I conti definitivi dei danni derivanti da cimice asiatica, nella stagione 2019, non sono ancora stati fatti, quelli diffusi sono parziali e andranno aggiornati mano a mano che il prodotto sarà commercializzato (il danno sul kiwi, per esempio, così come su alte colture, si riscontra dopo il passaggio in cella frigo), ciò che è certo è che si tratta di centinaia di milioni di euro.

Perché non assicurarsi dunque contro la cimice asiatica, d'altra parte l'avversità è inserita nel 'Piano di gestione dei rischi in agricoltura' (risulta fra le infestazioni parassitarie)? Con quest'idea in testa, abbiamo fatto il giro degli stand assicurativi all'ultima edizione di Futurpera (la principale fiera dedicata alla pera che si è svolta a Ferrara fra il 28 e il 30 novembre scorsi): la verifica ha prodotto il risultato che ci si aspettava, nessuna compagnia assicurativa è disposta ad assumersi il rischio di assicurare un agricoltore contro un'avversità così temibile come H.halys. Che fare dunque per il 2020?

Alcune risposte le abbiamo ottenute da Condifesa Bologna e Ferrara (il più grande consorzio di difesa per valori assicurati, dato 2018), incontrando il suo presidente, Gianluigi Zucchi.

"Per le compagnie assicurative si tratterebbe di un rischio al buio, non hanno dati storici sull'avversità, il rischio per loro è troppo alto. Noi stiamo cercando di attivarci per mettere a disposizione dei frutticoltori fondi mutualistici per coprire le perdite derivanti dagli attacchi della cimice asiatica", ci ha raccontato proprio Zucchi. I fondi dovrebbero essere a disposizione a partire dal 2020, ma la procedura per attivarli è complessa e i tempi sono strettissimi, servirebbe infatti che tutto fosse definito entro febbraio 2020. "Possiamo farcela", è convinto Gianluigi Zucchi che, con Condifesa Bo-Fe, sta cercando di percorrere anche altre strade a protezione del reddito degli agricoltori.

Intanto l'ipotesi fondi è concreta: i fondi mutualistici sono strumenti che prevedono la gestione condivisa dei rischi attraverso riserve finanziarie costituite dai soci che contribuiranno secondo criteri stabiliti dal regolamento. Lo stesso regolamento stabilirà in che misura e a che condizioni andranno indennizzati gli aderenti, è sempre previsto un minimo di franchigia. "Per avversità come la cimice - ha spiegato ancora ad AgroNotizie Zucchi - è facile prevedere che moltissimi degli aderenti al fondo finiranno per chiedere di essere risarciti dal fondo, perché colpiti dall'avversità. In questo caso quindi bisogna costituire fondi mutualistici con il contributo dell'Ue, la procedura prevede diversi passaggi burocratici: servono almeno 700 soci che aderiscano, bisogna fare domanda al ministero e ottenere un'autorizzazione per la gestione dello stesso. Il percorso porterà al fatto che il frutticoltore contribuirà, con un certo importo a ettaro, al fondo e riceverà un'integrazione della sua quota, con un contributo comunitario. Si avrà così una moltiplicazione delle dotazioni economiche del fondo stesso in modo da riuscire a coprire, almeno in parte, le perdite di tutti gli aderenti".

I fondi, una volta attivati, saranno a disposizione di tutti i frutticoltori, indipendentemente dalla zona in cui operano, l'importante è che siano soci di Condifesa Bologna e Ferrara, consorzio che ha valenza nazionale. Si pensa di cominciare con un fondo dedicato alla protezione dai danni da H. halys per le pere, purtroppo infatti non è possibile attivare fondi genericamente per un'avversità ma bisogna procedere coltura per coltura, vanno quindi creati fondi diversi, dedicati alla cimice, per le diverse colture. "L'idea è appunto quella di iniziare con un fondo mutualistico per la pera, ma la decisione finale spetta al Consiglio d'amministrazione del consorzio come ente gestore dello stesso", ha concluso Zucchi al microfono di AgroNotizie.