La guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina rischia di fare molto male agli agricoltori americani. Annunciati a colpi di tweet dal presidente Donald Trump, nei giorni scorsi gli Usa hanno aumentato i dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi, portandoli dal 10% al 25%.

La risposta della Cina non si è fatta attendere e Pechino ha risposto con tariffe su 60 miliardi di dollari di importazioni statunitensi. La scelta di Pechino ha fatto precipitare i mercati azionari statunitensi e ha scatenato i malumori degli agricoltori americani, inizialmente grandi sostenitori del presidente Trump, ma oggi - vittime dei dazi che hanno ridotto di un terzo l'export agroalimentare nel 2018, facendo scivolare a 16 miliardi di dollari le esportazioni a stelle e strisce - apertamente critici verso le politiche di Washington.

William Rodger, presidente dell'American farm bureau federation, organizzazione di agricoltori e allevatori, si mostra preoccupato. "Chiediamo che i negoziatori negozino, invece di pensare a dazi e ritorsioni. I coltivatori di soia, in particolare, hanno bisogno di mercati aperti".
Il prezzo della soia nelle ultime settimane ha registrato un crollo in borsa merci a Chicago - principale piazza di trading a livello mondiale - perdendo in un solo giorno l'11%, secondo quanto rilevato da Coldiretti. Ma al di là dei rally borsistici (i futures con scadenza tra luglio e gennaio 2020 indicano listini in ascesa), quello che preoccupa i farmer americani è l'incertezza dovuta appunto alle tensioni internazionali, a fronte di uno scenario di per sé già complesso, con le aziende agricole non sempre in condizioni floride dal punto di vista dei conti.

"Il sentimento nel paese agricolo sta diventando di giorno in giorno più cupo", ha dichiarato al Guardian John Heisdorffer, presidente dell'American soybean association. "La nostra pazienza sta venendo meno, le nostre finanze sono in sofferenza, e lo stress di convivere ormai da mesi con le conseguenze di queste tariffe sta aumentando".

Il presidente Trump, dal canto suo, ostenta ottimismo. I "grandi agricoltori patrioti degli Stati Uniti", come li ha definiti sempre nella piattaforma social, trarranno beneficio dagli aumenti tariffari, spiegando anche le motivazioni della sua visione. Se la Cina smetterà di acquistare i prodotti agricoli americani a causa dei dazi, gli agricoltori verranno risarciti. "I soldi - afferma l'inquilino della Casa Bianca - proverranno dalle massicce tariffe doganali che saranno pagate agli Stati Uniti per consentire alla Cina, e ad altri Stati, di fare affari con noi. I produttori agricoli sono stati dimenticati per molti anni. Ora è il loro momento!".

Anche il segretario di Stato del dipartimento Usa all'Agricoltura, Sonny Perdue, spalleggia le politiche di Trump, annunciando che il governo ha allo studio un nuovo piano di sostegno degli imprenditori agricoli, dopo l'iniezione di denaro per 12 miliardi di dollari attivata lo scorso anno.

Anche Pechino, al di là delle ritorsioni commerciali annunciate, non perde tempo per difendere la propria agricoltura e ha organizzato nei giorni scorsi un Forum internazionale sulla promozione della rivitalizzazione rurale, organizzato dal College of humanities and development studies della China Agricultural University di Pechino, con l'obiettivo di ridurre l'ampio divario di reddito tra i residenti urbani e rurali.

L'agricoltura, secondo gli analisti, sembra essere il settore che rischia di essere maggiormente penalizzato dalle tensioni diplomatiche e dalla conseguente guerra commerciale tra Usa e Cina. Resta un'incognita, su tutte: e se avesse ragione Trump? L'economia Usa sta vivendo una fase positiva, come non si era mai vista da molti anni.