Gli imprenditori del Mezzogiorno d’ItaliaSicilia, Calabria e Puglia su tutti - che coltivano arance, limoni, mandarini e clementine sono ancora in attesa degli importanti interventi del Fondo nazionale agrumicolo, pure approvato sotto forma di schema di decreto nella Conferenza Stato Regioni del 21 febbraio scorso e con risorse, individuate sulla legge di bilancio dello Stato per il 2017, pari a 10 milioni di euro. Questo perché, stando a quanto apprende AgroNotizie, mancherebbe in calce al decreto ancora una firma, quella del ministro dell’Economia e della finanze Giovanni Tria, che dovrebbe però arrivare a breve, consentendo la piena disponibilità del Fondo nazionale agrumicolo dal prossimo autunno.

Ma non solo: al ministero per le Politiche agricole si sta lavorando per accrescere la provvista del Fondo e soprattutto per realizzare un vero e proprio Piano agrumicolo nazionale, per altro richiesto sin dallo scorso giugno dall'assessore per l'Agricoltura della Regione Siciliana, Edy Bandiera e annunciato dalla sottosegretaria alle Politiche agricole Alessandra Pesce al termine del tavolo agrumi il 23 luglio scorso.
 

Il decreto per il Fondo agrumicolo nazionale

Non a caso, il decreto che istituisce il Fondo agrumicolo nazionale non risulta ancora pubblicato. Tutto quello che se ne sa, lo si apprende il 22 febbraio 2019 da un comunicato del ministero per le Politiche agricole: sono previsti 6 milioni per il 2019 e 4 milioni per il 2020 e la loro articolazione è frutto del lavoro di concertazione con le parti produttive espresso nel Tavolo agrumicolo di novembre 2018.

La norma prevede tre aree di azione:
  • 8 milioni di euro per la concessione di contributi per il sostegno al ricambio varietale delle aziende agrumicole danneggiate dal Tristeza virus e del Mal secco;
  • 1,5 milioni di euro per il finanziamento di campagne di comunicazione istituzionale e promozione rivolte ai consumatori per sostenere la competitività e la qualità del settore agrumicolo;
  • 0,5 milioni di euro per la concessione di contributi per la conoscenza, salvaguardia e sviluppo dei prodotti agrumicoli Dop e Igp.
 

Il tavolo agrumi del 23 luglio

E nel Tavolo nazionale della filiera agrumi del 23 luglio scorso, tenutosi a Roma al Mipaaft, e presieduto dalla sottosegretaria Alessandra Pesce, le due tematiche principali affrontate con gli attori della filiera sono state “la concessione di contributi per il sostegno al ricambio varietale delle aziende agrumicole”, finalizzato a combattere le fitopatie, ed il finanziamento di campagne di comunicazione istituzionale e promozione rivolte ai consumatori per sostenere la competitività e lo sviluppo del mercato, recita una nota del Mipaaft.
 

Pesce: "Da settembre il tavolo partenariale per definire un piano di filiera"

"È importate trovare risposte adeguate ai problemi che questo settore ha affrontato e dovrà affrontare nei prossimi anni, soprattutto in vista di una maggiore penetrazione delle nostre aziende sui mercati internazionaliha dichiarato la sottosegretaria Pesce a margine del tavolo del 23 luglio.

"Il ricambio varietale è un intervento strategico che garantisce una migliore qualità delle produzioni e una più alta remunerazione, accompagnato da un'adeguata ed incisiva attività di comunicazione e promozione per l'intero settore agrumicolo. Da settembre sarà avviato il tavolo partenariale per la definizione di un piano di filiera per il comparto, con lo scopo di imprimere un nuovo impulso al settore", conclude Pesce.
 

La posizione di Confagricoltura

Per Gerardo Diana, presidente della Federazione nazionale agrumicola di Confagricoltura “L’importante è arrivare ad avere un Piano nazionale agrumicolo organico e andare anche oltre la tranche di finanziamento prevista di 10 milioni”.

Diana, inoltre ricorda: “Dico questo perché solo in Sicilia, e solo per il Tristeza virus, il ricambio varietale dovrà riguardare non meno di 50mila ettari di agrumeto. Pertanto, occorre un piano preciso, che ci consenta non solo di accompagnare gli agrumicoltori nella lotta contro questa fitopatia, ma che si doti anche di misure per impedire che entri in Italia il Citrus black spot, anche rinegoziando gli accordi con i paesi terzi a condizioni di reciprocità delle norme fitosanitarie da adottare”.

Sulla strategia da seguire Diana ha le idee molto chiare: “Occorre innanzitutto uscire dalla logica dell’emergenza, ecco perché è bene ricominciare a disegnare un piano agrumicolo nazionale molto dettagliato, dove siano posti in evidenza gli obiettivi, gli strumenti di intervento e da ultimo i costi: dopo di che se il Fondo nazionale agrumicolo non dovesse essere sufficiente a coprirli, si potrebbero reperire altri fondi e – da quanto già detto al Tavolo – non è da escludersi che si vada proprio in questa direzione, e su tanto esprimo fiducia”.