La nutraceutica, oggi, la possiamo coniugare nella relazione che c'è tra benessere e salute, e alimenti prima di tutto; e innovazione, sviluppo, e sostenibilità guardando alla sua declinazione più moderna. Ed è così che l'agricoltura coltiva il futuro, provando a guardare lontano, oltre i campi coltivati, oltre il settore tout court.
Questo lo spirito che anima il convegno organizzato da Foragri (Fondo paritetico nazionale interprofessionale per la formazione continua in agricoltura) a Roma, mentre sullo sfondo scorrevano i dettagli delle potenzialità dei prodotti e delle molecole di origine naturale sia nella farmacologia che nell'alimentazione di base.

"L'utilizzo di derivati ottenuti non da sintesi chimica ma da prodotti di origine naturale comporta la coltivazione delle materie prime necessarie. E lo sviluppo di questo settore - osserva il presidente di Foragri, Stefano Bianchi - può creare un incremento della richiesta di questi prodotti alle nostre aziende agricole, favorendo tecnologie e metodi più rispettosi dell'ambiente, e in generale una maggiore attenzione alla sostenibilità del territorio".

Si tratta di una nuova visione 'verde' che si riflette, per esempio, nel lavoro di Aboca, una delle aziende leader che tra bio, farmacologia e cosmesi di qualità fonda la base del suo impegno, e coltiva direttamente e nel rispetto del metodo dell'agricoltura biologica 67 specie di piante medicinali su oltre 1.750 ettari di terreni tra Toscana e Umbria.
"Riteniamo che nella natura e nella terra ci sia tutto - rileva il presidente di Aboca Valentino Mercati - si tratta solo di trovarlo e di combinarlo nel modo opportuno, avvalendosi della ricerca più avanzata, per un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente, che sia vantaggioso per entrambi. Le sostanze naturali, sostanze complesse che si sono evolute con l'uomo, sono le uniche in grado di interagire con il nostro organismo rispettandone la fisiologia. La nostra visione del naturale viene affrontata con i rigorosi metodi della ricerca scientifica e clinica per una nuova prospettiva nella farmacologia e nella nutraceutica".

La nutraceutica è una delle strade da percorrere per il futuro dell'agricoltura, per allargare sempre di più i suoi orizzonti, semplicemente raccogliendo antiche tradizioni in una nuova scienza.

Ed è allora che diventa esemplificativa la storia della 'Norway seaweed': nata da un piccolo progetto che, per quanto all'avanguardia, ha lo scopo di fornire composti preziosi provenienti dal mare, in particolare estratti di alghe marine destinati a diventare mangime per pesci; dopo una fase di laboratorio e un passaggio attraverso uno degli incubatori più importanti al mondo, si è raggiunto il risultato di oltre il 99% di sopravvivenza dei pesci, tanto che si è deciso di testarlo anche su altri tipi di allevamenti (tipo i polli). Essenzialmente la 'Norway seaweed' aveva messo a punto una tecnologia per la nano emulsificazione con costi di produzione e scalabilità molto bassi; alla base di tutto l'astaxantina naturale, cioè un carotenoide con alte proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.

"La nutraceutica rappresenta uno degli asset verso i quali stiamo guardando anche nel nostro piano industriale - fa presente Federico Vecchioni, amministratore delegato di Bonifiche ferraresi Spa - sono convinto che la filiera della nutraceutica, come quella alimentare vince solo se tutti gli attori scelgono il denominatore comune del benessere del consumatore. Noi abbiamo scelto di verticalizzare ciascuna delle nostre filiere proprio per essere i garanti nei confronti del consumatore".

La nutraceutica, quando disegna un piano di nutrizione corretto, è anche prevenzione: "L'esistenza di una relazione tra alimentazione, stato di salute e patologie cronico-degenerative, note come malattie non trasmissibili, è ormai riconosciuta - mette in evidenza Laura Di Renzo, professore associato alla sezione di Nutrizione clinica e nutrigenomica dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata - un nutriente, in situazioni ben conosciute, può essere anche portatore di malattia, in funzione della combinazione tra la struttura chimica del nutriente stesso e la dose somministrata. Grazie a nuove discipline, come la nutrigenetica e la nutrigenomica, si ha oggi la possibilità di prevenire l'evento patologico, partendo dalla somministrazione di piani nutrizionali non più su mere basi empiriche ma sulla profonda conoscenza dell'individuo, che inizia dallo studio della sua struttura molecolare, dalla sua genetica e dalla regolazione di geni legati allo stato infiammatorio e alla stress ossidativo".

Non più rimedio di una situazione di dissesto fisico perciò ma parte integrante di un processo di profilassi della malattia. Tanto che, spiega Giuseppe Angirillo, direttore scientifico e formulazioni di Amg farmaceutica, "la nutraceutica oggi può avere un posto di rilievo nel supporto alla salute dell'uomo e nell'equilibrio tra natura e ambiente, dall'integratore alimentare si è passati all'assunzione di prodotti integrati alla terapia farmacologica, degli autentici 'nutrafarmaci', come detossificanti e potenziatori delle terapie oncologiche, nutrienti mitocondriali per problematiche neurologiche".