La birra entra sempre di più nelle abitudini di consumo degli italiani. La conferma arriva dall'Annual report 2018 di AssoBirra, il rapporto sull'andamento del comparto brassicolo e sul valore economico e sociale del settore birrario e di quello dei maltatori, promosso dall'associazione rappresentativa di più del 90% della produzione nazionale.

"Il comparto della birra è riuscito, attraverso l'innovazione e investendo importanti risorse, a concludere un 2018 di successi - ha affermato Michele Cason, presidente di AssoBirra -. La diversificazione portata avanti da grandi e piccoli produttori è uno dei principali driver che ha guidato l'innovazione di mercato, con un incremento delle birre speciali del 115% negli ultimi cinque anni, unitamente alla valorizzazione dei territori. Grandi e piccoli produttori risentono positivamente dell'abbassamento delle accise che ha sostenuto anche la crescita dei consumi. L'ulteriore riduzione presente nell'ultima legge di bilancio è un importante segnale. Molte però sono le sfide che ancora ci attendono. Il comparto è pronto a scommettere sul paese, dialogando con le istituzioni nazionali ed europee per modificare la legge nazionale sulla produzione che ormai ha oltre cinquant'anni e la riforma della Politica agricola comunitaria con l'obiettivo di incentivare filiere virtuose".
 

I numeri in crescita

Una crescita dei volumi, della produzione e del consumo pro-capite di birra si è registrata lo scorso anno, secondo le rilevazioni di AssoBirra. Nel 2018, infatti, il consumo di birra in Italia è aumentato del 3,2%, passando dai 19.684.000 di ettolitri nel 2017 ai 20.319.000 del 2018. La crescita si è tradotta in un aumento del 3,4% del consumo pro capite che nel 2018 si è attestato a 33,6 litri, valore che posiziona comunque l'Italia tra i paesi più bassi d'Europa, al terz'ultimo posto nella classifica europea per il consumo pro capite.

A questo ha fatto seguito una crescita della produzione nazionale del 4,7%. Con 16.410.000 di ettolitri registrati nel 2018, oggi l'Italia è al nono posto in Europa per volumi di produzione, mentre è in quinta posizione per numero di birrifici. Positivi anche i dati sull'occupazione, con una crescita annuale di 700 unità registrata nel settore e nel suo indotto, che oggi contano complessivamente 140.700 lavoratori. Segno più, infine, anche per l'export, che nel 2018 ha raggiunto il nuovo massimo storico sfondando il tetto dei 3 milioni di ettolitri, in aumento del 6,6% sul 2017. Relativamente all'import, invece, nel 2018 si è registrato in Italia un leggero incremento (+1,2%), per un valore complessivo di 6.948.127 di ettolitri.
 

Le tasse sulla birra in Italia

L'Annual report di AssoBirra riporta quest'anno uno studio dell'Università Cattolica di Milano che segnala la straordinarietà della situazione fiscale che interessa il settore birrario che – secondo gli studiosi – non trova giustificazioni economiche.  
L'imposizione di aliquote differenziate su beni con caratteristiche merceologiche simili – si legge nello studio – avviene, infatti, in presenza di condizioni molto particolari: se ad esempio un prodotto viene consumato solo dalla fascia abbiente della popolazione oppure se la produzione avviene in condizioni fortemente non concorrenziali. Nessuna delle condizioni che giustificano un'imposizione differenziata - concludono i curatori dello studio - è presente nel caso della birra, unica bevanda da pasto a pagare le accise in Italia.
 
"Per continuare a favorire una crescita dell'intera filiera della birra, sana e supportata da investimenti e nuova occupazione – ha spiegato Alfredo Pratolongo, vicepresidente di AssoBirra con delega a Comunicazione e relazioni istituzionali – è necessario individuare un percorso che riporti il livello di tassazione ai livelli più equi. La strada intrapresa dal Governo e dal Parlamento è decisamente quella giusta, ma a fronte di aumenti del 30% nel triennio 2013-2015, le diminuzioni del triennio 2017-2019 non raggiungono neppure l'1,7%".
 

Malto italiano: trend positivo

L'aumento della produzione di birra nazionale ha favorito una crescita di malto italiano (+5,5%), passata dalle 75.800 tonnellate del 2017 alle 80mila del 2018, e un aumento dell'import di luppolo, salito nel 2018 del 20,8%, da 2.748 a 3.320 tonnellate. "Nonostante sia tra le più storiche e virtuose, la filiera italiana della coltivazione di orzo brassicolo e la sua seguente maltazione - ha spiegato Antonio Catalani, vicepresidente AssoBirra con delega a Filiere e Sicurezza alimentare – non è mai stata, finora, pienamente compresa e adeguatamente supportata dalle istituzioni. L'Italia importa due terzi del fabbisogno di malto e come Associazione da anni chiediamo con fermezza che vengano sostenute tutte quelle filiere agricole che soddisfano sia requisiti di tracciabilità della materia prima sia i concetti di sostenibilità, diversificazione e difesa del suolo. Alla vigilia della riforma della Pac, auspichiamo che la filiera di produzione di orzo da birra possa essere sostenuta al pari delle altre".
 

Micro birrifici, produzione +4,3%

E' un vero e proprio boom quello che si è registrato per i micro birrifici negli ultimi anni. Dopo la nascita, in tutto il paese, di nuove realtà imprenditoriali per gran parte giovanili, oggi i micro birrifici sono 862, per una produzione di 504mila ettolitri, in crescita del 4,3% sul 2017. "L'Associazione - ha annunciato Matteo Minelli, vicepresidente con delega ai micro birrifici - intende adottare nei prossimi mesi una serie di azioni per continuare a favorire la competitività dei micro birrifici e sostenere lo sviluppo di un comparto che, negli ultimi dieci anni, è cresciuto dell'824% e che oggi rappresenta il 3,1% della produzione di birra in Italia. L'obiettivo è consentire alle imprese di accedere più facilmente a finanziamenti mediante la concessione di garanzie che si affiancano a quelle reali portate dalle singole imprese. Tra le priorità di AssoBirra, inoltre, vi è lo stanziamento di risorse economiche per iniziative in grado di promuovere l'internazionalizzazione del made in Italy e la realizzazione di corsi di formazione e di aggiornamento sia in materia economica che in ambito tecnologico, agroalimentare e giuridico".