Prima di tutto un appello: il mio "pusher" di olio extravergine quest'anno mi ha lasciato a secco; ha già finito la sua risicatissima, preziosissima e valutatissima produzione ed io sono arrivato fuori tempo massimo con il mio ordine annuale.

Se tanto mi dà tanto, quindi se è vero che di prodotto in Italia ce ne è poco, l'industria partirà - ahimè, alla grande - con le importazioni. Come noto l'Italia è un forte produttore di olio di oliva, ma anche un netto importatore. Quindi spesso (e temo anche volentieri) si importa olio da altri paesi - in testa Spagna e Tunisia. Olio di più bassa qualità e soprattutto molto conveniente.

In Tunisia per produrre un kg di olio ci vogliono, mal contati, meno di un paio di euro al kg - in Italia più di tre volte tanto. L'olivo è però una risorsa fondamentale per il nostro paese - dal punto di vista agricolo, economico, ambientale, paesaggistico - e va assolutamente tutelato, come va tutelato tutto il settore oleicolo.

La soluzione possono essere gli accordi di filiera. Accordi che comprendano però anche i distributori al dettaglio; non è infatti tollerabile che negli scaffali di tutti i supermercati una bottiglia d'olio (di "marca" e "italiano") costi anche meno di tre euro - è una vergogna e, senza esagerare, diremmo anche una truffa. Gli accordi di filiera con la Gdo stanno prendendo piede in Europa - per esempio è notizia di questi giorni che gli allevatori bovini dell'Est francese hanno siglato un accordo di filiera con la catena di supermercati Systeme U (ed un trasformatore) per distribuire latte e latticini di alta qualità con remunerazione costante per 5 anni. In questa maniera non si truffa il consumatore e guadagnano tutti, compreso l'ambiente e il territorio.

Per finire, sarò politicamente scorretto: cerco olio monovarietale Biancolilla di alta qualità, astenersi perditempo e forestieri.