Nel 2020 la Barilla acquisterà 120mila tonnellate in più di grano duro italiano, cioè un incremento del 20% rispetto a oggi; raggiungendo le 800mila tonnellate, per un valore di oltre 240 milioni di euro all'anno. Ma non finisce qui, perché sottoscriverà contratti di filiera per almeno il 70% delle proprie forniture, garantendo una premialità adeguata agli agricoltori.
Questi i passaggi fondamentali degli impegni assunti dal Gruppo con il protocollo d'intesa firmato al ministero delle Politiche agricole; a sottoscriverlo la ministra Teresa Bellanova e il vicepresidente dell'azienda Paolo Barilla.

"Credo che questo protocollo ci possa aiutare a scrivere una nuova pagina per il futuro del grano duro in Italia - afferma Teresa Bellanova - da parte nostra ci sarà il massimo impegno a realizzare tutti i punti stabiliti nel protocollo. Il ministero farà la sua parte con i 40 milioni di euro destinati fino al 2022 a sostegno dei contratti di filiera".

L'accordo triennale prevede l'acquisto di 120mila tonnellate in più di grano duro italiano da parte del Gruppo. Al momento Barilla acquista 680mila tonnellate di grano duro italiano in tredici regioni.

"Oggi siamo in grado di aumentare i nostri acquisti di grano italiano di quasi il 20% - osserva il vicepresidente - trovandolo nella giusta quantità e qualità grazie a molti anni di lavoro e ricerca sulla filiera. Barilla sceglie da sempre i migliori grani del mondo per la propria pasta. Il protocollo con il ministero - aggiunge - rafforza il nostro impegno e quello delle istituzioni a investire sull'agricoltura italiana e sui territori, favorendo lo sviluppo di un grano duro nazionale di qualità e sempre più sostenibile".

In base a un'analisi della Coldiretti l'interesse per il grano italiano rappresenta una significativa inversione di tendenza dopo che nell'ultimo decennio è scomparso un campo di grano su cinque, con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati ed effetti dirompenti sull'economia, sull'occupazione e sull'ambiente: "Con la trebbiatura 2019 - mette in evidenza la Coldiretti - si è realizzato un raccolto di 6,7 miliardi di chilogrammi di grano, coltivati su quasi 1,8 milioni di ettari, rispetto ai circa 2,3 milioni di dieci anni fa". La regione con la maggiore produzione di grano duro in Italia è la Puglia con circa 900 milioni di chilogrammi distribuiti in 340mila ettari; segue la Sicilia con una produzione di circa 800 milioni di chilogrammi, mentre più a Nord si trovano l'Emilia Romagna e le Marche rispettivamente con circa 450 e 440 milioni di chilogrammi.

"La filiera del grano duro per la pasta è strategica - rileva il direttore generale di Ismea Raffaele Borriello - e coinvolge oltre 200mila imprese agricole. Gli investimenti fatti in questi anni hanno favorito un aumento del 20% in dieci anni delle nostre esportazioni. Sul mercato interno va segnalato che i consumi di pasta diminuiscono, mentre le vendite di pasta 100% italiana sono aumentate dell'11".

"L'incremento del 20% di grano duro italiano da parte di Barilla - conclude la ministra Bellanova - è una notizia, un'opportunità in più per tutta la filiera che vogliamo far crescere e valorizzare, quindi anche per i nostri produttori. Si tratta di un impegno che vogliamo sottolineare, perché consolida i rapporti tra uno dei più importanti protagonisti dell'industria alimentare italiana e i nostri agricoltori. Allo stesso tempo vogliamo lavorare per valorizzare ancora di più la pasta come simbolo del made in Italy agroalimentare. Lo faremo attraverso la diffusione delle pratiche innovative dell'agricoltura di precisione, col sostegno alla ricerca, con un lavoro congiunto sulla sostenibilità del processo produttivo fin dai campi".

In particolare, il protocollo triennale prevede l'impegno del ministero a sostenere la sottoscrizione di contratti di filiera nel settore del grano e della pasta, attraverso un aiuto ad ettaro per gli agricoltori per un volume di contributi pubblici di 40 milioni di euro in quattro anni 2019, 2020, 2021, 2022. E' previsto anche l'avvio di un Piano strategico per la filiera per rafforzare e accrescere la competitività di un settore strategico per il made in Italy, valorizzare il miglioramento qualitativo delle produzioni, garantire trasparenza nei rapporti di filiera, nella formazione del prezzo e nelle informazioni al consumatore. Saranno messe a punto anche iniziative per la comunicazione istituzionale della pasta, la ricerca, l'aumento della qualità, la sostenibilità e l'innovazione da diffondere nella filiera.