Lo scorso 6 giugno in un incontro a Buenos Aires, il presidente dell'Argentina Maurizio Macri e quello del Brasile Jair Bolsonaro hanno dichiarato che l'accordo di libero scambio fra Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) e l'Unione europea potrebbe concludersi a breve.
Da Bruxelles arrivano solo rumori, soprattutto da parte di dimostranti (il 19 giugno davanti al Palazzo della Commissione europea) e per opera delle 340 organizzazioni internazionali che hanno firmato un appello che chiede alla Commissione Ue di sospendere immediatamente le trattative. Le trattative fra i due grandi blocchi economici sono iniziate nel lontano 1995 per un accordo che potrebbe avere una cruciale importanza geo-politica.

E' noto che dal punto di vista economico (e agricolo) i quattro paesi sud americani sono grandissimi produttori di commodities: dalla carne alla soia, dallo zucchero al riso e al succo d'arancia passando per le carni avicole.
Commercialmente e in termini di valore si tratterebbe del maggiore accordo bilaterale mai firmato dalla Ue, con una abolizione tariffaria di quattro volte maggiore rispetto al recente accordo siglato con il Giappone. In ambasce sono quindi gli agricoltori europei, ma qualche preoccupazione la dovrebbe avere però anche chi si interessa di ambiente.

Per esempio: appena eletto, il presidente brasiliano Bolsonaro ha messo subito in dubbio l'adesione del suo paese agli accordi sul clima di Parigi. Le cronache poi ci riportano come il Brasile punti su di un massiccio aumento della produzione agricola attraverso lo sfruttamento di terreni vergini accelerando il disboscamento anche a discapito delle popolazioni Indie.

Strano quindi che da una parte la Commissione si spenda sulla lotta al cambiamento climatico e dall'altra voglia chiudere una partita di tal genere senza chiedere rassicurazioni sulle pratiche di sostenibilità.
Cosa mi dirà Greta? Chissà.