Tutti sappiamo che il mondo dell'agricoltura e dell'agroalimentare negli ultimi 40 anni è stato profondamente modificato dallo sviluppo della Grande distribuzione organizzata.

In generale si può dire che la catena distributiva che va dal produttore al distributore al dettaglio è stata verticalizzata eliminando quanto più possibile ogni tipo di intermediazione. Con lo sviluppo dei colossi della distribuzione al dettaglio si è poi visto che quello che pareva vantaggioso non lo è affatto: il potere del compratore è apparso allora eccessivo e schiacciante.

Anche la Pac si è orientata allo sviluppo del mercato e uno dei principali obiettivi è stato di aggregare i produttori agricoli per rispondere meglio alla forte competizione in atto. Detto questo, ci possiamo adesso domandare quale sarà il futuro della distribuzione alimentare al dettaglio; il vaticinio ci interessa molto dato che sappiamo che la direzione che prenderanno i dettaglianti si riverbererà fortemente sui produttori.
Sappiamo bene che per la Gdo l'epoca degli ipermercati è definitivamente tramontata, perlomeno nei paesi occidentali.

Oggi si parla soprattutto di distribuzione a domicilio. Tanto per fare qualche esempio recentissimo: lo scorso settembre Amazon (specializzata in consegne a domicilio e nella top five delle potenze economiche mondiali) ha iniziato a collaborare con la catena della Gdo francese Monoprix nell'area di Parigi (Parigi + 35 municipalità).
Lo store virtuale ha 6mila referenze di cui 1.600 prodotti a marchio Monoprix Gourmet (linea premium price) e Monoprix Organic (linea bio) con molti prodotti freschi: dall'ortofrutta ai formaggi.
Per gli ordini sopra i 60 euro la consegna avviene entro due ore gratuitamente.

Le scorse settimane a Valencia, in Spagna, l'amministrazione comunale ha concesso alla catena Gdo Mercadona una area di 30mila metri quadri in cui la catena di supermercati iberica costruirà una piattaforma totalmente dedicata alle vendite online in città e potremmo seguitare con gli esempi.
Non chiedeteci però se le città pullulanti di fattorini siano sostenibili o socialmente qualificate.
Noi, in fin dei conti, seguitiamo a preferire i bottegai.