Ci sono settori che vanno alla grande, anzi alla grandissima. Parliamo di agroalimentare. Parliamo dell'ortofrutta della così detta "quarta gamma": prodotti già tagliati e confezionati, quelli che gli anglosassoni chiamano fresh cut.

Un settore che in Italia ha fatto passi da gigante arrivando a un fatturato da brivido: siamo ben oltre il miliardo di euro.
Solo nella Gdo le vendite sono pari a 918 milioni di euro.

Poi dobbiamo aggiungere i canali tradizionali e l'Horeca (ristorazione e catering) senza dimenticare che nel nostro paese si producono anche tanti ortaggi che vengono poi esportati per venire trasformati in altri paesi. In tutto noi stimiamo 1,2-1,3 miliardi di euro, mica pizza e fichi.

Una recente ricerca di Nomisma su dati Nielsen ha evidenziato che, in un'annata non certo brillante per la distribuzione al dettaglio, la crescita del settore delle insalate in busta è stata a valore dell'8% (marzo 2018 su marzo 2019); per la frutta si arriva alla strabiliante crescita del 34%.
Non ci sono settori che hanno fatto meglio.

In Italia sono 20 milioni le famiglie che hanno consumato insalate già tagliate nell'ultimo anno (il 77% del totale) di cui oltre la metà sono consumatori assidui o regolari. Il settore del Fresh Cut italiano ha saputo intercettare un bisogno del consumatore, ha saputo innovare (pensiamo solo alle zuppe pronte fresche), ha saputo produrre alta qualità (anche e soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario).
Ma non è un settore ancora "maturo": può ancora crescere.
Pensiamo per esempio alla frutta (la penetrazione nelle famiglie è ancora al 30% sul totale).

E poi pensiamo alla valorizzazione dei territori: perché non immaginare che, alla stregua del vino, non possano portare un messaggio territoriale, un'emozione, anche altri prodotti?