Cogliere le sfide del tempo, come per esempio la minaccia della Xylella, e trasformarle in nuove opportunità per la filiera delle olive italiane. Questo il cuore del messaggio emerso da un convegno ad hoc 'L'olivicoltura siamo noi' organizzato da Confargicoltura per cercare di approfondire i nodi sul tavolo, e trovare soluzioni in grado di riportare il settore al livello delle sue potenzialità a livello mondiale.

Di questo "ne dobbiamo essere consapevoli - ha osservato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti riferendosi al titolo dell'incontro - occorre rimboccarsi le maniche per dare una svolta reale ed invertire una tendenza scoraggiante e negativa di un settore che ha forti potenzialità e di cui l'Italia è protagonista. Però - ha aggiunto - bisogna mettere i produttori nelle condizioni di effettuare investimenti importanti. Servono azioni puntuali attraverso il Piano olivicolo nazionale e quello post-Xylella. Il processo di rinnovamento deve riguardare l'intera filiera: tutti gli attori devono essere protagonisti di uno sforzo congiunto per concorrere verso un obiettivo comune per creare valore".

Negli ultimi venti anni il calo produttivo è stato del 46% a fronte della media mondiale che ha registrato un incremento produttivo del 18%; e in particolare della Spagna che è cresciuta del 48%.

"Il settore olivicolo - ha rilevato il presidente della Fnp olivicoltura di Confagricoltura Pantaleo Greco - sta affrontando una fase di significativi cambiamenti strutturali a livello mondiale e l'Italia, che ha una forte vocazione produttiva, non può restare arretrata. Ci sono sfide e nuove opportunità da cogliere. La prima è quella della Xylella che continua ad avanzare a una velocità di più di due chilometri al mese, e sta provocando un danno epocale. E' giunto il momento di trasformare le minacce in opportunità".

La campagna olivicola del 2018-2019 si è chiusa con 175mila tonnellate, il minimo della produzione degli ultimi decenni (meno 59,2%). Ma bisogna far presente che è stata una campagna a due velocità: i cali produttivi hanno riguardato soprattutto il Mezzogiorno, penalizzato dal maltempo (la Basilicata con meno 82%, la Calabria con meno 77%, la Puglia con meno 65%, la Sicilia con meno 66%), e a questo va aggiunta la questione Xylella nel Salento; una situazione opposta a quella del Nord (con il Veneto a più 221%, la Lombardia a più 153%). Anche se in queste aree d'Italia la produzione è minore rispetto al Sud. Bisogna poi ricordare che in Italia il 63% dell'oliveto ha più di cinquanta anni; e il 49% ha una densità per ettaro minore di 140 piante.

Di fronte a queste cifre si capisce il perché della preoccupazione di Tiziana Sarnari dell'Ismea: "Il ruolo dell'Italia resta quello da protagonista della filiera internazionale ma perde peso". "E - ha raccontato ancora Tiziana Sarnari - come si debba fare attenzione anche ai prezzi che continuano a scendere, e stanno mettendo in allarme gli operatori, tanto che nelle prime tre settimane di giugno l'olio extravergine di oliva è arrivato a 5,22 euro al chilo".

"Abbiamo raccolto le istanze e le difficoltà del settore - ha detto la sottosegretaria alle Politiche agricole
Alessandra Pesce - a cui abbiamo dato una prima risposta con il decreto legge Emergenze. Ora occorre avere una strategia di medio periodo in modo da sostenere la competitività dell'olio d'oliva made in Italy nei mercati internazionali".