Dji o i colossi statunitensi Amazon e Google.

E mentre gli agricoltori si chiedono se la svolta digitale dell'agricoltura porterà i frutti annunciati, molte aziende che con il settore primario hanno poco o nulla a che fare stanno mettendo a punto soluzioni dedicate.
 

I dati, il vero business del futuro

Già, perché anche l'agricoltura sta entrando nell'era dei servizi e non sono in pochi a ritenere che in futuro il vero business non sarà più vendere agrofarmaci, sementi o fertilizzanti, quanto informazioni, dati e servizi per il quale l'agricoltore pagherà un abbonamento.

Lo hanno intuito le grandi aziende dell'agrochimica e dell'agromeccanica. In questo articolo ad esempio facciamo una carrellata di quali sono le piattaforme di agricoltura digitale sviluppate da aziende come Bayer, Syngenta, Corteva, BASF ma anche John Deere o New Holland. Se offrire prodotti digitali accanto a quelli 'fisici' è una normale evoluzione per queste aziende, ora anche imprese attive in altri settori guardano all'agricoltura.

E così la giapponese Sony ha lanciato la sua piattaforma Smart agriculture solution. Una soluzione digitale che analizza i dati raccolti da una camera multispettrale (anche questa Sony), portata in volo da un drone, e suggerisce all'agricoltore come gestire al meglio il campo. È così possibile individuare le aree in sofferenza, eventuali fallanze in un frutteto e tanto altro ancora.

Ibm sta sfruttando il proprio sistema di intelligenza artificiale, denominato Watson, per analizzare i dati provenienti da sensori Iot in campo, ma anche immagini satellitari e dati meteo per supportare l'agricoltore. E si è anche lanciata con forza nel settore della tracciabilità alimentare sviluppando la piattaforma blockchain FoodTrust, forse la più utilizzata al mondo.

Nel business dell'agricoltura digitale si sono messe anche le aziende di droni, come la francese Parrot e la cinese Dji, ognuna delle quali ha sviluppato un proprio velivolo senza pilota corredato da un applicativo che analizza i dati provenienti dal capo.

In Italia aziende storiche come Olivetti sono entrate in questo settore, ma anche Telespazio, la società di Leonardo (ex Finmeccanica) che si occupa di immagini satellitari. L'europea Airbus sta investendo nell'AgTech, così come anche Vodafone e A2A, per quanto riguarda la connettività in campo. E STMicroelectronics sta mettendo a punto chip dedicati al settore agro.

E se guardiamo agli Stati Uniti scopriamo che le maggiori aziende tecnologiche hanno un piede nel settore agricolo. Google Venture, il fondo di vc di Google, investe ad esempio in società come Farmer business network, una piattaforma per l'agricoltura digitale che ha anche un marketplace di prodotti agricoli. Ma anche Amazon ha messo a disposizione Aws, la sua piattaforma cloud per sviluppare soluzioni di digital farming. E lo stesso ha fatto Microsoft con la sua piattaforma Azure. Anche grandi società di consulenza come Deloitte o Ernst&Young sono attive in questo segmento per supportare le grandi imprese.

Per gli agricoltori si tratta probabilmente di una buona notizia. Maggiori sono le società che investono nel settore, migliori saranno i servizi che sapranno offrire e la competitività tra aziende renderà i costi più abbordabili per i farmer. L’interesse di queste grandi aziende conferma poi che l'agricoltura è appena all'inizio di una transizione digitale che vedrà nei prossimi anni, o forse decenni, una trasformazione radicale del modo in cui il cibo viene prodotto, trasformato e consumato.