Forse sarebbe bastato conoscere un po' la storia per comprendere che l'aggregazione è fonte di una migliore redditività, di maggiore efficienza e di sostegno nei periodi più complessi per il mercato. La nascita alla fine dell'Ottocento in Italia delle prime società cooperative agricole, dove peraltro la componente sociale del mutuo soccorso era molto forte, lo dimostra.

Ora lo certifica anche la direzione generale Agricoltura della Commissione europea, che nei giorni scorsi ha pubblicato uno studio sul ruolo delle Organizzazioni di produttori (Op) e delle Associazioni di organizzazioni di produttori (Aop) nel rafforzamento della posizione degli agricoltori lungo la catena di approvvigionamento alimentare, dal titolo "Study of the best ways for producer organisations to be formed, carry out their activities and be supported".

Lo studio evidenzia i vantaggi che Op e Aop offrono agli agricoltori in Unione europea, alla luce anche del Regolamento Omnibus che ha rafforzato - era il 2017 - il potere di tali strutture all'interno del perimetro della Politica agricola comune. Un passo avanti determinante, al quale ha contribuito l'attivismo dell'europarlamentare (all'epoca presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo) Paolo de Castro.
 

Vediamo i numeri

Nel definire le Organizzazioni di produttori come "qualsiasi cooperazione tra agricoltori legalmente costituita", il numero di Op nell'Unione europea raggiunge le oltre 42mila unità. L'Ue riconosce il ruolo speciale svolto dalle Op e, di conseguenza, può chiedere il riconoscimento dallo Stato membro in cui ha sede. A metà del 2017, si contavano 3.505 Op e Aop riconosciute.

Francia, Germania e Spagna sono i tre Stati membri in cui Op e le Aop sono maggiormente riconosciute, rispettivamente con 759, 658 e 588 entità riconosciute. Insieme rappresentano circa il 60% del totale a livello Ue.

Per quanto riguarda i settori, oltre il 50% delle entità riconosciute appartiene al settore ortofrutticolo. Gli altri settori in cui esistono più Op ed Aop riconosciute sono il settore lattiero caseario, quello dell'olio d'oliva e delle olive da tavola ed il settore vitivinicolo.
In Italia solo nel settore ortofrutticolo sono 613 le Op e Aop riconosciute (alla data del 30 giugno 2019), alle quali devono aggiungersi altre 270 Op e Aop negli altri settori (dato al 31 dicembre 2018). Numeri senza dubbio interessanti, ma inferiori rispetto appunto ai primi della classe.

Basti pensare che - secondo quanto affermato nel corso di un convegno organizzato nei mesi scorsi all'Accademia dei Georgofili di Firenze proprio sul tema delle Organizzazioni di produttori - Pietro Gasparri del dipartimento della Politiche competitive, della qualità, ippiche e della pesca fece un paragone eloquente, anche se datato nel tempo, affermando che nel 2015 le Op spagnole nell'ambito ortofrutticolo erano 1.500 circa, contro le 298 in Italia. Altri numeri che contribuiscono a spiegare l'approccio aggressivo dell'ortofrutta iberica sui mercati internazionali, che ha portato a risultati molto più soddisfacenti per gli agricoltori iberici rispetto a quelli italiani.

In ogni caso, Op e Aop contribuiscono a rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena di approvvigionamento alimentare, fornendo al contempo assistenza tecnica ai loro membri. Queste organizzazioni contribuiscono ad avvantaggiare anche altri attori della catena, nonché le comunità locali in cui operano, come riportato appunto dallo studio pubblicato dalla dg Agri sui modi migliori per costituire le Organizzazioni di produttori, svolgere le loro attività ed essere supportate.
 

Altri numeri dell'indagine

A metà del 2017, le autorità nazionali di 25 Stati membri hanno riconosciuto in totale 3.434 Op e 71 Aop, in costante aumento (+33% dall'ultima riforma dell'Ocm). Più della metà delle Op e Aop riconosciute opera nel settore ortofrutta (1.851). Oltre 100 Op e Aop sono state riconosciute in altri sette settori: latte e prodotti lattiero caseari (334), olio d'oliva e olive da tavola (254), vino (222), carne bovina (210), cereali (177), altri prodotti (107) e carne suina (101). Un totale di 249 entità sono distribuite nei restanti dodici settori agricoli. 
Circa il 50% di tutte le Op e Aop attualmente riconosciute sono cooperative. Tuttavia, esiste una grande varietà di altre forme giuridiche, le principali delle quali sono associazioni e altri tipi di entità private.

Per quanto riguarda il numero stimato di Op non riconosciute, è stata fatta una distinzione tra cooperative agricole e altre forme giuridiche di cooperazione con i produttori. In effetti, oltre alle 21mila cooperative agricole (riconosciute come Op o meno) presenti nell'Ue, è stato stimato che nel settore agricolo comunitario siano presenti oltre 20mila entità con diverse forme giuridiche. Pertanto, se si considerano tutti i settori agricoli, ad oggi è riconosciuto meno del 9% delle Op.
 

Gli obiettivi principali

Lo studio rileva che gli obiettivi principali delle Op e delle Aop riconosciute sono comuni in tutti i settori produttivi e comprendono: pianificazione della produzione, adattamento alla domanda, concentrazione dei prodotti e immissione dei prodotti sul mercato. Molte Op non riconosciute svolgono le stesse attività di quelle riconosciute. In entrambi i casi, queste attività possono apportare benefici economici, tecnici e sociali ai loro membri.

Ancora. Le Op possono garantire agli agricoltori associati una maggiore penetrazione nel mercato ed un maggior potere contrattuale nei confronti di altri attori della catena di approvvigionamento alimentare. Possono anche contribuire a mitigare i rischi ed i costi economici garantendo, ad esempio, la sicurezza dei pagamenti o la condivisione degli investimenti. Per quanto riguarda gli incentivi tecnici, le Op aggiungono valore alle attività commerciali fornendo infrastrutture per la produzione, lo stoccaggio o la trasformazione. Infine, rispetto alla dimensione sociale, lo studio ha concluso che la maggior parte degli agricoltori apprezza l'apertura delle Op verso i nuovi membri e il loro metodo democratico di funzionamento, in quanto ciò contribuisce a consolidare e mantenere la fiducia nell'organizzazione.

Mentre queste organizzazioni possono assumere diverse forme giuridiche, riconosciute o meno, lo studio rileva che le cooperative agricole sono le forme giuridiche più comuni.

Probabilmente bisognerà concentrarsi molto sulla comunicazione, per rimarcare gli effetti positivi di un'aggregazione di imprenditori agricoli. Lo studio ha infatti identificato alcuni ostacoli all'adesione alle Op, come ad esempio il timore degli agricoltori di perdere la libertà imprenditoriale. Molti agricoltori non sono consapevoli dei vantaggi di essere membri di una Op e sono preoccupati dei costi per la loro costituzione.

In generale, i risultati dello studio indicano che è necessario considerare i fattori interni ed esterni quando si analizza ciò che contribuirà al successo o al fallimento delle Op. Il fattore interno più importante è l'esistenza di una tradizione consolidata nella cooperazione agricola a livello degli Stati membri. E questo proietta l'Italia e, in particolare, alcune sue aree con una forte tradizione cooperativistica, su posizioni migliori rispetto ad altre. Anche se, rispetto a Francia, Germania e Spagna l'Italia vanta numeri inferiori e ha margini notevoli per proseguire sulla strada della cooperazione.
Tuttavia, è bene ricordare come ad esempio, nel corso della crisi del mercato del latte dopo la fine del regime delle quote (31 marzo 2015), i sistemi delle cooperative - per quanto non esattamente sovrapponibili in tutto e per tutto alle Op - siano riusciti ad assorbire meglio il contraccolpo della volatilità di mercato, assicurando qualche centesimo di euro in più al litro rispetto ai produttori non conferenti al mondo cooperativistico.

Tornando allo studio comunitario, tra i fattori esterni indicati come positivi, il più importante fra quelli citati è che le Op siano in grado di operare e competere negli attuali mercati globalizzati.
 

Il Regolamento Omnibus

Con l'introduzione del Regolamento Omnibus, ha ricordato Bruno Buffaria della dg Agri di Bruxelles, intervenendo al convegno dell'Accademia dei Georgofili, "il legislatore dice esplicitamente che le associazioni di produttori indipendenti non possono essere considerati come cartelli e non ricadono, pertanto, sotto le regole della concorrenza. Le Op e le Aop possono chiedere un contratto scritto".
Ma attenzione, esistono tre categorie di Op riconosciute: Op economiche, Op che forniscono solo servizio e che per questo non possono usufruire della deroga alla regola in materia di concorrenza, Op di contrattualizzazione (come ad esempio nel latte o nel settore bieticolo).
 

Luppi: "Più aggregazione per maggiore efficienza, anche nell'export"

Giovanni Luppi, presidente di Legacoop agroalimentare, ai Georgofili ha raccomandato di proseguire il percorso di aggregazione per migliorare l'efficienza. "In Italia abbiamo 5mila cooperative che sviluppano un fatturato di circa 35 miliardi di euro" ha sintetizzato. "In Europa le cooperative sono molte meno, ma sviluppano un fatturato decisamente superiore. È dunque necessario produrre progetti di impresa, fusioni, accorpamenti, perché per esportare servono capacità e dimensione. Non fermiamoci su vecchi schemi: adesso dobbiamo lavorare anche per mettere insieme cooperative appartenenti a schieramenti e province diversi. Se non lo facciamo siamo destinati a perdere".