Domani 5 aprile per noi sarà una data importante: si terrà a Fondazione Fico il primo convegno internazionale sul paesaggio e sul marketing territoriale.
Nell'occasione abbiamo scritto un "Manifesto del paesaggio rurale" che speriamo venga condiviso da tanti.

Non è banale riconoscere che "…il paesaggio rurale costituisce un elemento fondamentale dell'identità culturale delle popolazioni, per la loro qualità della vita, per l'espressione della biodiversità agricola e naturale, per le produzioni tipiche oltre che per il turismo, l'artigianato e tutte le attività umane insite in un territorio".

Il paesaggio agricolo è per prima cosa roba da agricoltori.
Custodire e ri-costruire (dopo decenni di devastazioni) potrebbe anzi essere il formidabile business del futuro per le aziende agricole, che si dovrebbero cimentare in una opera veramente ciclopica, che include anche il contrasto al dissesto idrogeologico imperante nel paese.

Parleremo poi di marketing territoriale perché un territorio ben coltivato e ben mantenuto non è solo all'origine di ottimi prodotti agroalimentari ma anche uno straordinario richiamo turistico.

Poi c'è un grande paradosso da smontare. Mantenere il paesaggio non è ricercare il più alto livello di naturalità, imponendo infiniti vincoli e norme alla attività umana, ma cercare di sviluppare un armonico connubio fra le attività umane e l'ambiente, mantenendo i rapporti uomo-ambiente tipici delle identità culturali che esso rappresenta. Bisogna spiegare agli ecologisti "d'antan" che l'Italia non è il Borneo e che qui le foreste primordiali non ci sono da millenni. Che, per esempio, il proliferare della selvaggina proibisce ogni tipo di attività agricola utile a mantenere l'ambiente e impedirne il dissesto.

Bisogna insomma spiegare tante cose agricole. Ci proviamo.