Ivan Furlanetto, managing director dell'azienda agricola Sant'Ilario, che si affaccia sulla Laguna di Venezia, ha un messaggio per tutti i maidicoltori: "Con il mais si può ancora fare reddito a patto che non si abbia paura di innovare".

L'azienda Sant'Ilario nel 2019, per il terzo anno consecutivo, ha partecipato al progetto Mais in Italy, in particolare alla parte dedicata all'energia da trinciato, mettendo a disposizione 10 ettari. Il progetto è studiato da Syngenta in collaborazione con Cifo e Plastic Puglia, azienda che produce sistemi per l'irrigazione a goccia.

E' proprio in occasione della presentazione dei risultati 2019 del progetto che Furlanetto ha voluto raccontare la sua esperienza e spiegare come, seguendo il protocollo messo a punto da Syngenta, sia riuscito ad ottenere un profitto. "Voglio dire a tutti - ha detto ancora nel corso della presentazione - che non bisogna avere paura di spendere qualche cosa in più, se si lavora seguendo il protocollo e appoggiandosi all'agricoltura di precisione, a conti fatti ne vale la pena".
 

Il protocollo Mais in Italy di Syngenta

"Lo scopo del progetto 'Mais in Italy' - ha raccontato durante l'incontro a Mira (Ve) Francesco Scrano, marketing head di Syngenta - è valorizzare il mais italiano e restituire sostenibilità, anche economica, alla coltura. Si basa su tre pilastri, genetica, agronomia e protezione della coltura e punta a dimostrare che si può produrre in modo intensivo e contemporaneamente sostenibile".

Nell'azienda Sant'Ilario, in particolare, sono stati seminati due ibridi (nel 2018 si era puntato solo su Sy Hydro): Hydro (ciclo 132 giorni) e Sy Gladius (ciclo 135 giorni), il seme è stato sottoposto a concia, in nome della protezione. La semina è avvenuta a densità variabile (data inizio 3 aprile 2019), dopo aver realizzato mappe di prescrizione che hanno tenuto presente le caratteristiche del terreno. E' stato previsto un piano di fertirrigazione (irrigazione a goccia), dopo la posa delle ali gocciolanti si è iniziato il 2 luglio 2019.

Tutta l'annata è stata fortemente condizionata dal meteo: nel 2019 si è seminato in ritardo, con forte piovosità primaverile e freddo nel mese di maggio, la conseguenza è stato un ritardo nella fioritura e nello sviluppo della pianta. Giugno e luglio sono stati invece mesi con temperature molto elevate. Proprio il meteo ha influito sul piano di nutrizione, delle 280 unità di azoto previste, ne sono state distribuite solo 202. Per proteggere la coltura da piralide, aiutarne la fisiologia della pianta e fare in modo che meglio risponda agli stress, sono poi stati distribuiti diversi prodotti, fungicidi e insetticidi.

Fra le pratiche molto importanti c'è quella di tenere sempre monitorati i campi, in questo la piattaforma FarmShot di Syngenta aiuta: in tempo reale, da satellite, rileva l'attività fotosintetica, eventuali condizioni di stress e la copertura vegetale dell'appezzamento. Tenere monitorato il mais porta ad agire tempestivamente in caso di avversità e a decidere il momento ottimale di irrigazioni e di raccolta. Monitorando i 10 ettari di Sant'Ilario è evidente come la semina a rateo variabile abbia portato a una diminuzione della variabilità in campo: sempre FarmShot infatti rende espliciti i parametri. Pur partendo da terreni diversi, la variabilità finale di campo è stata dello 0,036%. La raccolta è iniziata il 28 agosto e su due trince sono stati applicati sensori Nir per avere in tempo reale i risultati qualitativi del trinciato, una novità del 2019.
 

I risultati del 2019

Nell'azienda agricola Sant'Ilario, l'obiettivo che si erano posti per il 2019 era quello di ottenere 8.500 metri cubi per ettaro di metano, ricordiamo infatti che la destinazione del mais coltivato è energetica. Nonostante l'annata non propriamente favorevole dal punto di vista climatico, per il mais, si può dire che l'obiettivo sia stato centrato per la varietà Sy Hydro che, a seconda della densità di semina, ha anche superato l'obiettivo arrivando a 8.570 metri cubi per ettaro di metano, con dieci semi a metro quadro.

Non è andata altrettanto bene con Gladius che, pur producendo di più in termini di produzione tal quale, non ha raggiunto l'obiettivo fermandosi (per la densità di dieci semi a metro quadro) a 6.695 metri cubi per ettaro. Bisogna tenere presente che Gladius ha un ciclo più lungo rispetto a Hydro ma, per esigenze aziendali, si è reso necessario trinciare contemporaneamente le due varietà e questo potrebbe essere un fattore che ha influenzato molto le performance dell'ibrido.

Da tenere presente che, all'azienda agricola Sant'Ilario, nei campi dove non è stato applicato il protocollo Mais in Italy e si è attuata una semina classica fissa, a otto semi per metro quadro, con altri ibridi, si sono raggiunti i 5.212 metri cubi di metano a ettaro: la semina a densità variabile quindi porta verso l'alto le performance. Se si va a calcolare poi la produzione lorda vendibile 2019 a ettaro e la si confronta con quella del 2018, sottraendo quindi i relativi costi per determinare i ricavi a ettaro, si scopre che, nonostante Gladius abbia ottenuto performance peggiori rispetto a Hydro, i ricavi a ettaro sono aumentati attestandosi a 4.996 euro contro i 4.978 del 2018.