Gli olivicoltori della Campania, dove con 75.365 ettari di oliveti coltivati e 356 frantoi attivi si produce circa il 3,5% dell’olio italiano, ci provano: hanno presentato nei giorni scorsi l’istanza di registrazione della denominazione Igp “Campania”, per gli “oli extravergini di oliva prodotti nella regione, provenienti da olive raccolte in Campania.
La scommessa da vincere: riuscire a valorizzare meglio la produzione olivicolo-olearia regionale – quasi 11.500 tonnellate la media delle ultime quattro campagne, esclusa quella 2019-2020, per la quale è previsto un exploit sopra le 22mila tonnellate - sotto il marchio realizzato con un Vesuvio verde e sbuffante che ha al posto del pennacchio di fumo una goccia d'olio.

“Ho assicurato il pieno sostegno all'iniziativa, anche presso le competenti autorità nazionali ed europee, perché l'Igp può diventare il primo importante tassello per costruire finalmente una politica di filiera del settore dell'olio di oliva in Campania. Solo mettendo in campo scelte strategiche aggreganti e di sistema, infatti, si potrà tornare ad essere competitivi sui mercati in un momento difficile per l'agroalimentare tipico e di qualità" ha dichiarato Nicola Caputo, consigliere delegato per l'Agricoltura del presidente Vincenzo De Luca, a margine dell’incontro con gli olivicoltori campani che hanno presentato nei giorni scorsi al ministero delle Politiche agricole l'istanza di registrazione della denominazione Igp “Campania”.

Il 10 dicembre scorso si era tenuto a Napoli, nella sede della Regione Campania, l'incontro pubblico di presentazione della proposta di registrazione dell'olio extravergine di oliva “Campania” Igp. Incontro molto partecipato con una ricca rappresentanza di rappresentanti di tutta la filiera olivicola e olearia, delle
organizzazioni di categoria, di esperti e ricercatori.

In quella sede il presidente del Comitato promotore Raffaele Amore, con il conforto degli esperti e dei ricercatori universitari che hanno collaborato alla stesura del disciplinare e del dossier tecnico-storico previsto dalla procedura comunitaria aveva detto: “La proposta di un'Igp regionale deve essere letta come uno strumento strategico ed inclusivo a disposizione dell'intera filiera e come un'opportunità in più per competere sui mercati nazionali ed internazionali. Un brand che potrà agevolare la promozione sui mercati anche delle 5 Dop campane di pregio, attraverso processi di accompagnamento funzionali alla crescente domanda di prodotto tipico di eccellenza, creando cioè sinergie e complementarietà di azione e di obiettivi”.

In Campania le Dop degli oli extravergini di oliva rappresentano degli areali molto circoscritti, ma di grande immagine: Penisola Sorrentina, Cilento, Colline Salernitane, Irpinia Colli dell’Ufita e Terre Aurunche. Oli di gran pregio che hanno bisogno di un vettore per poter essere più facilmente presentati sul commercio, e che ben potrebbe essere la futura Igp.

Il disciplinare di produzione della Igp prevede l'impiego esclusivo delle olive appartenenti al germoplasma autoctono campano (18 varietà) raccolte in Campania, mentre l'olio, cui è riservata l'Igp, dovrà possedere caratteristiche di elevata qualità e specificità.