Che vendemmia sarà quella del 2019? È ancora presto per trarre delle conclusioni, perché non tutti i territori della penisola italiana (complessivamente più di 650mila ettari per 300mila aziende coinvolte) hanno iniziato la raccolta delle uve.
L'appuntamento clou per avere un primo quadro di insieme a livello nazionale sulle previsioni di vendemmia è il prossimo 4 settembre al ministero delle Politiche agricole con la presentazione delle stime di Unione italiana vini, Assoenologi e Ismea.

Alcune analisi sono già state avanzate dalla Coldiretti, che parla di una produzione stimata fra i 47 e 49 milioni di ettolitri, con un calo medio di circa il 10% a livello nazionale rispetto al raccolto 2018.

Le recentissime previsioni vendemmiali in Veneto indicano una produzione di uva che dovrebbe ridursi mediamente del 15% rispetto alla produzione record del 2018, con punte anche maggiori in alcune aree, come reso noto nel tradizionale appuntamento (giunto alla 45esima edizione) indetto da Veneto agricoltura, Regione Veneto, Avepa, Arpav e Crea-Ve.
In Francia - principale competitor dell'Italia - la produzione dovrebbe oscillare fra i 43 e 46 milioni di ettolitri, mentre in Spagna la previsione è compresa fra i 40 e 44 milioni di ettolitri.

Quello che ha pesato, in Italia, è stato - sottolinea la Coldiretti - un clima pazzo, con maltempo alternato a ondate di caldo africano che hanno caratterizzato l'estate. Uno scenario che sta comportando un ritardo nell'avvio della raccolta delle uve rispetto a stagioni caratterizzate da mesi estivi più caldi.
In ogni caso, secondo la Coldiretti, le condizioni attuali fanno ben sperare per un'annata di buona/ottima qualità.

Anche Confagricoltura parla di quantitativi ridotti in quasi tutte le regioni d'Italia, soprattutto in Friuli Venezia Giulia (-20%), Umbria (-13%), Veneto e in Campania (-12%) e in Trentino Alto Adige (-11%). Vanno in controtendenza il Lazio (+16%), il Molise (+10%) e la Calabria (+9%). 
Il 2019 - prevede Confagricoltura - vedrà una diminuzione media della produzione del 6%, ma, grazie ad una primavera fredda e piovosa e un inizio estate caldo e secco, la qualità dell'uva è ottima e foriera di una produzione di vini potenzialmente eccellenti.

La produzione tricolore sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt - sottolinea la Coldiretti - con 332 vini a Denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a Denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a Indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e con il restante 30% per i vini da tavola.
Ottimismo a Montalcino, una delle aree che produce un vino simbolo del made in Italy, il Brunello, esportato in tutto il mondo. Anna Maria Buzdon, titolare di Podere Paganico (3,5 ettari vitati) parla di "uve di grande qualità, con buone prospettive vendemmiali".

Aspettative positive anche nel territorio che è il tempio mondiale del vino: la Champagne. Thibaut Le Mailloux, direttore della comunicazione del Comitato interprofessionale del vino della Champagne, scrive ad AgroNotizie che le date di avvio della campagna di raccolta delle uve saranno comunicate ufficialmente il prossimo 31 agosto e ricorda che i quantitativi massimi di raccolta per ettaro sono stati fissati lo scorso luglio, dopo un'attenta valutazione delle scorte e delle prospettive di mercato: 10.200 chilogrammi per ettaro. Il comitato dello Champagne ricorda che sono ottenuti al massimo solo 25,5 ettolitri di vini per ogni lotto di 4mila chili di uva.

Da un punto di vista qualitativo - ci comunica Thibaut Le Mailloux - rispetto al raccolto eccezionale del 2018 sia in termini di volume che di qualità, anche le prospettive per il 2019 sono positive. Dal punto di vista della quantità, tuttavia, la Champagne ha sofferto le gelate e, soprattutto, le ondate di calore hanno portato a oltre il 10% la potenziale perdita di volume.

Tornando all'Italia, è di magra soddisfazione il primato produttivo in termini di volumi, quando la Francia riesce a esportare molto di più (ha superato i 9,2 miliardi a valore, contro i 6,2 dell'Italia), assicurando così una migliore valorizzazione del prodotto.
Il nodo da sciogliere a livello italiano, infatti, è legato al versante prezzi, alla ricerca di valorizzazione e all'affermazione dell'internazionalizzazione. Negli anni è cresciuta, anche e soprattutto grazie alle iniziative di Vinitaly a Verona e nel mondo, dove la rassegna di Veronafiere ha saputo distinguersi per l'affidabilità del proprio brand.

Bisogna proseguire su questa linea, facendo molta attenzione alle giacenze e incrociando le dita in caso di guerra commerciale con gli Usa, che rimane uno dei principali paesi di destinazione del vino italiano.