Il cambiamento climatico minaccia l'agricoltura italiana. L'allarme è lanciato dall'Agenzia europea per l'ambiente (Eea): tra 58 e 120 miliardi di euro in fumo entro il 2100, redditi agricoli in calo fino al 16% entro il 2050, svalutazione dei terreni, aumento delle infestazioni dei parassiti e maggior domanda d'acqua. Nell'occhio del ciclone i paesi del Sud Europa, più preparati quelli del Nord. Prevenzione e tutela, le raccomandazioni dell'agenzia.
 

Cambiamento climatico, in fumo fino a 120 miliardi di euro

Un rapporto dall'Agenzia europea per l'ambiente (Eea) denuncia che con i cambiamenti climatici l'Italia potrebbe subire la più grande perdita aggregata di valore dei terreni agricoli, calcolata tra 58 e 120 miliardi di euro entro il 2100. Gli scenari sul lungo periodo potrebbero essere devastanti: si prevede infatti un calo dei redditi agricoli fino al 16% entro il 2050, l'aumento della domanda di acqua per l'irrigazione dal 4 al 18% e la svalutazione dei terreni coltivabili fino all'80% nell'Europa meridionale entro il 2100.
 

Europa meridionale nel mirino

Secondo lo studio dell'Agenzia europea, i cambiamenti climatici potrebbero avere un impatto maggiore nel Sud Europa: Austria, Francia, Romania per l'Europa centrale e Italia, Grecia, Spagna e Portogallo per quanto riguarda l'Europa meridionale. Temute conseguenze non soltanto dal punto di vista territoriale e morfologico, con rapide trasformazioni del suolo per via della siccità e dell'erosione, ma anche per l'aumento significativo delle infestazioni da parassiti come la mosca dell'ulivo, oltre che per l'intero contesto socioeconomico.

La contrazione calcolata per l'Italia entro il 2100 con la sola erosione dei suoli, ad esempio, è stimata secondo lo studio attorno allo 0,5%, con perdite per 38 milioni di euro rispetto a soli nove anni fa.


Le raccomandazioni: prevenzione e tutela

Sempre secondo lo studio dell'agenzia, se i paesi coinvolti adottassero le opportune strategie, "i redditi agricoli in alcune regioni europee potrebbero addirittura crescere del 5% nei prossimi anni", tuttavia questo è più probabile che avvenga nell'Europa occidentale e settentrionale. Per questo, secondo gli esperti, i paesi dell'Europa centrale e meridionale dovrebbero attuare adeguate politiche di prevenzione e tutela. "L'adattamento ai cambiamenti climatici - raccomanda l'Agenzia europea per l'ambiente - deve essere una priorità assoluta per il settore agricolo dell'Ue se si vuole migliorare la resilienza a eventi estremi come siccità, ondate di calore e inondazioni".


Le ripercussioni a livello lavorativo nel comporto agroalimentare

Per gli esperti dell'Eea è previsto un calo notevole dei redditi per gli impiegati nel settore agroalimentare anche a causa dell'effetto negativo del cambiamento climatico. Il crollo stimato è del 16% entro il 2050, con un aumento del consumo di acqua, visto l'alto rischio di "siccità" per le regioni dell'Europa centrale e meridionale, già fortemente esposta a forti e spesso imprevedibili ondate di calore e diminuzione delle precipitazioni e della portata dei fiumi, con conseguente e repentino calo dei raccolti, di acqua per l'irrigazione, oltre alla notevole perdita di biodiversità e rischio sempre maggiore di incendi boschivi.


Accordi globali e riduzione emissioni effetto serra

Uno scenario che, come già esposto in un report dal titolo Climate change, impacts and vulnerability, condotto sempre dalla Eea nel 2017, potrebbe inficiare sul benessere e la salute dell'uomo. Che però sembra tuttora sottovalutarne i rischi. "I rischi climatici - scriveva in quel rapporto Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell'European environment agency (Eea) - continueranno per molti decenni a venire. La portata dei futuri cambiamenti climatici e il loro relativo impatto dipenderà dall'efficacia dell'attuazione degli accordi globali per ridurre le emissioni di gas a effetto serra".
 
In collaborazione con Giuseppe Papalia