I temi sul tavolo, è il caso di dirlo, sono come sempre molti, ambiziosi e in linea con l'attualità: la manovra e i modelli di società e di economia che evolvono, l'economia circolare e le applicazioni concrete del mondo agricolo, ma anche il timore dei dazi sul fronte internazionale e il rischio dell'esplosione dell'italian sounding, la lotta ai cambiamenti climatici e un manifesto per costruire un mondo più sicuro.

E poi l'attenzione ai fenomeni migratori e un piano per sostenere lo sviluppo agricolo in Africa. Senza dimenticare la grande battaglia dell'etichettatura, con oltre 1,1 milioni di firme raccolte per chiedere alla Commissione Ue di estendere l'obbligo di indicare l'origine in etichetta a tutti gli alimenti con la petizione europea "Eat original! Unmask your food" (Mangia originale, smaschera il tuo cibo) promossa dalla Coldiretti assieme ad altre organizzazioni europee. Un simbolico "assegno" è stato consegnato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, fra i molti ospiti che hanno calcato il palco del Forum internazionale dell'agricoltura organizzato da Coldiretti a Cernobbio, appuntamento ormai storico per fare il punto della situazione dell'agricoltura in chiave di sfide globali e battaglie "domestiche" in vista della definizione della legge di Bilancio e della manovra economica.

Quest'anno, per la prima volta, ha preso parte il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, quasi a voler tracciare la linea di un nuovo corso in cui agricoltura e industria si alleano per costruire filiere agroalimentari in grado di dare risposte concrete per il futuro.
 

I dazi Usa

C’è molta preoccupazione per l'entrata in vigore dei dazi, che Washington imporrà unilateralmente ad alcuni prodotti dell'Unione europea e che sono orientati a mettere in seria difficoltà alcuni segmenti produttivi dell'agroalimentare italiano, col rischio di favorire le imitazioni e i tarocchi.
La cosiddetta "black list" del dipartimento del Commercio statunitense (Ustr) pubblicata sul Registro federale colpirà con dazi del 25% il made in Italy sulle tavole statunitensi, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano fino al gorgonzola, ma anche altri prodotti lattiero caseari, salumi, agrumi, succhi e liquori per un valore di circa mezzo miliardo di euro.

"La speranza - sottolinea il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini - è che i dazi non siano mai applicati e per questo è necessario aprire subito la trattativa a livello comunitario e nazionale dove una buona premessa al confronto sono le importanti relazioni con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha saputo costruire il premier Giuseppe Conte".

Bisogna scongiurare una situazione che oltre a danni economici diretti - ammonisce Coldiretti - comporterebbe la perdita di importanti quote di mercato per il made in Italy negli Usa considerato che i super-dazi Usa su alcuni dei prodotti italiani più rappresentativi spingono il fatturato del falso made in Italy negli Stati  Uniti a 24 miliardi.

I dazi Usa sono una risposta del presidente degli Stati Unit Donald Trump alle sollecitazioni dalla lobby dell'industria casearia Usa (Ccfn) che - riferisce Coldiretti - ha esplicitamente chiesto con una lettera di imporre tasse alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l'industria del falso made in Italy e costringere l'Unione europea ad aprire le frontiere ai tarocchi a stelle e strisce.
Coldiretti sottolinea infatti che le brutte copie dei prodotti caseari nazionali ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi trenta anni, raggiungendo complessivamente i 2,5 miliardi di chili ed è realizzata per quasi i 2/3 in Wisconsin e California, mentre lo Stato di New York si colloca al terzo posto.
Per effetto dei dazi ogni camion carico di formaggio costerà fino a 80mila dollari in più secondo l'Associazione statunitense degli importatori di prodotti lattiero caseari, mentre il consumatore americano lo dovrà acquistare sullo scaffale ad un prezzo che passa dagli attuali circa 40 dollari al chilo ad oltre i 45 dollari, con un probabile effetto di contenimento dei consumi.

Coldiretti esprime tutte la propria amarezza al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. "L'Unione europea ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che come ritorsione ha posto l'embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al made in Italy oltre un miliardo in cinque anni ed è ora paradossale che l'Italia si ritrovi nel mirino proprio dello storico alleato, con pesanti ipoteche sul nostro export negli Usa", accusa Prandini.
 

L'etichettura: 1,1 milioni di firme raccolte

È stato raggiunto lo storico obiettivo della raccolta di 1,1 milioni di firme di cittadini europei per chiedere alla Commissione Ue di estendere l'obbligo di indicare l'origine in etichetta a tutti gli alimenti con la petizione europea "Eat original! Unmask your food" (Mangia originale, smaschera il tuo cibo) promossa da Coldiretti assieme ad altre organizzazioni europee.

Al Forum di Cernobbio proprio Prandini, insieme alla delegata nazionale dei giovani agricoltori Veronica Barbati ha consegnato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte un "maxi assegno" simbolo dello storico traguardo dell'iniziativa dei cittadini europei (Ice) autorizzata dalla stessa Commissione.
Un successo strepitoso ottenuto soprattutto grazie all'Italia, dove è stato raccolto l'85% delle firme, e al quale - spiega Coldiretti - hanno contributo cittadini e rappresentanti delle istituzioni della politica, dello sport, della ricerca, della cultura per obbligare la Commissione ad assicurare la trasparenza dell'informazione sui cibi in tutta l'Unione europea dove rischiano di entrare in vigore nell'aprile 2020 norme fortemente ingannevoli per i consumatori.
Quello che i cittadini chiedono è maggiore trasparenza a quell'Unione europea che finora ha tenuto un atteggiamento incerto e contraddittorio, obbligando a indicare l'origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero.

L'iniziativa dei cittadini si prefigge di rendere obbligatoria l'indicazione del paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell'Ue, senza deroghe per i marchi registrati e le indicazioni geografiche e per quanto attiene agli alimenti trasformati, l'etichettatura di origine deve essere resa obbligatoria per gli ingredienti principali, se hanno un'origine diversa dal prodotto finale. La petizione chiede infine di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell'intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare.

A livello comunitario - conclude Coldiretti - il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l'emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c'è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l'obbligo di indicare in etichetta il paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione europea ha recentemente specificato che l'indicazione dell'origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.
 

Il manifesto della Fondazione Symbola

Al Forum internazionale dell'agricoltura partecipa per la prima volta il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Il numero uno di viale dell'Astronomia è tra i primi firmatari di un manifesto, promosso dal presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci, per una svolta green secondo i dettami contenuti nella Enciclica Laudato si' di Papa Francesco.

Affrontare la crisi climatica è una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali e soprattutto la partecipazione dei cittadini - recita il manifesto -. Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050. Questa sfida può rinnovare la missione dell'Europa dandole forza e centralità. E può vedere un'Italia in prima fila.
Noi siamo convinti - prosegue il manifesto - che non c'è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c'è in Italia. Noi, in ogni caso, nei limiti delle nostre possibilità, lavoreremo in questa direzione, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno.

Promosso come detto da Ermete Realacci, il documento è stato firmato da Ettore Prandini (Coldiretti), Vincenzo Boccia (Confindustria), Francesco Starace (Eni), Padre Enzo Fortunato (direttore Sala stampa Sacro Convento Assisi), Catia Bastioli (Novamont) e già firmato da oltre cinquanta esponenti del mondo economico, sociale e culturale. Le adesioni continueranno nei prossimi mesi in preparazione dell'evento che si terrà a gennaio presso il Sacro Convento di Assisi.


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