Archiviata l'ondata di freddo delle scorse ore, nelle campagne del Mezzogiorno d’Italia si attendono - non senza una certa ansia - le piogge di primavera: diversamente, specie in Puglia e Basilicata, l’annata agraria potrebbe uscirne duramente compromessa, stando almeno a quelle che sono state fino ad oggi le precipitazioni cadute e la conseguente presenza di acqua nei bacini irrigui. Anche se, e non certo per la prima volta, si rivela con particolare asprezza un aspetto beffardo del cambiamento climatico in atto: la possibilità che a patire il troppo caldo e la scarsità di precipitazioni di questo inverno siano anche colture mediterranee tipicamente non irrigue, come il grano duro, e magari in regioni dove, grazie alle precipitazioni improvvise, ma copiose, i bacini che servono le colture irrigue sono invece colmi.
 

Puglia e Basilicata, la preoccupazione dell'Anbi

Intanto, sono Puglia e Basilicata a destare le "maggiori preoccupazioni" in questo avvio d’anno. Lo attestano i dati resi noti dall’Osservatorio Anbi sullo “Stato delle risorse idriche del paese”, diramati il 4 febbraio scorso, che certificano la progressiva discesa delle disponibilità d’acqua nei bacini meridionali.

In Puglia le riserve idriche sono dimezzate in 12 mesi: circa 140 milioni di metri cubi contro i 280 milioni di un anno fa, con un calo di circa 35 milioni di metri cubi tra il 21 gennaio ed il 3 febbraio 2020; la diga di Occhito, principale invaso della regione, segna un –95 milioni di metri cubi.

In Basilicata, invece, manca all’appello circa un terzo delle risorse idriche disponibili a febbraio 2019: oggi sono quasi 258 milioni di metri cubi con un -144 milioni rispetto a 12 mesi fa, ma -43 milioni rispetto solo a 14 giorni prima del rilevamento. L’invaso di monte Cotugno, il più capiente della Lucania, registra quasi 102 milioni di metri cubi in meno.

“Sono dati utili ad analizzare tendenze, su cui indirizzare gli interventi infrastrutturali nell’ambito del Green new deal – ricorda Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue – Per quanto ci compete, non possiamo che ribadire la necessità di nuovi invasi per raccogliere l’acqua, quando arriva, aumentando la resilienza dei territori e la capacità di riserva di un paese che oggi riesce a trattenere solo l’11% della pioggia che, se non adeguatamente gestita, da risorsa si trasforma in pericolo”.
Ma anche quando l’acqua nei bacini c’è non sempre le cose vanno per il meglio, anzi insorgono altre preoccupazioni per le colture non irrigue.
 

Sicilia, grano duro a rischio caldo

E’ questo il caso della Sicilia, dove l’acqua nei bacini è presente se pur non abbondantissima: al 1° gennaio 2020, nei 25 invasi dell’isola, secondo il Bollettino diffuso dalla Regione Siciliana, sono stati registrati 536,46 milioni di metri cubi d’acqua, il 2% in più rispetto ad un anno fa, quando c’erano 524,78 milioni di metri cubi d'acqua. Resta il fatto che a fronte di una capacità d'invaso da 830,1 milioni di metri cubi, ad inizio anno e con un inverno relativamente asciutto, la Sicilia aveva un deficit - rispetto al potenziale – di appena 293,64 milioni di metri cubi, un dato definito “rassicurante” dall’Anbi.

Ma secondo il presidente regionale di Confagricoltura, Ettore Pottino, si profilano danni ingenti ai produttori di grano duro e ai frutticoltori.
“La mancanza di piogge accompagnata da temperature molto al di sopra delle medie stagionali, per non dire estive – scrive Pottino in una lettera indirizzata all’assessore all’agricoltura Edy Bandierasta producendo ritardi e fallanze a carico delle produzioni cerealicole ed anticipi di fioritura per quelle arboree con notevoli rischi in caso di riabbassamento delle temperature o gelate. Si tratta di un fenomeno abbastanza inconsueto, non solo per l’agricoltura siciliana, al punto che non sembrano esserci spazi per l’applicazione, in caso di mancato reddito, delle disposizioni previste dal Fondo di solidarietà nazionale”.

Questo perché il danno – nel caso del grano, ma anche della frutta estiva - viene a verificarsi subito, ma l’accertamento della mancata Plv di almeno il 30% rispetto alla media degli ultimi tre anni potrebbe avvenire solo a mietitura e raccolto avvenuti, quindi ben oltre i 60 giorni dalla rivendicata calamità, termine previsto dalla legge. Si riproporrebbe, nei fatti, lo stesso caso delle gelate sugli olivi in Puglia del febbraio-marzo 2018, per il quale il Governo provvide nel Decreto emergenze ad ammettere in via straordinaria i provvedimenti di accertamento del danno della giunta pugliese, che erano stati emanati oltre tale termine di legge.

“Si rappresenta ancora – conclude il presidente Pottino – che specie per il settore cerealicolo gli agricoltori hanno già dovuto affrontare, con la messa a dimora delle sementi, il grosso delle spese di coltivazione. Per queste tipologie di danni dovrebbero essere anche modificate le metodologie di accertamento da parte degli organismi competenti”.

Intanto, negli ultimi giorni, secondo Confagricoltura Catania a fare danni ingenti agli agrumenti nella Piana di Catania sarebbe stato il forte vento: e sono in corso già i primi accertamenti tecnici di verifica.
 

Sardegna, livelli normali, ma emergenza fioriture e insetti

La stessa scena si ripete in Sardegna, dove, secondo l’Autorità di bacino regionale l’acqua negli invasi c’è: "L'ultimo bollettino riporta, in sintesi, che al 31 gennaio 2020 erano presenti nel sistema degli invasi 1.565 milioni di metri cubi d'acqua, pari al 86,9% del volume utile di regolazione autorizzato" è scritto in una nota dell’Autorità di bacino. Secondo l’ente “Il valore del volume idrico invasato al 31 gennaio 2020 ha subito una diminuzione, pari a 34 milioni di metri cubi, rispetto al volume invasato al 31 dicembre 2019. Per quanto riguarda l’indicatore di stato per il monitoraggio ed il preallarme della siccità dell’intera isola relativo al mese di gennaio 2020, si registra una condizione di normalità o regime ordinario, con un valore dell’indicatore pari a 0,60”.

Ma il caldo di gennaio ha provocato fioriture anticipate: "Una falsa primavera in uno dei periodi che dovrebbe essere fra i più freddi dell’anno che ha ingannato le coltivazioni favorendo un risveglio che potrebbe esporle nelle prossime settimane a delle gelate con danni incalcolabili per l’agricoltura – scrive in una nota qualche giorno fa Coldiretti Sardegna, che sottolinea come - dal nord al sud della Sardegna, passando per l’oristanese, si vedono mandorli ormai in fiore da giorni. Ma si intravedono sbocciare anche altri alberi da frutto come pesche e albicocche”.

“Alte temperature – continua la Coldiretti – che stanno favorendo anche la sopravvivenza degli insetti alieni arrivati in Italia dall’estero proprio con il surriscaldamento del clima".