Che sia una corsetta energizzante, un saluto al sole oppure una mossa di karate, fare sport si sa, fa bene alla salute.
Ma come sarebbe se si potesse praticarli in un'azienda agricola? O meglio ancora in una fattoria sportiva?

Il termine "fattoria sportiva" nasce dal progetto omonimo, firmato nel 2012, dalla Federazione italiana di atletica leggera (Fidal) e dalla Confederazione italiana agricoltori.

Il protocollo di intesa, aggiornato nel 2017, prevede la realizzazione di percorsi per correre e camminare all'interno di agriturismi e aziende agricole affiliate alla Cia che, una volta concluso l'iter di realizzazione, ricevono una certificazione ufficiale dalla Fidal.


Fidal, come si diventa "sportivi"

Creare una di fattoria di questo tipo è sicuramente un'opportunità. Si arricchisce l'offerta dei servizi offerti ai propri clienti, ci si rende concorrenziali nel confronto delle strutture similari vicine e si crea anche un presupposto per l'attivazione di nuove attività come ad esempio convegni e consulenze.

Ma come si parte?
Tutto inizia con una valutazione, da parte dei tecnici Fidal, che verificano la fattibilità del progetto nell'azienda agricola. Segue poi lo studio e la misurazione ufficiale del percorso con un sopralluogo finale di verifica degli standard richiesti per la certificazione.

Una volta completata questa fase, il proprietario procede alla realizzazione fisica del percorso. Installa frecce direzionali e strumenti di delimitazione del circuito; inoltre procede alla sistemazione di paline segna-distanza e bacheche di ingresso/uscita che informano come utilizzare il percorso.

A completamento di tutte le fasi, la Fidal realizza e consegna la targa di certificazione.
 
Logo fattorie sportive
(fonte: © Fidal - Federazione italiana atletica leggera)


Azienda agricola Mastrangelo, a tutta velocità

Tra gli apripista del protocollo di intesa tra Cia e Fidal c'è Giuseppe Mastrangelo, proprietario dell'omonima azienda agricola a Bernalda, in provincia di Matera, che ha dato una nuova vita alla sua attività.

Pista e cartello
(fonte: © Azienda agricola Mastrangelo)

Come è nata la vostra attività?
"L'azienda nasce dalla mia ferma volontà di voler rimettere a frutto i terreni di mia nonna paterna Margherita. Sono nato a Ischia (Na) ma ho sempre vissuto a Napoli, dove ho frequentato il liceo scientifico. Successivamente ho svolto, per tre anni, il servizio militare come ufficiale nei paracadutisti. Questo percorso mi ha dato un'impronta di onestà e rigore che ho riportato nel quotidiano e nella mia azienda. Al mio ritorno, la nonna Margherita era mancata e accompagnai papà a vedere i terreni in Basilicata. Me ne innamorai subito e così decisi di mettere a frutto i terreni e venirci a vivere. Ho ripreso gli studi da privatista e poi frequentato il quinto anno di istituto agrario e così sono entrato nel mondo agricolo. Ma la vera esperienza l'ho fatta in campo perché non avevo nessun familiare che si era dedicato all'agricoltura prima di me. Quello che ho trovato quando ho incominciato a migliorare i terreni era un oliveto di circa 10 ettari ma con un sesto d'impianto di 17x 17. Decisi quindi di migliorarlo. Ho piantato altre piante in mezzo agli olivi secolari e ho costruito un impianto irriguo per razionalizzare al meglio l'acqua".

Oltre agli olivi cosa coltivate?
"Nella parte a mio avviso più bella, dove si può godere di una spettacolare vista grazie alla posizione sopra la collina, ho costruito il centro aziendale il 'Casino'. Era una casa del 1700 che i miei nonni usavano come casa di campagna per l'estate. Qui, grazie anche ad un finanziamento di filiera del Psr Basilicata, ho piantato un vitigno autoctono di Matera Greco Doc che coltivo e vinifico personalmente, tutto in azienda. E' proprio di recente costruzione una piccola ma moderna cantina dove poter seguire tutte le fasi della vinificazione e stoccaggio del vino Margherì, in onore della nonna Margherita. La nostra azienda è biologica e i prodotti, vino e olio, sono di qualità per una clientela di nicchia".
 
Vino Margherì
(fonte: © Azienda agricola Mastrangelo)

La vostra fattoria sportiva come è nata?
"Grazie al protocollo ma anche grazie alla volontà, mia e di mia moglie, di voler unire agricoltura e sport. Siamo stati un po' da apripista sia con Cia che con Fidal; non esistevano esperienze concrete sulle fattorie sportive e quindi parecchi 'problemi' li abbiamo affrontati insieme e risolti, a volte, anche da soli. Alla fine ce l'abbiamo fatta e possiamo dire di essere stati i primi in Italia a creare tutto ciò".

Quali sport ospitate all'interno della vostra azienda?
"Abbiamo creato una pista di mille metri per la corsa campestre che si sviluppa tra olivi secolari, vigna e arance, tutto certificato dalla Fidal. Ogni 100 metri sono presenti degli stazionamenti, aree dove poter svolgere esercizi in autonomia spiegati sui tabelloni oppure passo a passo con l'istruttore che si attiva con un semplice codice Qr sul proprio smartphone. In più abbiamo costruito un grande gazebo di legno di circa 150 metri quadri costruito su un prato dove poter svolgere yoga, pilates e arti marziali".

Ospitate anche associazioni esterne?
"Ci sono varie associazioni che usufruiscono della fattoria sportiva per i loro allenamenti, come ad esempio la Polisportiva Re-cycling per la corsa campestre e la mountain bike, l'associazione Am arte in movimento per la danza classica e, a breve, anche l'associazione di beach tennis".
 
Yoga nel prato
(fonte: © Azienda agricola Mastrangelo)