Forse la notizia di cronaca agricola della settimana è la reazione di parte del mondo agricolo italiano - che solo con un eufemismo si può dire indignata - a uno spot di una catena della Gdo. Lo slogan è: una buona spesa può cambiare il mondo. Cosa peraltro molto vera. Una buona spesa però deve tenere in considerazione prima di tutto la giusta retribuzione di chi produce.

In effetti nello spot può esser vista una inversione della causa con l'effetto - un colto retorico direbbe che si compie un anacoluto, altri, meno sofisticati chiosano: è la m. che si rivolta al badile (un modo di dire presente in più dialetti italici). E' la Grande distribuzione che detta le regole alla produzione, non certo il contrario - i produttori subiscono da decenni uno strapotere che comprime continuamente i prezzi, i consumatori un oligopolio, i cittadini un sistema che ha prodotto ingenti danni ambientali.

Abbiamo più volte ricordato che ne vedremo ancora delle belle: il sistema distributivo italiano (e non solo) si sta modificando con la fine dell'epoca dell'ipermercato e l'avvento di nuove forme distributive (fra cui l'home delivery). E dopo la calata dei francesi negli anni '90 adesso ci sono i colossi del discount tedeschi che, sventolando tanto di tricolore, sono alla conquista dell'Italia.

La competizione è e sarà sempre più serrata. Una competizione pagata in ultima istanza soprattutto dai produttori, che stanno vedendo e purtroppo vedranno una ulteriore compressione dei prezzi. Non è un caso che domenica prossima (Fondazione Fico, Bologna, ore 19.00) premieremo con il Bologna Award (premio per la sostenibilità agricola e alimentare) l'economista inglese Raj Patel. Raj Patel è autore di best seller tradotti in decine di lingue in cui si denuncia l'assurdità del sistema economico attuale e soprattutto l'iniquità del ciclo economico del cibo. Raj ricorre spesso all'esempio delle banane: "ogni volta che compriamo una banana il 45% di quello che paghiamo va al rivenditore, il 18 all'importatore, il 19 al trasporto, il 15 alla compagnia che controlla la piantagione – al contadino resta meno del 3%".  Non aggiungiamo altro - se non l'invito alla conferenza.