L’inverno anomalo ha mandato la natura in tilt in Puglia con mandorli in fiore a gennaio e gemme in procinto di schiudersi con un mese di anticipo rispetto all’andamento naturale del ciclo vegetativo. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Puglia sugli effetti del clima troppo mite per il mese che sta per finire: temperature alte rispetto alle medie stagionali e assenza di precipitazioni significative da oltre un mese.

“Scenari primaverili, con alberi di pero in fiore a dicembre e mandorli fioriti a gennaio, a causa del clima pazzo e della tropicalizzazione che fa registrare temperature bollenti, superiori di 1,39 gradi la media stagionale, con il 2019 quarto autunno più caldo dal 1800 secondo Isac Cnr – afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, che sottolinea - Disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante. Gli imprenditori si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a siccità perdurante e caldo anomalo“.

Al caldo si aggiunge la scarsità d’acqua, segnala Coldiretti. In Puglia - secondo quanto rileva AgroNotizie, alla data di ieri, 28 gennaio 2020 - mancano oltre 97,2 milioni di metri cubi d’acqua nei 4 invasi della provincia di Foggia relativi ai due comprensori del Fortore e dell’Osento, rispetto allo stesso giorno dell’anno scorso. Si tratta di bacini ad uso plurimo, che dovranno dare la precedenza agli usi civili in caso di perdurante carenza di precipitazioni, con il rischio di ridurre l'acqua disponibile per irrigare i campi. "La diminuzione è stata costante, mitigata solo parzialmente dalla sporadiche piogge torrenziali che hanno un effetto disastroso sui campi"  insiste Coldiretti Puglia.

“In Puglia le aree affette dal rischio desertificazione sono pari al 57% - aggiunge Muraglia – e il conto pagato dall’agricoltura, soggetta ai cambiamenti climatici e alla siccità è salato. Il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo, con bruschi crolli o innalzamenti delle temperature, sono all’ordine del giorno e arrecano danni gravi alle colture nelle aree più colpite”.

L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con una perdita in Puglia di oltre 3 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola, strutture ed infrastrutture rurali.